Arte e famiglia: sono conciliabili? La risposta in una mostra a Roma di Claudia Lasenna
In che modo “concreto” moda e design vanno a braccetto? Claudia Lasenna, artista romana, ha cominciato disegnando vestiti per bambini, trasformando i tessuti di cotone e flanella in abiti, le lane cachemire in cappottini foderati a stelle, piccoli capolavori dai tessuti pregiati che portano la ricerca verso lo stile delle cose belle, fatte a mano e bene come una volta. Gli studi in Accademia l’avvicinano al design, alla grafica, all’illustrazione che la portano a disegnare libri per bambini con la tecnica del collage, cucendo tessuti direttamente sulla pagina bianca.
Poi il restauro di affreschi e dipinti murali, la decorazione d’interni, e infine la ceramica. Le conoscenze tecniche in diversi settori sono un bagaglio da usare “personalmente” in maniera insolita e poco consueta. Walter de Maria ispira le sue pareti dipinte, Matisse, Klee e Chagall le sue piastrelle a smalto, ogni pannello è un incontro tra tecnica e arte, decorazione e minimalismo, bellezza e utilità. Per lei un’artista può essere indifferentemente “designer, illustratore, ceramista o scultore”, l’importante è avere qualcosa da dire.
Che cos’è l’arte per te? E quale rapporto vedi tra stilista e designer?
“Spesso lo stilista è anche designer. Anzi il mondo del design è il suo background. L’artista, che sia uno stilista o un designer è quello che trasferisce la propria idea del mondo nell’oggetto che crea. E l’oggetto può essere un vestito o anche un piatto di ceramica disegnato. Se racconta qualcosa sta facendo arte e l’arte tiene sveglia la mente. Come diceva Louise Bourgeoise: “L’arte è salute mentale”.
Ora è visibile una sua mostra . Perché ha pensato di unificare di nuovo la moda con la ceramica e nel pieno centro di Roma, nella boutique “Linn Sui” di via dei Banchi Nuovi 37, vicino a piazza dell’Orologio, visibile a luglio e a settembre. Vedi le sue opere di ceramica tra gli abiti coloratissimi Merimmenko e il design Guild, oltre a quello giapponese dei letti fouton e dei tatami. La mostra s’intitola: “Ho qualcosa da dirti”.
A chi ti sei ispirata?
“Ad Hanif Kureishi, uno scrittore anglo-pakistano che amo profondamente, (il titolo della mostra è tratto dal titolo dell’omonimo romanzo), i suoi romanzi sono onesti, raccontano l’amore e accendono una riflessione sulle famiglie poco convenzionali, ma più in generale sui sentimenti e sull’onestà con se stessi e di conseguenza, con gli altri”.
E così hai creato un servizio di piatti trasformando temi come famiglia, amore, ascolto in design.
“Ho voluto essere diretta e parlare dell’amore, cerco di toccare temi che riguardano tutti, l’accoppiamento ad esempio…. Senza ascolto e senza onestà con l’altro non c’è amore, non credo sia amore, almeno. ”
Parlare dell’amore in un servizio di piatti non è semplice. Per esempio come hai rappresentato “il figlio”?
“Con un uovo e una rana blu, il figlio è la rana blu, è sempre diverso da come ci aspettiamo. E se siamo in “ascolto” sarà sempre un individio con cui poter parlare e, malgrado le resistenze che non ci permettono di ammetterlo, potremo anche imparare qualcosa.”
Per parlare dell’amore ha utilizzato la natura. E si è fatta aiutare da sua figlia Rosa di 9 anni. Un servizio di piatti è fatto interamente da lei. Anche il suo bimbo più piccolo, Emilio di 5 anni ha disegnato sulla ceramica per l’occasione, bicchieri con piccole zanzare in volo.. L’ironia e la leggerezza di questa famiglia rende tutto semplice e spontaneo, emerge il divertimento e il piacere di fare.
Con l’attività di illustratrice e ceramista ha inventato un laboratorio per bambini e adulti che tiene a casa, “Il laboratorio a casa di Rosa”, tenuto nella sua bella casa di Trastevere restaurata da lei stessa dove i materiali antichi si incontrano con quelli artigianali costruiti pezzo per pezzo, è proprio il caso di dirlo. Ogni mattonella e ogni bicchiere è costruito a mano dalla fabbrica a conduzione familiare.
“Per lavorare con i bambini bisogna fare silenzio e mettersi da parte, quando Rosa disegna trattengo il fiato, chiudo gli occhi e quando li riapro il suo mondo si mostra a me, che sono lì con lei. Ogni oggetto porta alla ricerca di nuove strade, e l’amore è la strada che preferisco”.
Eclettica come tanti artisti, Claudia Lasenna continua il suo lavoro trasmettendo “l’arte” ai bambini. Nei suoi laboratori si comincia sfogliando i libri di Brugel, Antonello da Messina, Luca Della Robbia fino ad arrivare a Picasso, Kokoscha e Magritte. Ce n’è per tutti, ogni bambino ha il suo artista basta rompere il guscio e provare a farlo uscire.