Curiosando nel guardaroba della Duchessa
Il Museo “Glauco Lombardi” di Parma, nato dalla passione di un grande collezionista d’arte (scomparso nel 1970), raccoglie testimonianze storiche e artistiche di grande interesse su Maria Luigia d’Austria (1791-1847), duchessa di Parma, Piacenza, Guastalla, ed il suo illustre marito Napoleone Bonaparte, oltre a numerose opere e preziosi documenti relativi al Ducato di Parma nei secoli XVIII e XIX. Non molti comunque conoscono questo “gioiellino” museale, dove è presente anche una sezione dedicata all’abbigliamento, che abbiamo trovato molto interessante.
Tra i capi esposti, ad esempio, figura un abito intero (tipo princesse) aderente in vita, appartenuto alla nobile Isabella Bazzini Cavalli di Fidenza. Chiuso sul davanti, con pieghe morbide nella gonna, in seta marezzata ocra guarnita di finiture in pizzo a tombolo e cordoncino, il modello è di manifattura italiana post-unitaria; il busto, sostenuto da stecche, è accompagnato da una fascia in pizzo nera. Colpisce i visitatori anche un abito della prima metà dell’800, costituito da una gonna e da un corpetto in garza di seta color perla ricamata a motivi floreali in lamé d’argento e foderata in seta avorio scuro, che fu indossato dalla duchessa Maria Luigia: il corpetto ha maniche a palloncino e l’ampio scollo è rifinito con pizzo in tulle meccanico e merletti a fuselli in seta avorio con filo d’oro di contorno, mentre la gonna è arricciata intorno alla vita con plissettatura nel mezzo dietro.
E’ invece un manufatto parigino di inizio ‘800 un abito con manto di gala della stessa Maria Luigia. L’intero abito è in tulle di seta color avorio decorato da mouches in lamé d’argento e foderato con raso di seta anch’esso in tinta avorio. E’ formato da corpetto e gonna distinti: il corpetto, chiuso posteriormente da una fila di ganci, presenta uno scollo a barca, fregiato di un tulle plissettato e strette maniche che partono basse ed arrivano al gomito, dove sono rifinite con due balze arricciate e soprammessi in tulle; la gonna è composta da tre teli di tulle pieghettati in vita e cuciti ad un nastro di seta, con chiusura a ganci posteriore. L’estremità inferiore della gonna è ornata da un ricamo in lamé d’argento a cornucopie in gruppi di tre e tralci di vite. Il manto, in seta marezzata azzurra, presenta un lungo strascico ed è allacciato in vita sul davanti. Lungo il perimetro è ripetuto il ricamo a cornucopie e pampini in lamé. Sul corpetto è posta una fascia trasversale in seta azzurra su cui è applicata la Croce di Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio in oro e smalto.
La duchessa, che amava ben vestire e seguiva con passione le vicende della moda, si cimentava spesso di persona in lavori di ricamo, ai ferri o all’uncinetto. Tra i suoi manufatti in mostra al Museo Lombardi possiamo citare un berretto circolare eseguito all’uncinetto in cotone verde e filo dorato (rimasto incompiuto; si conserva anche un residuo della matassina di filo utilizzata) e un altro berretto con la sommità tonda realizzata all’uncinetto a punto basso, con ciniglia blu e fili d’oro e d’argento, bordure in cotone lavorate a ferri e all`uncinetto. Merita una citazione speciale una borsetta realizzata all’uncinetto con fili di seta policroma e filo dorato, di forma allungata: subito al di sotto dell’apertura, la vera e propria tasca è ornata da un motivo a fiori su fondo bianco; la parte superiore della borsetta è realizzata con filo in prevalenza azzurro e maglia più larga, e presenta un elemento decorativo ad anello. La sommità è ornata da una nappina dorata ed azzurra, come le due, di minori dimensioni, che pendono dalla tasca. Vi è poi una bustina impreziosita da Maria Luigia col monogramma della figlia Albertina Sanvitale, in raso di seta leggermente imbottito, ricamata entro una cornice floreale in seta policroma, velluto, filo d’argento e perline su fondo nero.
