Iri Garai. All’insegna della semplicità
Iri Garai. Un nome dalle assonanze giapponesi, anche basche cioè della misteriosa lingua in uso nel nord della Spagna, ma che potrebbe anche suggerire qualche richiamo al mondo del femminismo.
Niente di tutto ciò.
Si tratta della nuova linea di Cernobbio, il gruppo milanese che fa capo a Marco Gaiero e Caterina Cecarini, proprietari del marchio Metradamo, leader tra i produttori di pantaloni.
Ma non è un nome nuovo, anche se sconosciuto: era negli archivi, ed è stato ripescato con un intento ben preciso.
“Volevamo – afferma Marco Gaiero- che la donna che veste Metradamo per le occasioni professionali e quotidiane, potesse attingere lo stesso stile anche per capi più adatti ad occasioni familiari e per i momenti di riposo come sono i week-end, senza però rinunciare all’eleganza, la vestibilità e la qualità del marchio principale”.
La collezione è disegnata da Saverio Palatella storica firma knitwear Made in Italy.
“E’ uscita– ci racconta lo stilista- con l’autunno/inverno 2010/2011, ma ha avuto un numero zero con la primavera/estate 2010. Si è trattato di un test per individuare il tipo di progetto da creare all’interno del contenitore rappresentato dalla società Cernobbio”.
E’ interessante sentir parlare di un progetto perché è chiaro che a monte c’è stata ricerca, sociologica, di tendenze, di pensiero per individuare ed assecondare una necessità della donna di oggi.
Quale è stato il progetto ispiratore e poi il risultato?
“Abbiamo realizzato un progetto che definirei uno sport elegante, con tutti i requisiti della tradizione, con un certo tipo di eleganza e di sobrietà che penso sia un valore molto ricercato. Nel prodotto il valore sta nella qualità delle materie, nella definizione delle linee e nella chiarezza del messaggio, in ultima analisi, nella sintesi; nel senso che deve essere un messaggio molto breve. Il focus della collezione Iri Garai, il suo messaggio, sta nella semplicità. Ma anche nel creare qualcosa di nuovo all’interno di Metradamo come sono i pantaloni proposti per Iri Garai in maglia.”
La collezione a prima vista è minimale. Ad un approccio visivo anche i colori sono pochi, tonalità dell’avorio e del nero con delle digressioni nei colori caldi, i rosa e mauve”¦che fanno un po’ da accessorio.
“E’ vero si potrebbe raccontare in pochi pezzi: t-shirt, pantaloni, jeans e maglie. Ma la sintesi che abbiamo creato è quella di poter trovare insieme a quel pantalone di una certa tintura e fattura una sua rappresentazione anche nella maglia”. Si tratta quasi un codice di abbigliamento composto da quelle cose che è necessario avere nell’armadio di tutti i giorni, per cambiarsi velocemente: un giorno è opportuno enfatizzare la maglia di felpa sul pantalone, un altro giorno la t-shirt , un altro l’abito”¦però tutto ha lo stesso tono, la stessa armonia, la stessa visone.
I pezzi sono sciolti, ma ognuno è polivalente, si presta ad essere completato da altri. Ogni capo può anche essere interpretato in modo differente, trasformarsi velocemente in qualcos’ altro a seconda dell’occasione: può diventare una tunica lunga o un cappotto; il pantalone largo può essere usato come una gonna; i colli spesso staccabili, a cratere o con cappuccio diventano scollature tonde o profonde; il jeans rende meno preziosa una tunica, che portata sul pantalone fa un effetto più chic.
La collezione ha come punto di forza il ritorno della felpa, per ripercorrere i tempi gloriosi, gli anni “˜80, di Norma Kamali quando la felpa trattata couture era un dato consolidato.
“Abbiamo ripreso questa tradizione -conferma Saverio Palatella- e abbiamo realizzato una serie di capi con questa collocazione tra lo sport e l’elegante”. I dettagli in raso e in tulle, ammorbidiscono la “poverta” del jersey e delle felpe.
Ma è una povertà fittizia, perché si tratta di felpa garzata con un finissaggio che potrebbe definirsi quasi serico, che dà l’idea di una morbidezza tra il cachemire e la seta.
Allo stesso modo sono impreziositi altri tessuti, come velluti, cotoni, e fustagni.
Il secondo grosso trend della collezione sono gli abiti in punto stoffa, e in maglia, con i revers di satin abbinati ai fuseaux o a gamba nuda. Infine le e piccole t-shirt, con un decoro interno di reti bio-elastiche mutuate dal mondo della lingerie, che creano un falso aspetto di trasparenza e un falso cambio del tono del colore.
Insomma uno stile sportivo raffinato, rustico e minimale, che grazie a corollari e accessori si può modificare in base al proprio modo di essere e creare uno stile personale estremamente elegante.
Stile molto pulito, dalle belle linee over e con forme tondeggianti sopra, supportate da pantaloni non rigorosamente stretti ma più morbidi, che danno l’ idea di una donna molto femminile pur essendo quasi androgina.