Le principesse Disney: la donna dagli anni Trenta a oggi. Parte 3
Nei primi anni Duemila, il fenomeno delle principesse Disney si è eclissato: con l’avvento dell’animazione digitale, la casa di produzione americana ha preferito dedicarsi ad altri generi di storie, e le eroine che avevano accompagnato le ultime generazioni sono state messe da parte.
Ma ecco che negli ultimissimi anni la Disney ha deciso nuovamente di creare principesse: non staranno certo al pari di quelle classiche, ma, a parte qualche caso, hanno ottenuto un grande successo di pubblico. Addirittura, con il film “Come d’incanto” (2007), la Disney ha dimostrato una buona dose di autoironia. Infatti, il film parte come un classico lungometraggio animato Disney, nel regno delle fiabe di Andalasia, dove l’ingenua e sognatrice Giselle sogna “ancora” di incontrare il principe azzurro, di diventare una principessa e di vivere per sempre insieme felici e contenti. Ma il giorno del suo matrimonio col principe Edward, la madre di questo, la regina Narissa, dotata di poteri magici, la spedisce nella New York dei giorni nostri. A questo punto, si passa dall’animazione a un film vero e proprio, con l’attrice Amy Adams nel ruolo della principessa dai capelli rossi. Inutile dire che New York non è affatto il mondo delle fiabe, e Giselle infatti fa fatica a rendersi conto che non tutti nella realtà sono buoni e gentili. Invaghitasi dell’avvocato Robert, capisce che Edward non è il suo principe azzurro, e compie il percorso opposto delle altre principesse Disney, cioè da principessa diventa donna normale. Anche i costumi seguono la sua evoluzione: nel mondo delle fiabe indossa un etereo abito rosa e una coroncina di rose lo stesso che indossa quando magicamente arriva a New York, dove la pioggia e incidenti di ogni tipo lo distruggeranno completamente e per il matrimonio un abito bianco dalla gonna voluminosa che ha cucito assieme ai suoi amici animaletti. A New York si cuce due abiti con le tende delle finestre della casa di Robert: il primo è lungo, di colore azzurro e bianco, ancora adatto al mondo delle fiabe, ma il secondo è già un abito da giorno corto, con gonna a ruota e fantasia floreale. La metamorfosi si completa al ballo finale quando, mentre tutti gli altri indossano abiti settecenteschi, Giselle arriva con un abito lungo color prugna comprato in una boutique del centro di New York. Inoltre, alla fine del film la si vede impegnata nella sua nuova attività di stilista con il marchio “Andalasia Fashion”, caratterizzato da abiti decorati con fantasie floreali e dalla collaborazione con gli animaletti di New Yor per loro realizzazione.
Visto il successo del film (al momento attuale si sta pensando ad un eventuale seguito), la Disney ha pensato di riproporre un’altra fiaba classica affidandosi ancora una volta all’animazione a mano: nel 2009 è uscito “La principessa e il ranocchio”, dove la povera Tiana, la prima eroina Disney afromaericana, sogna di aprire un ristorante nella New Orleans degli anni Venti. A parte il fatto che ora le principesse Disney vogliono diventare donne in carriera, Tiana non offre nulla di nuovo: alla fine riesce a realizzare il suo sogno, ma ottiene il pacchetto completo perché sposa il suo principe, diventando così una principessa. Come le altre principesse, anche lei passa dall’ abito da cameriera iniziale a vestiti da sera raffinati, tutti di color bianco.
Il film però non è stato un grande successo: la Disney si è resa conto che il target delle principesse non funziona più come una volta, perché attira un pubblico troppo limitato, per lo più femminile. Invece di relegare le principesse nel dimenticatoio, la Disney ha deciso di cambiare linea: proporre ancora una fiaba classica dando però uguale spazio al protagonista maschile e abbracciando l’animazione digitale. Nel 2010 esce così “Rapunzel- L’intreccio della torre”, il cui titolo originale è “Tangled”, intrecciato, proprio per dimostrare che non ci si vuole più focalizzare sul personaggio femminile. Infatti nel film hanno uguale spazio Rapunzel, ignara di essere la principessa del regno, rapita da bambina e imprigionata in una torre da Madre Gothel perché dotata di capelli magici, in grado di sanare le ferite e di prolungare la giovinezza; e Flynn Rider, un ladro che per una serie di circostanze è costretto a farle da guida nel mondo al di fuori della sua prigione. E’ pur vero che Rapunzel non aggiunge nulla di nuovo alle principesse Disney: un po’ più vivace delle altre forse, ma soprattutto sognatrice, agisce con l’unico obiettivo di realizzare i propri sogni. Il suo vestito rosa e lilla, lungo fino al ginocchio che le consente di muoversi in piena libertà, non attira l’attenzione quanto i suoi lunghissimi capelli biondi, ma l’esperimento della Disney è ben riuscito, come ha dimostrato il grande successo riscosso dalla critica e dalla stampa.
Quest’anno è stato fatto un altro passo avanti: per la prima volta, la Disney ha affidato la storia di una principessa alla sua casa di animazione affiliata Pixar, realizzatrice di alcuni dei cartoni più innovativi degli ultimi anni. Questa decisione ha un po’ preoccupato i fan della Pixar, perché la casa di animazione ha sempre proposto storie e personaggi poco classici e quindi proporre la storia di una principessa avrebbe potuto essere un enorme passo indietro.
Ma la Merida di “Ribelle – The Brave” (2012) ha messo tutti d’accordo: principessa scozzese, dagli scompigliati ricci rossi, preferisce il tiro con l’arco e le lunghe cavalcate nella foresta ai suoi doveri regali, con gran rabbia di sua madre Elinor, che tenta di combinarle un matrimonio con uno dei primogeniti degli altri clan. Ma Merida non ci sta e nel desiderio di cambiare il suo destino scaglia inavvertitamente una maledizione sulla propria famiglia. La trama è tipicamente disneyana, questo non si può negare, ma Merida è forse la principessa che rappresenta di più le ragazze di oggi, che mettono al primo posto i propri desideri e le proprie passioni, andando contro tutti, anche i propri genitori, se necessario. Alla fine bisogna trovare un equilibrio tra queste due tensioni, anche se è difficile e faticoso. Per la prima volta ci si trova davanti a una principessa che ha un rapporto conflittuale con la propria madre e che, con grande dispiacere delle più romantiche, non cade nelle braccia di nessun principe azzurro. Una vera e propria ribelle.
In conclusione è proprio questo, ciò che fa amare le principesse Disney: nel corso di questi decenni hanno offerto una galleria di donne diverse in continua trasformazione ma in sintonia sempre con la società in cui si muovono: da quella che sogna il principe azzurro a quella che segue i propri desideri per poi preferire il proprio uomo, fino alla donna in carriera che vuole essere libera e indipendente. Ogni donna si può identificare in una di esse: alcune sono più Cenerentola, altre più Belle, altre più Megara, altre ancora più Merida. E chi non si sente rappresentata da nessuna di esse, abbia un po’ di pazienza: non è detto che la prossima principessa non la soddisfi.
Arrivederci per parlarne alla “prossima” !