Rosa Genoni. Alle origini del Made in Italy
Abbiamo ricordato la figura di Rosa Genoni già varie volte dalle pagine della nostra rivista, in occasioni di altri eventi a lei intitolati, principalmente in un articolo, dal titolo sottratto al poema di Gertrud Stein, “Una Rosa è una Rosa è una Rosa…”, commento alla retrospettiva a lei dedicata a Milano nel 2015 a Palazzo Castiglioni nell’ambito del programma di eventi di ExpoinCittà, “Omaggio a Rosa Genoni”– a cura di Elisabetta Invernici.
Ritorniamo a parlare di questo personaggio in occasione della mostra (1 Giugno 30 settembre a Padova Palazzo Zuckermann) curata da . Definita “l’ideatrice della Moda Italiana”, colei che decise di affrancarsi dalla supremazia francese, e dar vita nel lontano 1903 a una collezione “in puro stile it“Rosa Genoni, l’artefice del Made in Italy. Vita moda e arte”aliano”, è un personaggio importante nella storia del Made in Italy. Eclettica figura di “stilista”, insegnante, giornalista e attivista politica, non può essere ignorata nella ricostruzione della storia della Moda Italiana: già ad inizi del ‘900 si è battuta perché si ponesse in atto ciò che oggi contempliamo come caratterizzante il Made in Italy.
Se pure le sue idee abbiano trovato piena realizzazione solo negli anni ‘70, già ad inizio del ‘900 desiderava, ed ha lottato in questo senso, per trovare soluzioni più moderne e originali per la produzione italiana prescindendo dalla produzione francese.
Forte delle esperienze acquisite lavorando prima in Francia e poi nella casa di Moda milanese H. Haardt et Fils, da cui uscivano eleganti modelli di gusto parigino ispirati agli atelier di Paquin, Chéruit, Charles Frederick Worth, Doucet, Callot, concepisce idee nuove per la moda italiana desiderando che si affrancasse dalla sudditanza della moda francese.
Nella sua visione, la produzione di Moda italiana doveva prendere spunto dalla cultura del nostro Paese e l’industria dell’abbigliamento doveva organizzarsi intorno a una filiera produttiva autonoma basata sulle realtà artigianali del territorio. Queste osservazioni videro raccogliersi attorno a lei alcuni imprenditori, legati al tessile e all’abbigliamento, che nel 1909 costituirono il comitato per “Una moda di pura arte italiana”. La cosa non andò oltre, i tempi non erano maturi, ma Rosa Genoni aveva individuato ciò che sarebbe stata nel futuro la forza del Made i Italy: i distretti, quelle aree geograficamente limitate, tradizionalmente legate ad un tipo specifico di produzione o lavorazione, che partendo dalle materie prime, arriva al prodotto finito sempre all’interno del distretto.
Un distretto è un territorio all’interno del quale si è accumulato nel tempo e talvolta nei secoli, un patrimonio condiviso di valori e saperi. Oggi son ben 36 i distretti della moda, legati al settore abbigliamento e accessori moda: dai tessuti alle calzature, dalla pelle ai ricami, dagli occhiali fino all’oro come quelli di Arezzo, Valenza Po, Vicenza; ognuno di loro si distingue per una particolare produzione. Tra i più conosciuti ricordiamo i distretti calzaturieri della Riviera del Brenta e delle Marche, quello dell’occhialeria di Belluno, il distretto di pelletteria e calzature di Firenze; i distretti tessili di Biella e Prato ecc. Veramente quella di Rosa Genoni fu una intuizione all’avanguardia.
Infine, Rosa Genoni seppe distinguersi e -ci limitiamo al suo contributo specifico nel campo moda, tralasciando le sue lodevoli battaglie politiche per l’emancipazione femminile- anche nel campo dell’insegnamento, proponendo metodi didattici all’avanguardia per i tempi: diresse per oltre vent’anni la sezione Sartoria presso la Scuola Professionale Femminile della Società Umanitaria di Milano, dove introdusse un corso di Storia del Costume, il primo del suo genere in Italia. Tali esperienze la portarono a pubblicare nel 1925 il primo manuale italiano sulla Storia della moda attraverso i secoli a mezzo dell’immagine.
Volgiamo uno sguardo ai suoi I suoi modelli più celebri -alcuni presenti nella mostra- che traggono spunto da alcuni dei capolavori della storia dell’arte italiana.
Il Manifesto della Mostra riproduce l’abito Tanagra, ispirato invece alle statuette di età ellenistica rinvenute nel 1870: un modello dalla linea sciolta, che può essere drappeggiato in vari modi adattarlo ai diversi momenti della giornata.
All’Esposizione Internazionale di Milano del 1906 presenta una serie di modelli ispirati ad opere di artisti rinascimentali, riceve Grand Prix della Giuria. La creazione che ebbe i maggiori consensi fu un abito da ballo che si rifaceva alla Primavera del Botticelli, realizzato in raso di seta pallido, con sopravveste in tulle color avorio, impreziosita da ricami a motivo floreale in perline, canutiglia, paillettes e cordoncini dorati. Altro celebre abito è il Manto di corte desunto da una pittura del Pisanello; e non possiamo tralasciare che ispirandosi alla cultura classica, al Medio Eva , al ‘400 e ‘500 inizia a decorare gli abiti con ricami naturalistici tridimensionali. L’apice della sua carriera possiamo segnalarla tra 1908 e il 1912 quando le sue creazioni vengono divulgate negli Stati Uniti da New York Herald.
La mostra di Padova è arricchita da un ciclo di iniziative collaterali
MOSTRA
ingresso libero
orario 10:00-19:00, chiuso lunedì
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Tel. 049 8204501 – 049 8205664
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