Sono numerosi poi i canovacci ricamati dalla duchessa, tra cui un panno in juta con ricamo floreale per una poltrona: l’articolo presenta un disegno a tralci di rose e foglie intercalati a nastri, parzialmente ricamato a punto croce in lana e seta di varie tonalità di verde, giallo, marrone, rosa e violetto. Il ricamo, incompiuto, era destinato ad abbellire una grande poltrona: lo schema, infatti, è adattato al cuscino, ai braccioli e allo schienale. Non mancano, inoltre, vari centrini eseguiti dalla sovrana, tra i quali uno circolare in seta realizzato all’uncinetto con un ornamento a grani policromi su una base color corda. Va citata anche una coltre battesimale ricamata dalla duchessa per la figlia Albertina nel 1817: di forma rettangolare, la copertina è in seta rosa, ha bordi ricamati e reca ulteriori ricami angolari a motivi vegetali stilizzati, uguali per gli angoli opposti, in filo d’argento e lamè di platino. Realizzati da Maria Luigia sono anche dei tappeti da tavolo con fantasie floreali ed uccelli: uno in lana nera con frange policrome presenta splendide figure ricamate in seta e perline.
Tra le altre meraviglie tessili esposte al Museo Lombardi, ricordiamo un copriletto cinese di fine ‘800, quadrato, in seta beige con motivi ornamentali ricamati a punto pieno, punto erba e punto nodi in filo di seta blu, azzurra e bianca, rappresentanti al centro un pavone circondato ai quattro angoli da fiori e foglie. Il ricamo è bordato, dall’interno all’esterno, da bande perimetrali traforate e da un ulteriore decoro fitomorfico; un orlo a giorno rifinisce il bordo esterno.
Di fine ‘800 è un cappottino da bimbo in velluto blu elettrico con mantellina e manicotto coordinati. Il capo, foderato e imbottito in lana e seta marrone chiaro, presenta sul davanti un tulle meccanico ricamato in filo di cotone a motivi vegetali, che si chiude con ganci e bottoni a pressione sul lato sinistro; al tulle è applicata per tutta la sua ampiezza una fascia in velluto blu, riproposta anche nella parte posteriore del cappotto. La mantellina, parimenti foderata in cotone marrone scuro, si chiude con un gancio sotto al collo, rivestito in seta blu. Sono pure presenti varie decorazioni cavalleresche, tra cui un’insegna ricamata dell’Ordine di San Gennaro di Collazione della Casa Borbone delle Due Sicilie. L’oggetto è formato da una croce biforcata inframmezzata da quattro Gigli Reali aventi al centro l’immagine del Santo Patrono di Napoli raffigurato in abiti vescovili con la mano destra in atto di benedire e la verga pastorale. Su un cartiglio si legge il motto: “In sanguine foedus” (l’illustre Reale Ordine di San Gennaro fu fondato dal Re di Napoli Carlo III di Borbone il 3 luglio 1738 in occasione del suo matrimonio con Maria Amalia di Sassonia).
Si possono poi ammirare vari foulard della manifattura Heim e figli, tra cui un modello raffigurante al centro la testa di Napoleone e, agli angoli, salici con simbologia funeraria. Il tessuto, in seta color avorio, presenta in corrispondenza di due immagini angolari la marca di fabbrica: “Lith. de la Manufacture Heim et fils a St.Gall”. La testa di Napoleone è raffigurata entro un nimbo luminoso in cui è scritto: “N-A-P-O-L-E-O-N”. E’ invece dell’atelier di Louis-Hippolyte Le Roy un manto, datato 1810, di cui nel Museo parmigiano resta un frammento consistente in una piccola pezza in raso di seta bianca con ricchi ricami fitomorfici in oro ed argento. Ad esso si accompagna una bustina di carta con l’indicazione vergata a china: “Morceau du Manteau / Impérial porté le jour du / Sacre par l’Imp.e Marie Louise”. Si tratta dunque di un lacerto del manto indossato da Maria Luigia in occasione del suo matrimonio (1810): la duchessa fece fondere l’oro che lo ricopriva per farne dono alla città di Parma durante un’epidemia di colera (quasi certamente quella del 1836).
Da segnalare altresì una gonna appartenuta alla contessa Francesca Omati Bazzini, di manifattura italiana. L’indumento è in raso di seta color bronzo, con tasca singola sul lato sinistro e allacciatura posteriore con fettucce di cotone in tinta, foderata in cotone verde oliva; all’estremità inferiore è applicata una balza plissettata sormontata da una bordura in pizzo beige. Menzioniamo anche alcune mantelline femminili, tra cui una in velluto color prugna con applicazioni a cordoncino in corrispondenza degli spicchi che la compongono; essa presenta un collo chiuso da cinque ganci metallici, intorno al quale è stato applicato un secondo ampio collo di colore marrone scuro decorato con passamanerie. Vi sono poi una mantellina in tulle di seta nero con applicazioni in velluto e raso di seta pure neri lungo tutta la superficie a formare un motivo a zigzag; ed una mantellina in seta nera plissettata nel collo e nella parte inferiore, con applicazioni in pizzo nero di diverso tipo variamente lavorato con rouches e ricami nella parte superiore e sul collo; il capo si chiude sul davanti con ganci e due fettucce in gros nero.
