L’irresistibile danza degli scialli
Viene dall’Oriente la voce schal, da noi divenuta scialle, trasferita in Europa sulle rotte commerciali delle Indie britanniche e usata soprattutto per designare i drappi di tessuto della regione del Kashmir che, dai primi del “˜900, le signore europee presero l’abitudine di portare sulle spalle (in India erano gli uomini, i dervisci, ad indossare dei grossolani mantelli ovini con questo nome).
La tradizionale produzione del Kashmir era iniziata nel XV secolo, impiegando i lunghi peli che le capre selvatiche perdevano in primavera quando si sfregavano sulle rocce e piante degli altipiani tibetani. Questi peli venivano filati dalle donne e tessuti dagli uomini in strisce rettangolari i cui bordi erano decorati con fiori uniti nella classica forma del germoglio di palma, divenuto poi il tipico motivo del cachemire in tutto il mondo.
Nel Settecento l’Inghilterra (in particolare grazie alla cittadina scozzese di Paisley, dove decollò una fiorente industria di scialli indiani) fu il primo Paese del Vecchio Continente ad apprezzare questo sofisticato accessorio, il cui successo mirabolante perdurerà fino agli anni ’60 almeno del secolo scorso.
Introdotto dalla Compagnia delle Indie Orientali, lo scialle però dovette la sua maggior fortuna a Napoleone che se ne lasciò conquistare, complice la campagna d’Egitto, donandone un raffinato esemplare ad ogni donna della sua famiglia e lanciandolo come costoso status symbol, così dando la stura ad una moda imperiosa. Infatti, mentre in tutto il Medio Oriente era indossato quasi esclusivamente da uomini (come turbante o sciarpa o fusciacca), in Europa fu prerogativa unica del sesso femminile, che ne fece un irrinunciabile complemento del proprio corredo nuziale.
Da non dimenticare, poi, il grande potere erotico-seduttivo dello scialle, tanto che è passata alla storia quella fashion-addict ante litteram di Lady Hamilton che a Napoli, a fine “˜700, incantava i suoi ospiti (compreso l’ammiraglio inglese Horace Nelson) con una morbida danza degli scialli.
Da qualche anno lo scialle sembra tornato in grande spolvero nella forma della pashmina (da pashm, il sottopelo della Capra Hircus), la soffice lana di capra tibetana prodotta nella regione hymalaiana del Ladakh, utilizzata pura o mista con seta (le migliori e più care sono tutt’oggi quelle ricamate in Kashmir con i motivi canonici: diffidate delle imitazioni!).