Il valore della bellezza
La notizia ci sembra che possa ben precedere lo scritto uscito dalla penna di Sonia Sbolzani sul concorso di Miss Italia.
La conduttrice Milly Carlucci con gli autori, hanno deciso che nella prima serata, dedicata alla elezione di Miss Moda Italia sabato 12, le quattro finaliste non vestiranno un tradizionale abito da sera, ma gli originalissimi abiti di Agatha Ruiz de la Prada. L’idea è quella di far emergere l’eleganza delle concorrenti, anche indossando dei capi molto colorati, curiosi e concettuali al tempo stesso: i simboli utilizzati dalla stilista, infatti – un pianoforte, una gabbia per uccellini, delle uova”¦ – sono stati ispirati dalla corrente del Surrealismo e sono un omaggio all’arte, tanto amata dalla stilista spagnola.
Il valore della bellezza
Al concorso di Miss Italia, giunto quest’anno a spegnere le settanta candeline, il Belpaese è affezionato, si sa, tanto che la manifestazione è passata indenne attraverso crisi e problemi di ogni sorta, arrivando ai nostri giorni fedele alla sua formula originaria (quella del sogno camuffato da gioco), sebbene riadattata continuamente ai tempi.
In effetti, questo evento, pur tra scandali, scandaletti e polemiche di rito che ne alimentano la fama, non difetta della capacità di interpretare o addirittura precorrere i cambiamenti delle mode, dei gusti, degli ideali stessi della bellezza femminile.
Di tali aspetti fenomenici il mondo della moda è ben consapevole, se è vero che da qualche anno cerca, e gli riesce bene, di guadagnarsi uno spazio sempre più importante all’interno di esso, ad esempio vestendo le finaliste con le firme più prestigiose, inserendo nei palinsesti testimonial d’eccellenza, istituendo premi ad hoc per le ragazze nonché future modelle (o comunque potenziali vip).
Sarà così anche nel 2009 (le danze si aprono a Settembre), per cui la presentatrice di turno Milly Carlucci e l’organizzatrice Patrizia Mirigliani hanno già dichiarato di voler fare dello spettacolo un super “talent show”, in grado di scoprire le fanciulle dal portamento più promettente o comunque più “giuste” per la moda.
In realtà, le affermazioni che più ci hanno impressionato (favorevolmente) di queste due eleganti signore sono altre. Si riferiscono alla necessità di diffondere e quindi premiare anche (e soprattutto) l’etica comportamentale delle partecipanti, a cui la manifestazione si propone di insegnare non solo ad esibire il proprio corpo, ma pure a sfoderare uno stile personale, all’insegna dei valori e senza indulgere ad alcun permissivismo. Balsamo per le nostre orecchie! Diremmo che ci voleva. Come ci voleva – Patrizia Mirigliani dixit – il riconoscimento della funzione di “opportunità” svolta dal concorso, ma di un’opportunità che passa attraverso lo studio, il lavoro, l’impegno costante, secondo una disciplina rigorosa.
Mi sembra una presa di coscienza “epocale”, specie oggi in cui tutti vogliono tutto e lo vogliono subito, disposti a molto meno del quarto d’ora di celebrità promesso da Andy Warhol, pur di passare su un teleschermo”¦
Vedremo dunque chi brillerà di luce propria sulla passerella per eccellenza di Miss Italia, in uno spettacolo che comunque appartiene all’immaginario collettivo nazionale, perché ha sempre saputo narrare la favola di ragazze qualsiasi, per quanto splendide, che per un giorno si trasformano in star.
Non dimentichiamo poi che Miss Italia, come ebbe ad osservare con la consueta acutezza Orio Vergani, “è un fatto sociale” nella misura in cui riflette e talvolta crea la cultura popolare del nostro Paese: solo per citare qualche esempio, si pensi all’abolizione nel 1990 di quella croce e delizia che sono le “misure”, per cui vengono “sdoganate” anche le formose (e le Italiane ricominciano a mangiare “all’italiana”), all’apertura del concorso nel “˜94 anche a mamme e spose (messaggio subliminale più o meno: “Italiane, accasatevi e fate più figli!”), alla vittoria di Denny Mendez nativa di Santo Domingo nel ’96, che legittima una società multirazziale anche in termini estetici.
Il concorso, nato nel 1939 come raccolta di foto sui giornali tra cui scegliere la più bella, col titolo di “Cinquemila per un sorriso” (sponsorizzato, nemmeno a dirlo, da un dentifricio), fu ideato da Dino Villani e dal 1959 gestito per circa mezzo secolo dal “mitico” Enzo Mirigliani, a cui è “succeduta” la figlia Patrizia in veste di “patron”. Per la cronaca, la prima edizione fu vinta dalla quattordicenne toscana Isabella Verney.
“Miss Italia” vera e propria venne alla luce nell’immediato dopoguerra (1946), ospitata nella cornice lacustre di Stresa e vide la vittoria di Rossana Martini, sebbene la corona di reginetta fosse ritenuta a furor di popolo spettante a Silvana Pampanini. Il trasferimento a Salsomaggiore risale al 1950.
L’essersi mantenuta coerente alla propria tradizione ed alla missione di raccontare la storia della vita e del costume italiano, fino a diventare un evento televisivo (da ultimo è persino arrivato Miss Italy Channel), è il segreto della longevità e celebrità di questa manifestazione che ha comunque un suo portato etico, leggibile anche attraverso la chiave della bellezza, la quale, come affermava Stendhal, resta pur sempre “una promessa di felicità”.