Se passate per Milano….
Milano.
Sempre di fretta, sempre di corsa ….ma sempre stracolma di generose offerte da cogliere come preziose primizie e da gustare come succulenti bocconi.
Una città che non si tira mai indietro nel sollecitare la nostra curiosità di scoprire, di visitare, di meravigliarci.
Spazi diffusi ovunque, anfratti inusuali dove far fiorire eventi e mostre, luoghi di sosta inimmaginabili in cui fermare la mente per poter raccogliere le idee su tutto il ben di Dio -cultura, design, arte, moda, musica, cibo…- ininterrottamente promosso e reso fruibile.
Dal centro alle periferie un carosello di attrazioni -non ultima la meravigliosa vittoria che vede il capoluogo meneghino, insieme a Cortina, trionfatore all’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026- e una varietà enorme di temi.
Difficile destreggiarsi per un turista che, durante questi mesi estivi -pur sotto la canicola lattiginosa-, scelga di trascorrervi qualche giorno di vacanza…..
Difficile. Ma non impossibile.
Torna alla mente una breve poesia di Umberto Saba che dice:
“Fra le tue pietre e le tue nebbie
faccio villeggiatura.
Mi riposo in piazza del Duomo.
Invece di stelle ogni sera si accendono parole.
Nulla riposa della vita come la vita”…
Già. Contrapposizioni note, contraddizioni evidenti, contemplazioni pittoresche.
Ma tutte, proprio tutte, vere e dense di significato.
E allora qualche piccolo suggerimento al proposito soddisfa il nostro desiderio di condividere impressioni rimaste “dentro”….
Ancora pochi giorni -fino al 30 Giugno 2019- per visitare una mostra che ci ha particolarmente emozionato: le sale museali di Palazzo Morando | Costume Moda Immagine ospitano “Merletti e Design. Intrecci creativi a Cantù dal ‘900 a oggi”.
La raffinata esposizione, promossa dal Comune di Milano | Cultura, Direzione Musei Storici e organizzata dal Comitato per la Promozione del Merletto di Cantù, è volta a rendere testimonianza e omaggio a un’arte squisita portata avanti nel tempo con infinita passione e con immutata pazienza.
Quel saper fare e soprattutto saper tramandare che dà l’idea della continuità e della durata di qualcosa difficilmente replicabile.
Merletti, pizzi, trine. Quasi cantano le parole, e suggeriscono sorrisi.
Il lavoro individuale e quello di squadra che si intersecano e moltiplicano la bellezza.
Il cervello reso vivo dall’opera delle mani, le mani che con delicata maestria si muovono da sole, come a seguire un istinto innato….
Le merlettaie canturine in loco per incantare gli occhi di chi è loro difronte e per far conoscere la propria incredibile abilità.
Una storia che arriva da lontano -pare che già alla fine del Quattrocento l’intreccio dei fili realizzato a mano con ago e fuselli fosse in auge- e che dal Seicento a oggi, pur con fisiologiche pause, sottolinea l’amore e la trasmissione -spesso familiare- di questa eccellenza italiana.
Uno snodarsi -sotto l’attenta cura di Marialuisa Rizzini e Renata Casartelli– di pezzi che ne ripercorrono l’evoluzione storica accompagna e svela, stupisce e racconta, abbraccia e commuove.
Antiche bordure, rari tappeti da tavolo, candide tende dal gusto barocco…..si mescolano ai sorprendenti lavori degli anni Cinquanta del secolo scorso -Giò Ponti fu uno degli artisti a interagire con “pizzi e trine”- e a quelli contemporanei dove si evidenzia nettamente il fortuito incontro tra le merlettaie e alcuni noti nomi del design e della moda che hanno “prestato” la loro arte ad esse dando vita a un connubio inedito e a una nuova dimensione del tutto.
Patricia Urquiola, Andrea Branzi, Ugo La Pietra, Angela Missoni, Anna Gilli, Luca Scacchetti (il suo “Ritorno a casa” del 2015 è altamente mirabile), Thessy Nichols, Alessandro Mendini (descritto dalla curatrice come “portatore di trasporto emotivo” e testimone, col suo “Lace Tree” -il progetto di un albero in Merletto-, della sua carica artistica e spirituale).
