Roberto Capucci, una mostra a Genova
Ottanta abiti dagli anni 50 a oggi, alta classe, aldilà del tempo, una sintesi dell’arte dal Rinascimento a oggi, con riferimenti al cubismo e al barocco. Lo stilista romano, esente dalle mode, ha offerto a Genova i suoi capolavori artistici. Abiti da principesse, alle corti più eleganti. Per le donne che contano e che sanno di valere. Ogni vestito una personalità diversa. Risvolti colorati, decorati. Maschere, applicazioni di fiori, perline, farfalle, foglie. Un connubio tra tessuti arte e natura.
Vestire l’arte, 80 abiti senza tempo, di Roberto Capucci, visibili a Genova fino al primo maggio, al Palazzo della Borsa, è stata una mostra più da vedere che da raccontare. Anche perché è difficile commentare vestiti così perfetti.
Pittore nei colori, scultore nelle forme, architetto nella struttura, Capucci è ben aldisopra delle mode. Ripensa alla donna come opera d’arte e crea abiti di un’assoluta perfezione con tanti colori, fino a 48 in uno stesso abito, e forme barocche.
Ogni abito è unico, originale, pieno di sfaccettature, volute, circoli, conchiglie, dettagli, colori tanti e tutti insieme, in decine di nuances, inimmaginabili alla più fervida fantasia. Su un tubino che scende morbido, ecco la sorpresa, scopri un grande fiocco sulla schiena, o inserti colorati, decorazioni di fiori e farfalle, strascichi con risvolti a pois, bordi cangianti, applicazioni di foglie, maschere, come se fossero pronti per una festa aristocratica in una villa sul Canal Grande.
L’artista romano, che cominciò a disegnare abiti nel 1950, appena 20enne, è forse il più geniale degli stilisti di tutti i tempi.
E come ogni genio non si lascia trasportare dalle mode. I suoi abiti potevano essere indossati nel Rinascimento, come oggi o tra mille anni, senza perdere nulla del fascino che trasmettono, rimanendo unici e irripetibili
. Proprio come siamo noi donne.
Ad un certo punto non accetta di sfilare, preferisce i musei. Le sue creazioni non sono moda, né altamoda. Sono ben di più.
Pensiamo alle nove gonne rosse, sovrapposte, tutte in un unico abito (degli anni 50). O agli abiti “a scatola”, sino a quelli più romantici con linee circolari, barocche che avvolgono la persona, o a quel capolavoro che ricorda un nido d’ape, piuttosto che una farfalla-angelo, per le ali sulla schiena. La natura è sempre presente.
Vedere la mostra per me è stata una scoperta, pensavo a Capucci per il profumo. E ho riscoperto un incanto di modelli. Non sapevo che ci si potesse emozionare come di fronte a un Michelangelo.
Non credevo che ci si potesse vestire di arte, con un’esaltazione delle potenzialità femminili. Capucci sta al tessuto come Michelangelo al marmo. Entrambi trasformano, traggono la parte migliore, trasfigurano la materia.
Le opere d’arte, su manichini, erano distribuiti in tre anelli concentrici. C’erano anche i 12 abiti che l’artista-stilista disegnò nel 1995 per la Biennale di Venezia. E facevano una bellissima coreografia nella sala circolare stile Liberty, del Palazzo genovese. Ci voleva proprio questo palazzo d’epoca del centro storico per ospitare con solennità i vestiti aristocratici di Capucci.
A introdurre la monografica nella antisala un solo abito, “Primavera”, lungo, con top, cintura, giacca e gonna con strascico. Sul tessuto fiori dai mille colori applicati e un grosso fiocco sulla schiena, con bordi plissé. Un capolavoro ispirato forse alla Primavera di Botticcelli, e in tema con la stagione e Euroflora.
A coronamento di questo sogno, tra arte e alta moda, un vestito da sposa, che poteva andar bene alla corte di Lorenzo il Magnifico, con strascico lunghissimo. E poi un capolavoro in mostra alla fiera di Genova, tra milioni di fiori da tutto il mondo. Titolo dell’abito: Oceano, tessuto plissettato, con più di 20 tonalità dal blu al bianco.
Capucci ha una straordinaria arte sartoriale, una potente fantasia, talento naturale e sapienza con un equilibrio di forme, tessuti e colori. Sa associare con tutta naturalezza la perfezione tecnica alla rilettura delle opere d’arte dei vari movimenti, dal rinascimento al barocco al futurismo, al cubismo: una concentrazione di arte europea in 80 vestiti.
Una mostra dai risvolti sociali.
Il ricavato è stato devoluto all’Associazione Ligure per i Minori, l’Alpim, che svolge interventi di sostegno per i ragazzi in difficoltà e le loro famiglie