Primo piano sui costumi
Tessere le trame di una storia attraverso l’abito e, attraverso l’abito, contribuire al successo di un film: è quello che fa il costumista, una tra le più importanti figure che popolano il set, tra un ciak e l’altro. A pochi giorni dall’inaugurazione del Sannio film festival, dedicato alla scenografia e al costume, che si svolgerà a Sant’agata de’ goti (Bn), dal 22 al 29 luglio, abbiamo chiesto a Maria Sciarelli, costumista e docente del Campus a tema che si tiene all’interno della manifestazione, di raccontarci il suo lavoro. E’ una professione complessa, che richiede tanta creatività, anche per far quadrare il budget: “Occorre essere bravi amministratori: dobbiamo saper fare preventivi e far rientrare nelle spese tutto quello che abbiamo deciso di realizzare. E poi devi saper gestire il rapporto con gli altri: non è facile far contento il regista, l’attore, il direttore della fotografia e non infastidire con i tuoi colori lo scenografo. Devi saper comandare, ma anche essere un’amica, una confidente”, avverte la Sciarelli. La creatività, insomma, non basta: “prima di tutto bisogna avere tanta pazienza, saper ascoltare e capire tra le righe. E poi, avere senso dell’umorismo, per sdrammatizzare le ansie e le insicurezze con cui abbiamo a che fare ogni giorno”. E’ importante, infine, “conoscere la storia del costume, storia, avere senso del colore, conoscenza dei materiali: se hai fatto l’assistente per parecchi anni e hai dimestichezza con la lavorazione dei tessuti, l’invecchiamento, le tinture, sei avvantaggiato nel dialogo con i tuoi collaboratori”, precisa la docente del Campus di scenografia e costume.
La figura del costumista emerge in Italia a partire dagli anni 30 (fino ad allora gli abiti venivano disegnati dallo scenografo o dalla sarta di scena) e subito il legame tra la moda e il mondo della celluloide si fa strettissimo. Basti pensare che in quegli anni più che gli stilisti, erano i costumisti come Adrian, Travis Banton o Edith Head a lanciare le tendenze della stagione, al punto che quasi tutti i grandi magazzini americani erano forniti di un reparto cinema dove poter acquistare a buon prezzo le copie degli abiti dei film di successo.
Ma quanto cambia il lavoro del costumista dal teatro al cinema? “Il lavoro in teatro è più riconosciuto e ammirato e i rapporti sono più armoniosi, quasi famigliari. Hai più tempo per sperimentare, per dialogare con il regista e gli attori. La sera ci si ferma insieme e insieme continua il dialogo. Il cinema ha di negativo che va tutto contro il tempo, nessuno può aspettare, il denaro è al centro di tutto”, spiega Maria Sciarelli.
La XIV edizione del Sannio film festival sarà inaugurata dall’anteprima di “The young Victoria”, il film di Jean-Marc Vallée, che è valso l’Oscar per i migliori costumi a Sandy Powell, già premiata per Shakespeare in love e The Aviator.
Il film racconta la giovinezza di Vittoria, salita al trono nel 1837, per problemi dinastici e divenuta poi una tra le regine più amate. Vittoria viene descritta, anche attraverso gli abiti, come una donna semplice(gli anni scorsi, gli Oscar hanno voluto premiare l’accurata ricerca di film come “Elizabeth- the golden age” e de “La duchessa”): più appariscente è invece Emily Blunt, l’attrice protagnista, nelle mise che spesso sceglie per sfilare sul red carpet. Sandy Powell ha dedicato il terzo Oscar della sua carriera ai colleghi che lavorano alle storie più contemporanee, dove, a differenza dei period movies, è più facile che i costumi passino inosservati, pur essendo costati tanta fatica, forse anche più di quella che normalmente richiede un film in costume, se non altro perché devi studiare a fondo il personaggio ed entrare in sintonia con chi vestirà quel ruolo. A proposito, Maria Sciarelli precisa che “il film moderno, che dovrebbe essere più semplice come lavorazione, ti mette contro il gusto personale dell’attore e del regista. E ti fa scontrare contro l’uso dello sponsor che ti offre la sua merce che spesso non puoi modificare” . La storia ci insegna che il cinema genera mode: grazie al costumista l’attore puo’ diventare un modello da imitare: ma, secondo la Sciarelli, è difficile farsi condizionare da questo pensiero: “l’attore diventerà un modello solo dopo l’uscita del film. Quando stai preparando il film ti concentri solo su quel personaggio e non su quello che diventerà” E se l’attore è già un idolo? “Per fortuna i migliori sono disposti a farsi trasformare senza dover per forza mantenere sempre il loro ruolo in tutti i film”.