Le “dame bianche” di Tim Burton
In una storia fittizia, la magia si può intendere come un ampliamento delle possibilità del protagonista, che gli permette di riuscire nel suo intento laddove la Storia non glielo consente. I fantasy piacciono al pubblico proprio perché vi può accadere tutto ciò che non si può verificare nella realtà. L’elemento magico si manifesta solitamente in un oggetto incantato o in una creatura fantastica, che aiutano il protagonista a superare gli ostacoli che incontra lungo il suo cammino. Tra queste creature fantastiche una delle più note è la strega buona o la fata, una figura femminile dotata di poteri magici, di solito in contrapposizione con la strega cattiva. Nell’immaginario comune e nelle opere cinematografiche e letterarie in genere, queste streghe buone sono vestite di bianco (da qui deriva la denominazione di “strega bianca”), con abiti lunghi e vaporosi, decorati con pizzo, tulle e brillantini, e spesso con una coroncina d’argento sul capo; hanno capelli lunghi e biondi, grandi occhi azzurri e sono bellissime. Al contrario, la strega cattiva veste esclusivamente di nero, con abiti sporchi e laceri, e può capitare che abbia caratteristiche fisiche orripilanti o deformi, come corna o pelle verde.
La rappresentazione di queste streghe oggi è quindi molto scontata. Tuttavia, in alcuni suoi film Tim Burton, il visionario regista americano noto per le sue storie fantastiche dall’atmosfera gotica, le ha rielaborate in modo sorprendente: d’altra parte, una strega bianca vestita di tulle e pizzo stonerebbe alquanto nei suoi film. Tuttavia, più che di streghe nel vero senso del termine, si può parlare di “dame bianche”, perché non è detto che siano dotate di poteri magici, ma nello svolgimento della storia hanno la loro stessa funzione.
Ne “Il mistero di Sleepy Hollow” (1999), ambientato nel 1799, la giovane Katrina (Christina Ricci) aiuta il detective Ichabod Crane (Johnny Depp) a indagare sulle misteriose morti che affliggono il paesino di Sleepy Hollow. Gli abitanti sono convinti che il responsabile sia il leggendario cavaliere senza testa, ma per un uomo che pone come supremo valore la razionalità come Ichabod ciò non può essere possibile. Ogni volta che Katrina appare, la cupa atmosfera del film sembra distendersi: infatti, sembra circondata da un’aura bianca, che però si affievolisce man mano che la conosciamo e che il suo mistero svanisce. Il suo candore è ben reso dai lunghi capelli biondi (alla corvina Christina Ricci sono state tinte anche le sopracciglia), dal cavallo bianco che cavalca e dagli abiti candidi. Tuttavia, le tonalità che la caratterizzano sono sporche, per nulla immacolate, e ciò contribuisce a renderla una figura ambigua: Ichabod è affascinato da lei ma fa fatica a fidarsi, e anche il rapporto che Katrina ha con la magia non è molto comprensibile, non si capisce se ci crede veramente oppure no. Quando scopre che è una strega, Ichabod non esita ad accusarla degli omicidi, ma la sua è magia bianca, con l’unico fine di proteggere i suoi cari, tra cui lo stesso Ichabod.
Invece in “Alice in Wonderland” (2010), tratto dal romanzo di Lewis Carroll del 1865, Alice (Mia Wasikowska), fuggendo dalla malvagia Regina Rossa (Helena Bonham Carter) che desidera ardentemente ucciderla, trova rifugio dalla sorella di questa, la Regina Bianca(Anne Hathaway), che è completamente il suo opposto. Immensamente buona, anche troppo, tremendamente svampita (ma solo in apparenza), e versata nella preparazione di pozioni,come richiesto dall’immaginario comune; indossa un principesco abito bianco immacolato decorato con veli, perle e brillantini e ha capelli biondissimi, quasi bianchi; inoltre, vive in un castello dalle pareti così candide che lei e la sua corte si confondono con esso. Ma c’è qualcosa che la fa spiccare: le sopracciglia, il rossetto, gli occhi e lo smalto sono tutti nella stessa tonalità marrone.
Altro che innocenza e candore: lo “sporco” candore di Katrina e il trucco scuro della Regina Bianca dimostrano che ci si può liberare delle ingenuità infantili e rielaborare in modo nuovo e moderno un personaggio stereotipato. Inoltre, ricordano che bene e male non sono nettamente separati, ma possono convivere in una stessa persona.