Pelle d’uovo
A volte il passaggio dalla realtà all’espressione metaforica non è perfettamente riuscito. Per dire che una cosa è fragile si dice che è come pelle d’uovo. Addirittura qualche tempo fa, una riflessione sulla fragilità dell’uomo contemporaneo, condotta da uno scenografo, attraverso un video era intitolata “Pelle d’uovo”.
“Osservare questa delicatissima membrana mi ha fatto venire in mente un insolito paragone con l’uomo contemporaneo”¦.Penso che sia proprio “¦(l’) incapacità di comunicare con autenticità, l’indifferenza e la superficialità che ne consegue, a renderlo così fragile e vulnerabile, proprio come una pelle d’uovo”. Queste le affermazioni dello scenografo.
Ma ciò non è vero.
La membrana a cui ci si riferisce è la doppia membrana, detta testacea, aderente al guscio tranne in un polo dell’uovo dove separandosi forma la camera d’aria. Come il guscio è una protezione alla cellula, essa è sottile, anche trasparente, ma non fragile, tutt’altro.
Questo sottile strato incolore ha ispirato la creazione di un tipo di tessuto chiamato appunto “pelle d’uovo”. Si tratta di una mussolina molto fine di cotone o lino che ricorda la componente dell’uovo per la sua delicatezza e per il suo colore (giallo tenue). Nonostante l’apparente leggerezza, come la membrana testacea, questo tessuto è molto compatto e resistente: per questo è usato per la biancheria femminile e di casa ed anche per ricamo.