L’insostenibile leggerezza della creatività
L’insostenibile leggerezza della creatività. Si potrebbe sintetizzare così la sensazione che si prova osservando i fantastici (in senso etimologico) gioielli disegnati da Alessio Boschi, un nome destinato a sentirsi sempre più spesso in futuro. In effetti, dev’essere quasi imbarazzante per molti suoi colleghi comparare il proprio al suo impegno creativo: sfiora l’utopia pensare di concepire oggetti così generosi di materiali preziosi e così ricchi di estro, di poesia, di storia e di storie, sebbene ancorati alla contemporaneità.
Invero appare libero, originale, anticonvenzionale, decisamente nuovo, lo stile di questo romano che non scende a patti con le tradizioni fine a se stesse, ma le assorbe e le reinventa. La sua fantasia smisurata è in realtà disciplinata da una solida preparazione tecnica e da una forte passione, che lo hanno già portato – da giovane designer qual è – a spaziare in tutto il mondo. Merito di una mente “ambiziosa” (ipse dixit), in cui gemme e metalli preziosi acquisiscono una duttilità ed una versatilità straordinarie, trasfuse in pezzi unici, realizzati a mano con spasmodica attenzione ai particolari.
Per essere più vicino ai centri di produzione e distribuzione delle gemme, Boschi ha addirittura trasferito la sua sede operativa a Bangkok, in Thailandia (mentre le sue radici sono legate ad un suggstivo paese dell’Alto Lazio, Bagnoregio) ed in Asia egli fa anche realizzare molti dei suoi gioielli, tutti ad altissima intensità di lavoro manuale, avvalendosi di esperti artigiani di fiducia in grado di eseguire operazioni minuziose. Inoltre, trova là sfumature cromatiche speciali di cui si nutre la sua linfa creativa.
Tra le lavorazioni “virtuosistiche” che Alessio Boschi predilige vi è l’incassatura a microscopio con minuscole gemme che sfumano in varie nuances di colore. Riconosce comunque che in Italia vi sono grandi eccellenze, ad esempio nel campo del micromosaico o della lavorazione interna delle pietre preziose ovvero dell’incisione, per cui vengono praticate fessure millimetriche nella gemma per inserirvi foglie d’oro puro, facendo sì che essa conservi la sua trasparenza, creando persino incredibili tralci asimmetrici impreziositi da diamanti.
Boschi, che segue personalmente tutto il processo creativo fino al gioiello finito “per mantenerne il pathos originale, la sua anima distintiva”, nel proprio design ama soprattutto le linee curve, i volumi esuberanti, lo stile barocco romano, i giochi cromatici e luministici, i contrasti che suscitano sorpresa ed emozione. Il fattore “meraviglia”, in effetti, è connaturato alle sue creazioni uniche.
Tutta questa varietà – afferma lui – gli ricorda che la vita stessa è poliedrica, con le sue luci e le sue ombre, i suoi toni chiari e scuri.
“Le mie creazioni più eclettiche fondono l’uso del colore, la sottile articolazione nascosta, la multifunzionalità che permette al gioiello di essere indossato in modi diversi e occasioni diverse, ed i dettagli nascosti che conducono lungo un viaggio immaginario in modo giocoso” spiega Boschi, il quale aggiunge di credere molto nella comunicazione, nella condivisione di idee e nel lavoro di squadra al fine di raggiungere con entusiasmo un obiettivo comune: realizzare una piccola opera d’arte che faccia sognare le persone e ne valorizzi la bellezza intriseca.
Alessio Boschi, che ha anche collaborato con importanti maison internazionali già quando era poco più che ventenne, vanta la conquista di numerosi premi, tra cui il Merit Award for the International Jewellery Design Excellence (Hong Kong, Marzo 2015); The Art Of Design Award, Veranda Magazine, Ottobre 2010 New York – vincitore della categoria internazionale “Jewelry Designer”; vincitore della categoria Disegnatore di Gioielli Italiano dell’Anno, UK Jewelry Awards (2009 Londra); Guinness Book of World Records 2003, nel progetto del Millennium Sapphire (il più grande zaffiro inciso al mondo da 61500 carati, ossia 12.8 kg).
Vale la pena, infine, soffermarsi almeno su un gioiello di Boschi per dare l’idea del suo modus operandi concettuale e pratico: si consideri, ad esempio, l’anello Alhambra, chiaramente ispirato al celebre palazzo moresco di Granada edificato a metà del ‘300 e poi conquistato dagli Spagnoli nel 1492 (ritenuto immagine terrestre del Paradiso con i suoi vari elementi decorativi e dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1984). Questo gioiello dell’arte andalusa si incarna come per magia nel gioiello di Alessio Boschi con i suoi variopinti motivi ornamentali riccamente discendenti sui lati, evocativi delle fantasiose geometrie delle forme arabesche, con due porticine che richiamano gli archi a ferro di cavallo di foggia islamica, attraverso cui si può accedere a recondite miniature sultanesche: impossibile non percepire atmosfere da harem, dove morbide voluttà sono esaltate da gemme favolose a profusione quali zaffiri, smeraldi, ametiste, diamanti…. La parte superiore dell’anello si può aprire, rivelando un mini-calice contenente una copia in scala ridotta del celebre pugnale di smeraldi e diamanti del Topkapi a Istanbul. Ma l’anello dentro e fuori è tutto un richiamo a forme granadine del XIV secolo in omaggio alla bellezza del Creato. Storie nelle storie, gioielli nei gioielli…