Il pantalone
Lord Brummel sta al pantalone maschile, come la bicicletta sta a quello femminile. Di origine orientale, i pantaloni comparvero in Europa con i Galli, di stirpe celtica, e con i popoli germanici. Ma il primo a lanciare l’uso dei pantaloni lunghi, cosiddetti a tubo di stufa, fu, nell’ottocento, Lord Brummel, il primo dandy della storia. Per le donne, invece, è con l’arrivo della bicicletta (1865) che la gonna ampia e leggermente accorciata si divide in due formando la gonna pantaloni. Il XX secolo, poi, sdogana definitivamente l’uso dei pantaloni anche per il gentil sesso: l’interpretazione al femminile della moda maschile trova l’esempio più eclatante nelle creazioni di Coco Chanel e nello stile di Marlene Dietrich e Katharine Hepburn, divenute icone della nuova tendenza di quegli anni: il tailleur pantalone.
Bretella o cintura? Subito dopo la prima guerra mondiale si assiste all’uso della cintura al posto delle bretelle. Questo cambiamento è dettato da ragioni pratiche, ma anche estetiche: via il gilet, le bretelle, non più coperte dal panciotto risultano, sui pantaloni alti di vita, decisamente poco eleganti.
A voler essere rigorosi, l’uso della cintura andrebbe riservato solo all’abbigliamento sportivo e a quello estivo, mentre con tutti gli altri abiti bisognerebbe portare le bretelle. I pantaloni a vita bassa, così come diventano portando la cintura, infatti, non sono il massimo dello stile: la linea della cinghia spezza in due la figura e se i pantaloni non sono ancorati alla perfezione, tendono a scendere lungo i fianchi, mentre con le bretelle restano sempre ben in tiro.
Inoltre, mai scivolare nell’errore di usare il gilet con la cinghia, perchè non è armonico vedere un pezzo di camicia o di cintura che spunta fra i pantaloni e il panciotto. Non a caso, negli abiti formali, come il tight, il frac e lo smoking, i pantaloni con le bretelle sono d’obbligo.
Lunghezza e risvolti. Al di là delle mode, i pantaloni devono essere sufficientemente lunghi da coprire le calze quando si cammina, ma non tanto da far spezzare più di una volta in basso la piega anteriore.
L’orlo puo’ essere parallelo al terreno oppure più lungo verso la parte posteriore della scarpa. Questo tipo è il più adatto a far poggiare bene il pantalone sul collo della scarpa e fargli formare solo una leggera piegatura nella parte anteriore, che interrompe l’aplomb della riga, che deve essere sempre ben stirata. I risvolti contribuiscono a far cadere meglio i calzoni e ad ancorarli alla scarpa, ma il loro tono è sportivo, perciò negli abiti formali come il tight, il frac o lo smoking, sono da escludere. Non devono superare i 4 cm di altezza, se si ha una statura inferiore al metro e ottanta, in ogni caso non devono avere mai un carattere troppo invadente, per rimanere eleganti.
La nemica della linea: la zip. Dalla zampa di elefante, al taglio stretto dei jeans, dalla linea affusolata dei modelli da equitazione, alla vita bassa dei pantaloni hip hop oversize. La moda ha lanciato negli anni il pantalone nelle fogge più diverse, ma In generale, la linea del pantalone segue l’andamento della parte inferiore del corpo, restringendosi progressivamente dal bacino alla caviglia. La misura su cui vengono impostati i pantaloni è la circonferenza del bacino e più li si taglia aderenti più ne dovrebbe guadagnare la linea. In ogni caso, i pantaloni devono essere abbastanza ampi da essere comodi e da non forzare sulle tasche laterali, in modo che queste, viste di profilo, risultino ben distese e appiattite sui fianchi. Sulla linea dei pantaloni influisce anche il fatto che si usi o meno la chiusura lampo: con i bottoni, la linea diviene meno rigida e più morbida, perciò i più raffinati hanno un’avversione per la zip. Non a caso, anche i jeans classici sono chiusi da bottoni.
Le pince. Gli inglesi le preferiscono rovesicate all’interno, verso l’abbottonatura centrale, gli italiani all’esterno. Le pince sono piccole peghe studiate per riprendere l’ampiezza del tessuto e modellare un capo di vestiario sul corpo. Orientate all’esterno danno compostezza, mentre conferiscono un’immagine più slanciata quelle cucite secondo la tradizione inglese. La doppia coppia, soluzione tradizionale, restituisce al pantalone la giusta ampiezza. La tripla coppia, ideale nei pantaloni da portare con la sola camicia, allarga molto la linea perciò si adatta bene a una figura. Si puo’ portare anche una sola pince, è pù che altro una questione di gusti, l’importante è che siano sempre aderenti e piatte sul bacino. Le pieghe, infine, devono essere proporzionate alla larghezza del bacino: se è largo queste devono essere larghe, se è stretto, devono essere più piccole.
Gli orrori da evitare. Oltre a evitare di indossare i pantaloni con bretella e cintura insieme, il bon ton dell’eleganza maschile insegna a non scegliere mai: abiti con pantaloni senza pince, pantaloni a zampa di elefante, pantaloni a grosse righe e a maxipassanti, pantaloni da tight o da smoking con passanti, pantaloni senza pince e con tasche anteriori.