Dal disegno di ognuno….la realizzazione di un piccolo capolavoro “fatto a mano” e reso unico.
Poesia creativa e tecnica artigianale in perfetta sinergia (dal 1993 il Comitato per la Promozione del Merletto organizza a Cantù la Biennale Internazionale del Merletto proprio per “tenere viva la memoria storica di quest’arte, per tramandarla al futuro e stimolare la ricerca progettuale”), tradizione e innovazione che vanno di pari passo e stanno sempre più strette, acume del pensiero e grazia dell’agire per mettere al mondo nuovi mondi.
MERLETTI E DESIGN
Palazzo Morando
Via Sant’Andrea, 6
Milano
Fino al 30 Giugno 2019
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Rimangono tre settimane -chiude il 14 Luglio 2019- per salire lo scalone di Palazzo Reale in Piazza Duomo e imbatterci nell’atmosfera densa e avvolgente della mostra dedicata a Leonardo Da Vinci “LEONARDO. La macchina dell’immaginazione”.
L’esposizione, promossa dal Comune di Milano|Cultura, Palazzo Reale e Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, si inserisce nel palinsesto MILANO E LEONARDO 500 LEONARDO 1519-2019 Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci ed è curata da Treccani e Studio Azzurro con il supporto di Arthemisia e con l’affiancamento della competenza scientifica dello storico dell’arte Edoardo Villata.
Una mostra multimediale totalmente inaspettata, una penetrazione nella mente e nel l’immaginazione di un genio ancora vivo per ciò che ha fatto -“mani prodigiose, occhi a cui non sfuggiva nessun particolare, cervello dalla curiosità insaziabile”-, una giocosa esperienza che coinvolge i visitatori e li invita a sperimentare.
Sette video-installazioni -di cui cinque interattive- si offrono alla vista, alla voce, alla manualità modificandosi e trascinando i sensi in una sorta di viaggio nel tempo.
E l’essere protagonisti di qualcosa di così magistralmente reso fruibile attraverso sinergie e competenze di alto livello appaga la sete di conoscenza e dà luogo al desiderio di tuffarsi completamente in questo “oceano” evocativo.
Lo “spirito leonardesco” si fa presente ogni volta in maniera differente e si lascia penetrare da moti dell’animo pronti a ricevere risposte esaurienti -“per onorare Leonardo occorre imparare tutt’oggi da lui”-.
La voglia dunque di apprendere ancora da chi ha insegnato al mondo a “saper vedere” si risveglia e si fa palese perché, come ha citato Domenico Piraina -Direttore di Palazzo Reale- nella conferenza stampa, “Chi perde il vedere, perde la veduta e la bellezza de l’universo e resta a similitudine d’un che sia chiuso in vita in una sepoltura”.
Risulta dunque facile, permeati da una semioscurità gentile, procedere piano piano e soffermarsi anche a lungo davanti a queste macchine trasformate in organi narrativi che, grazie all’uso di una tecnologia intelligente e innovativa, permettono di “giocare” con esse nei giusti limiti e di far pensare -come ha affermato Studio Azzurro- a una mostra “riflessiva” più che “immersiva”.
Le grandi strutture, liberamente ispirate ai disegni e agli schizzi leonardeschi, coincidono con altrettante sezioni: Le osservazioni sulla natura, La città, Il paesaggio, Le macchine di pace, Le macchine di guerra, Il tavolo anatomico, La pittura.
La carta dei fogli si fa croccante, il rumore degli zoccoli si fa rutilante, il suono delle lance si fa chiassoso, il verde degli alberi si fa vivido, il volo degli uccelli si fa maestoso, la danza dei corpi si fa poetica….
Ci si volta….e tutto è cambiato….pronto a ricominciare…..
Alla fine, pur conoscendo tutto quel che scorre sul grande monitor che presenta una decina di dipinti di Leonardo, non si riesce a staccare l’attenzione da quei volti, da quei gesti, da quei colori sfumati, da quegli abiti dalla foggia nota….e si esce con la consapevolezza di aver colto un’occasione in cui la percezione sensoriale si è fusa fortemente con l’elemento spirituale.
