Gioielli per domande preziose
I gioielli sono mobili, scorrono, ruotano. I pezzi di uno stesso anello si combinano in modo diverso assumendo forme architettoniche diverse. La forma del gioiello, puro volume, riempie prepotentemente uno spazio. L’anello si apre, e si legge una frase di Giorgio Caproni, poeta scomparso nel 1990, cantore, tra gli altri temi, del viaggio. La frase parla di un ritorno, un “arrivare” al punto di partenza.
Per la prima volta Pitti Immagini ha aperto le porte alle aziende orafe e lo ha fatto con la Banci Gioielli. All’interno di Pitt W, nell’area denominata Design Collection, ha accolto una collezione di impatto, che richiama l’attenzione e stimola nell’osservatore domande che trascendono l’oggetto anche se prezioso: quali sono i significati delle creazioni di Marzia e Daniela Banci, dal cui estro creativo è nata, nel 1982, la loro azienda? Poiché è evidente, l’approccio della creazione è concettuale, necessità di esprimere in forme e in materiali preziosi un pensiero, un tema, creando per ogni espressione del tema stesso un gioiello, opera unica.
Come espressione più generale del loro lavoro, pensiero primo che fa da sfondo ad una prorompente creatività, le due artiste si sono assunte il compito di esprimere un concetto esistenziale di base “chi siamo e dove ci troviamo”. Manca il “dove andiamo”? Non del tutto: sembra racchiuso nella collezione del 2005 “Parto” –di cui sono espressione simbolo, un anello ed una spilla-, nel doppio significato di partorire, venire alla luce e partire. Non è il dove andiamo in senso direzionale del fine della vita o dell’operare, perché il partire che esprime l’anello con la frase di Caproni parla di un partire che è tornare alle origini, al punto di partenza. Quindi non un partire verso il nuovo, il futuro, verso una meta intravista, ma comunque non del tutto conosciuta. E’ un eterno ritorno, un movimento che non innalza al di sopra del “dove ci troviamo” anche se il “dove” è il firmamento, e per questo le pietre usate dalle artiste provengono dal cielo. Forse dobbiamo solo attendere e il “dove andiamo” prenderà forma ed espressione artistica nelle prossime collezioni delle sorelle Banci.
Un altro concetto a cui si rifanno Marzia e Daniela Banci, meno esistenziale, più circoscritto, ma utile per capire l’approccio creativo ai materiali preziosi è il seguente: “La moda da indossare è spazio e confine a cui abbinare i manufatti preziosi”. E’ vero la moda, più concretamente l’abito, è uno spazio da abitare con il proprio corpo; ma l’abito è anche confine, barriera tra lo spazio pubblico, quello occupato da altri, quello raggiungibile dello sguardo altrui e lo spazio privato, quello della intimità corporea che l’abito protegge e separa dallo spazio altrui.
Il gioiello è un complemento ed un completamento del confine rappresentato dall’abito; con i suoi significati rafforza i significati espressi dall’abito; tra abito e gioiello dovrebbe esserci una continuità di significati; ma anche tra gioiello, abito e la persona che li indossa. Ciò si vede bene nella collezione “Firmamento” e nella collana dal titolo “La luna non può separarsi dalla terra” che rappresenta il movimento lunare. Con il gioiello la donna “veste” l’itinerario della luna. Lei stessa diviene riferimento e allegoria della Terra in quanto madre e generatrice di vita.