1960: Il Ballo, le Olimpiadi, la Dolce vita
Il 3 settembre 1960, mentre l’Italia viveva una fase di forte boom economico, si teneva a Napoli un ballo descritto dalla stampa come l’“evento mondano del secolo”. I duchi Francesco ed Elena Serra di Cassano accoglievano nei saloni del loro splendido palazzo più di mille invitati fra cui capi di stato, il gotha dell’aristocrazia internazionale, assieme a personalità eccellenti del giornalismo, della moda e del costume.
Il ballo organizzato per festeggiare l’apertura delle regate olimpiche a Napoli, ospitate dalla città durante la XVII edizione dei Giochi che si stavano svolgendo a Roma, ha dato vita ad un evento senza uguali nella memoria dell’intera Nazione, un insieme di eleganza e celebrità paragonabile solo alla réunion che si tenne a New York qualche anno dopo, su invito dell’autore di “Colazione da Tiffany” Truman Capote.
Un prezioso volume edito da Mondadori-Electa racconta questo evento eccezionale ricostruendo attraverso 200 immagini, documenti inerenti la storia di Palazzo Serra, carteggi autografi fra i duchi e gli ospiti della serata, l’affresco di un’intera epoca, narrata attraverso gli articoli pubblicati per l’occasione dai principali quotidiani e periodici nazionali e internazionali.
Il volume “1960. L’anno dei re a Napoli il ballo a Palazzo Serra di Cassano, le Olimpiadi, la Dolce Vita” a cura di Francesco Serra di Cassano, Masha Prunas Hobart, Amedeo Palazzi, Peter Glidewell e Fabio Nicolucci, verrà presentato il 15 dicembre presso la Fondazione Memmo – Palazzo Ruspoli a Roma e rientra in un progetto più ampio che comprende due mostre organizzate a Napoli e nella Capitale. Oltre ad interventi appositamente commissionati a protagonisti della vita culturale, imprenditoriale e mondana dell’Italia di ieri e di oggi, come il giornalista e scrittore Nicola Caracciolo, l’avvocato Mario D’Urso e l’esperto di cucina e costume Franco Santasilia, la pubblicazione comprende contributi eccellenti che recano la firma di Roberto Capucci e Paolo Bulgari.
Roberto Capucci ha raccontato come l’alta società dettasse legge nella moda e le impressioni potenti suscitate dalla dimora settecentesca dei duchi, la maestosa scalinata realizzata da Ferdinando Sanfelice, i saloni e le gallerie, gli stucchi rococò e i mobili neoclassici, i pregiati dipinti e gli inimitabili affreschi. L’animo d’esteta del Maestro Capucci coglie nell’edificio, la medesima visione enigmatica e sensazionale della bellezza che contraddistingue le sue creazioni. Capucci racconta la moda e le regole di comportamento dettate dalla buona società degli anni ’60: le fogge dei vestiti da ballo dai colori chiari e luminosi, gli accessori ricercati, le stoffe (raso e sete preziose – taffetas, mikado, georgette, ermesino), i pizzi e i ricami. Ispirandosi alle suggestioni offerte dalla moda da ballo degli anni ’60, Capucci ha realizzato 11 nuovi, eccezionali disegni. I bozzetti inediti del Maestro verranno esposti presso la Galleria Rucellai di Palazzo Ruspoli a Roma. I gioielli costituiscono un capitolo a parte nella sua trattazione. Parure di diamanti e i famosi cinque fili di perle, collier di smeraldi, rubini e zaffiri evocati in modo vivido, costituivano parte dell’eredità trasmessa dalle madri alle jeunes filles appartenenti alle famiglie più in vista e più prestigiose.
Nel volume Paolo Bulgari racconta lo stile inconfondibile della sua griffe. Nel 1960 l’azienda di famiglia era un negozio di alta gioielleria in via Condotti a Roma, dove Giorgio e Costantino Bulgari incontravano il mondo, negli anni in cui nasceva il jet set e i VIP erano sempre in viaggio. Tra le frequentatrici assidue di questa boutique-laboratorio capostipite del lusso firmato Bulgari, c’erano le divine di Hollywood e di Cinecittà, Liz Taylor e Anna Magnani, Sophia Loren e Gina Lollobrigida. L’élite sceglieva i preziosi di Bulgari per serate in cui la bellezza delle dame era “celebrata dal fascino degli abiti e delle acconciature, ma i gioielli giocavano sempre un ruolo fondamentale (“¦)”. Le creazioni del marchio già si distinguevano per alcuni tratti inconfondibili: i volumi unici e le linee curve, il taglio cabochon prediletto per le pietre, gli accostamenti inediti di materiali preziosi e di colori (dall’uso delle tormaline rosse al giallo del topazio, dall’ametista viola ai turchesi, oltre a smeraldi, rubini, zaffiri e diamanti). Nelle vetrine splendevano gioielli rari e preziosi, il mondo veniva a Roma per ammirali, solo pochi privilegiati potevano permettersi di acquistarli. I gioielli amati e indossati dalle star del cinema entravano per la prima volta nelle pellicole cinematografiche, simbolo di una eleganza assoluta e dell’eccellenza sofisticata in cui è maestra la creatività italiana.