LEONARDO. La Macchina dell’immaginazione
Palazzo Reale
Piazza del Duomo,12
Milano
Fino al 12 Luglio 2019
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Poco meno di un mese -fino al 21 Luglio 2019- per poter “incontrare” una mostra contemporanea che lascia tracce vivide come fiammelle.
Siamo nei maestosi spazi milanesi di Pirelli Hangar Bicocca, la fondazione no-profit dedicata alla produzione e promozione di arte contemporanea dove la ricerca nel promulgare significative mostre personali di artisti italiani e internazionali non conosce pausa (è di pochi mesi fa -Marzo 2019- la gratificante assegnazione a New York del premio internazionale Global Fine Art Award 2018, nella categoria “Best Impressionist and Modern”, per la mostra “Lucio Fontana: Ambienti/Environments” tenutasi all’Hangar dal 21 Settembre 2017 al 25 Febbraio 2018).
E siamo difronte a un artista dallo sguardo magnetico.
È giovane, Giorgio Andreotta Calò, e i tratti del suo viso denotano una sicurezza attinta dalla determinazione sottesa a tutto quel che ha creato finora e che ha portato in giro per il mondo -è stato il rappresentante italiano all’ultima Biennale di Venezia-.
CITTÀDIMILANO, il titolo della Mostra, “…un arcipelago di opere del passato e di nuova produzione, raccolte per la prima volta insieme….”
Parla con pacatezza, mentre descrive il suo lavoro. Elogia la lentezza. Sprofonda nei toni bassi, riemerge coi toni acuti. Dosa le parole. Ringrazia tutti.
Ci dice che per lui è un onore e un privilegio portare in Hangar il “dialogo” delle sue opere realizzate dal 2008 a oggi e che alla base della sua metodologia artistica -coesistono in lui sia l’aspetto scultoreo che quello eclettico- c’è il senso della circolarità, della contrapposizione, dell’adeguatezza.
Il bianco e il nero, la luce e il buio, la profondità e lo slancio.
Un’immersione verso il particolare, un’emersione verso il globale….dove l’orizzonte è sempre presente e il limite risulta essere un punto focale.
Un mare aperto sul quale navigare, insomma.
È molto presente, il mare -Venezia, la città dove è nato e dove spesso lavora, si fa palpabile- e del mare si coglie l’influenza ovunque.
All’ingresso dello spazio si è accolti da un video che rivela le immagini sottomarine del relitto sommerso del piroscafo “Città di Milano” (da cui prende appunto il titolo la mostra -curata da Roberta Tenconi-), utilizzato all’inizio del secolo scorso dall’allora Pirelli Cavi per depositare cavi sottomarini nelle profondità del Mar Mediterraneo e naufragato nel Giugno 1919 presso Filicudi.
Da qui tutto il resto a venire…..
I “carotaggi” di carbone (oltre mille metri lineari) buttati a terra sul pavimento…..per far abbassare lo sguardo; le “Clessidre” e le “Meduse” in bronzo ricavate dai pali per gli ormeggi dei canali veneziani trasfigurati, “attraverso una tecnica caratteristica, la fusione a cera persa”, dalla mano dell’artista….. per far sollevare lo sguardo; “Volver”, la scultura generata dalla performance messa in atto nel 2008 quando con la sua barca Andreotta Calò volò sospeso tramite una gru sopra i tetti di Milano; il lavoro di chiusura -con nuovamente il richiamo al capoluogo lombardo- che, attraverso una stampa fotografica di oltre dieci metri, rende la visuale di Milano -colta dall’ultimo piano del grattacielo Pirelli dopo aver creato una camera oscura rivoluzionando totalmente un ambiente- onirica, capovolta, a guisa di un abisso, teatro di presenze fluttuanti e poetiche.
Il cerchio si chiude.
Così il salire, lo scendere, la stratificazione -sia fisica che simbolica-, la trasformazione della materia, il tempo che modifica e stravolge…..sono tutte chiavi da interpretare….
Un lavoro che parla sottovoce e si fa scoprire poco a poco. Una dicotomia che affascina e invoglia a vedere di volta in volta enigmatiche e inedite realtà.
Giorgio Andreotta Calò
CITTÀDIMILANO
Pirelli HangarBicocca
Via Chiese, 2
Milano
Fino al 21 Luglio 2019