Sì Sposa Italia Collezioni: intervista a Roberta Lojacono
Sì Sposa Italia Collezioni quest’anno punta tutto sul made in Italy e lo manifesta fin dal primo giorno: quattro sfilate incentrate su abiti italiani, tre delle quali su capi mediterranei.
Noi di Imore abbiamo deciso di intervistare Roberta Lojacono: i suoi abiti hanno calcato la passerella della sfilata siciliana e la stilista ha presentato una collezione dichiaratamente ispirata alle donne di questa terra.
Grande presenza del pizzo negli abiti romantici ed eleganti dalle linee destrutturate, tipiche della stilista-architetto.
Abitualmente per le Sue collezioni ha un tema e segue un filo conduttore, o crea gli abiti singolarmente? Qual è la Sua fonte d’ispirazione?
“Si, ho sempre un filo conduttore. Per me è molto importante anche perché vengo dall’alta moda, quindi di solito il percorso creativo della collezione si sviluppa un po’ come una narrazione. Per quest’anno l’ispirazione è rappresentata dalle donne siciliane tra ‘800 e ‘900: un po’ sono le donne della mia famiglia che erano ardite e dei personaggi anche abbastanza particolari, un po’ anche le donne della società siciliana di questo periodo che hanno lasciato dei segni abbastanza forti.”
- Sul Suo sito ci sono due collezioni, per cosa si differenziano?
“Una collezione è costituita dai nostri capi classici, che sono degli abiti che di anno in anno riproponiamo un po’ rivisitati e che costituiscono poi il nostro must: sono degli abiti che reggono l’impronta Roberta Lojacono in pieno, ed è la classic collection. Mentre l’altra collezione è quella che risente di più delle tendenze del momento. Per il 2013 però abbiamo un po’ riunito le due collezioni (fermo restando che i nostri classici/best sellers ci sono sempre) e tutto si è uniformato secondo uno stile un poco più romantico.”
- La Sua preparazione come architetto ha influenzato le linee e i volumi dei Suoi abiti?
“Assolutamente si, perché costruire un abito per una persona è un po’ come costruire una casa. Infatti, mi dedico soprattutto alla parte modellistica: la costruzione geometrica del capo, la creazione volumetrica e anche la ricerca dei materiali, sono tutte cose per me molto, molto importanti.”
- Quali tessuti predilige per la creazione dei Suoi abiti e quale tessuto, se c’è, non ha ancora usato e vorrebbe utilizzare?
“La ricerca sui tessuti che faccio è sempre molto approfondita e cerco sempre di proporre un tessuto di qualità, ma anche diverso dal solito. Ci sono, per esempio, alcune garze stropicciate che non appartengono al mondo della sposa ma che ho reclutato, diciamo così, dai tessuti del colorato; sempre rimanendo in un ambito non troppo particolare, perché poi naturalmente l’abito va anche indossato, quindi ricercato ma senza esagerare. Devo dire che, come materiali, solitamente faccio un po’ quello che voglio, la mia ricerca è ampia e non ho desideri inespressi in questo caso.”
- Quali sono le Sue tendenze sui colori degli abiti da sposa, c’è ancora una preferenza per il bianco?
“Per i colori noi presentiamo tutta la gamma dei bianchi: da bianco seta, all’avorio, all’ecrù, dai toni un po’ argentati che vanno moltissimo; quindi sempre rimanendo nel bianco la gamma è abbastanza ampia. Il colore, se così si può dire, è rappresentato talvolta da alcuni bagliori lurex molto delicati oppure da alcuni ricami bicolore tra l’ecrù e l’avorio.”
- Lei consiglia personalmente le Sue clienti sull’opportunità o meno di un abito piuttosto che un altro?
“Parto sempre dal desiderio della sposa che è la cosa più importante in assoluto. Dopo cerco di guidarla anche nella scelta, perché spesso la sposa è un po’ confusa e non sa che pesci prendere, si fa molto influenzare magari dalle amiche o dai parenti e non sempre questi consigli sono utili ad indirizzare la sua scelta. È allora importante che la sposa faccia un attimo centro su di sé: cerco di indirizzarla soprattutto mostrandole quali sono i punti da valorizzare e quelli da mimetizzare, quale stile può adattarsi di più, anche in funzione al contesto del matrimonio, che naturalmente è un dettaglio non indifferente.”
Beh, penso che ispirarsi all’800 e ‘900 per realizzare abiti da sposa sia un buon inizio.
Tale per la delicatezza delle forme che accompagnano armoniosamente il corpo femminile senza segni di martirio.
Il martirio delle scollature “taglio netto/spallacce fuori” restato in voga per moltissimo.
Sì perché al di là delle “spallacce”, che ognuno di noi può più o meno esporre, resta il cattivissimo gusto di scollature che inbruttiscono anche il decolté più armonioso.
Copriamo le spalle, non per pudore perché la morale è un fatto personale, ma per gusto e basta.
E che i tessuti siano morbidi, niente teloni, sete grezze , mikado, rasoni pesanti o aplique metalliche e tanto meno filamenti argentati. Tessuti duttili, plasmabili sul corpo, fatti per dare respiro, vapore di soffici nuvole.
Il colore sia bianco ma non cangiante: l’écru mi piace come l’avorio o il bianco dei pizzi in macramé, un sogno il battista “pelle d’uovo” delle nostre nonne.
E non ditemi che sono retorica o troppo tradizionalista perché con quel che si vede in giro…