La collezione futurista di Laura Biagiotti
E’ nota la passione di Laura Biagiotti per il Futurismo, tanto da presentarsi in passerella assieme alla figlia Lavinia con un abito “futurista” della sua collezione. Sappiamo che è collezionista delle opere di Giacomo Balla.
Sappiamo anche l’importanza che i Futuristi assegnavano all’abito e alla moda, vedendo in questa come uno degli strumenti di trasformazione del mondo; l’abito è considerato dal Movimento Futurista come segno linguistico atto ad esprimere uno stile di vita, concretamente per esprimere i postulati futuristi.
Sappiamo che Balla si è cimentato nel disegnare abiti, prevalentemente maschili, poco spazio in verità i futuristi hanno dedicato all’abito femminile e quando l’hanno fatto il risultato non è stato brillante. Per una trattazione più completa sull’importanza del Movimento futurista per la moda, rimandiamo ad un articolo della nostra rivista proprio su questo tema (La Modernità dei Futuristi e la Moda).
Ricordiamo solo alcuni elementi per seguire il percorso della collezione di Laura Bagiotti:
– l’introduzione del colore nell’abito maschile,
– l’uso del taglio per esprimere la novità rispetto al passato: non per nulla il collo a V ha avuto la sua origine nel 1913 in ambiente futurista;
– il rinnovamento assoluto della linea che perde la connotazione costrittiva ed acquista soluzioni moderne più ampie;
– l’uso dell’accessorio -i”modificanti” in terminologia futurista- da applicare in modo creativo per cambiare e rinnovare costantemente la struttura dell’abito
Nel “Manifesto della Moda femminile futurista“, firmato da Volt nel 1920, si legge che la moda deve abbandonare “le false insegne della distinzione e della sobrietà” e che bisogna spezzare “tutti i freni che le (alla moda) impediscono di correre, trasvolando sulle vertigini dentate dell’assurdo“….”La moda femminile non sarà mai abbastanza stravagante. Anche qui, noi cominceremo con l’abolire la simmetria. Faremo dei decolletés a zig-zag, maniche diverse l’una dall’altra, scarpe di forma colore e altezza differenti.”
L’abito femminile dirà Balla nel Manifesto del Vestito Antineutrale deve essere “dinamico, aggressivo, urtante, volitivo, violento, volante, agilizzante, gioioso, illuminante, fosforescente, semplice e comodo, di breve durata, igienico, variabile”
Cosa ritroviamo nella collezione di Laura Biagiotti? Il movimento e le asimmetrie nelle giacche. Nei tagli e dettagli che costruiscono sugli abiti le linee di velocità futuriste.
L’uso del colore, le stampe a motivi geometrici o con echi floreali che si rifanno alle ricerche sulle arti applicate dei futuristi. La tuta, abito dal valore liberatorio ed eversivo creato del fiorentino Thayaht, il capo futurista per eccellenza, l’abito universale, che Laura Biagiotti realizza in cashmere a treccioline, oppure con pannelli viola e fuxia che si sovrappongono. La palette dei colori è qui dove Laura Biagiotti, accogliendo il monito futurista, rompe gli schemi: il Bianco Biagiotti sfuma nei toni del nudo per lasciare la ribalta a colori forti: fuxia, solferino e violetto; giallo, zafferano, biondo oro; grigio e nero, ma sempre con bagliori e grafismi..
Accesi accostamenti cromatici, incroci, effetti trompe l’oeil di colli e sciarpe, inediti patchworks sul cashmer e gli intarsi sulle pellicce ricordano il concetto dei modificanti futuristi.
Anche gli accessori seguono i dettami del Movimento. Laura Biagiotti rieditatala borsa disegnata da Balla nel 1916 in versione limitata per il Centenario in tre forme: la kelly, la pochette e la tracolla a mezzaluna disegnata da Balla, linee di velocità e fiori futuristi sono intarsiati depositati su pelli opache alternate a vernici nei colori