Davvero interessanti sono dei mutandoni da donna in cotone bianco operato felpato all’interno, decorati con pizzo in cotone bianco lavorato a uncinetto applicato alle due estremità inferiori. Le gambe, che coprono all’incirca fino a poco sotto il ginocchio, non sono unite in altri punti che all’altezza della cintura, all’interno della quale scorre una fettuccia in cotone bianco che funge da chiusura. I mutandoni fanno la loro comparsa nell’abbigliamento femminile ai primi dell’Ottocento, al di sotto dei leggeri e trasparenti abiti di mussola, ma non diventano universalmente diffusi sino agli anni Cinquanta del secolo, quando le ampie crinoline a gabbia lasciano le gambe scoperte e quindi i mutandoni diventano una valida soluzione per proteggersi dal freddo e da sguardi indiscreti. Inizialmente lunghi fino alla caviglia, si accorciano progressivamente al ginocchio verso fine secolo; indossati a scelta sopra o sotto il busto, i modelli prevalenti sono sostanzialmente due: con le gambe unite come calzoni, oppure con le gambe separate e tenute insieme solo dalla cintura, come nel pezzo del Museo Lombardi.
E’ di manifattura francese ottocentesca uno scialle triangolare, in pizzo Chantilly a fuselli in lana nera, che presenta motivi vegetali e floreali; in particolare le foglie, molto simili a quelle di acanto, hanno forme allungate e terminazioni arrotondate, mentre i fiori, rappresentati verticalmente, hanno petali allungati e dall’aspetto molle e irregolare. In alcune zone sono presenti grappoli di bacche dalla forma circolare, boccioli e fiori appena dischiusi. Il fondo, a punto Alençon, crea un effetto tulle grazie a un filato di titolo minore rispetto a quello utilizzato per i motivi decorativi, realizzati a maglie di rete più fitte con griglie riempitive a punto rete di Honeycomb. I motivi sono contornati da filo a due capi con torsione a S, mentre i bordi sono rifiniti a picots semplici. Citiamo anche uno scialle rettangolare di manifattura ignota in lana grigio-nera tessuto a telaio; le bordure, concluse da frange, presentano motivi floreali e disegni cachemire policromi. Pregevole è pure uno scialle italiano ricamato appartenuto a Guglielmina Schwing, di forma quadrata, in taffetà di seta avorio, ricamato a punto piatto e punto stelo lungo il bordo con motivi floreali tono su tono che si infittiscono e ampliano in un angolo; intorno al perimetro si sviluppa una trama a rete in macramè completata da lunghe frange. Parimenti notevoli sono un grande scialle quadrato bifacciale in seta beige con frange a nodi, ricamato con scene allegoriche delle varie attività umane in sete policrome, ed uno scialle ricamato con scene campestri appartenuto a Maria Luigia e proveniente dalla Cina, dono dell’Imperatore Chiaching della dinastia Qing, vissuto tra il 1796 e il 1820.
Vi sono poi varie stole di seta. Una nera, lavorata a fuselli, presenta un bordo smerlato a picots semplici con motivi floreali ricorrenti; differenti fiori decorano la rete della parte centrale: su una base rettangolare di tulle meccanico, il modello presenta una decorazione con bordo smerlato su tre lati, cucito a mano con finitura a picots; il quarto lato è invece rifinito con un orlo dritto fatto a mano. Sontuosa è un’altra stola di manifattura francese della seconda metà del XIX secolo, con pizzo Blonde in seta bianco, provvisto di ricami floreali rappresentati da margherite, fiori di campo e tulipani circondati da sottili racemi e foglie di acanto con terminazioni stondate; i bordi sagomati presentano un motivo che si ripete lungo tutta la stola, costituito da una foglia ricurva che arriva ad assumere una forma circolare, originante un fiore simile a un tulipano circondato da tre fiorellini a sei petali.
Un cenno, infine, ad un copricapo femminile in cotone bianco e merletto a fuselli di forma romboidale con barbe rettangolari arrotondate all’estremità. Nella parte centrale del rombo su un fondo tulle si staglia un motivo a campanula dai bordi festonati che introduce dalle proprie volute due racemi fioriti con roselline, boccioli e fiori di campo; lungo tutto il bordo fiorellini raggruppati, foglie, volute ed elementi ovoidali determinano la festonatura del velo.
Insomma, al Museo “Glauco Lombardi” la duchessa è sempre disponibile ad aprirci con garbo il suo favoloso guardaroba senza tempo, in cui storia, moda, arte e buon gusto si intrecciano intensamente.