Sotto la giacca, il gilet
Per Dolce e Gabbana è un omaggio alla Sicilia popolare, per Iceberg la celebrazione dello stile da bohemien: la reinterpretazione in chiave moderna del gilet ha caratterizzato le collezioni uomo a/i 2010-2011 di diversi stilisti.
Elegante o in versione più sportiva, questo capo rievoca le atmosfere retrò di epoche in cui il completo da uomo era rigorosamente composto da tre pezzi: pantalone, giacca e gilet, appunto, che serviva a rendere la figura più ordinata. Oggi la moda maschile ha sdoganato l’ uso di portare la giacca sbottonata, contravvenendo così a quella antica norma di eleganza secondo cui la giacca va chiusa, se sotto non si indossa il gilet.
Il vest coat, o waist coat, come lo chiamano gli inglesi, è un elemento del guardaroba maschile fin dal XVII secolo: fu introdotto alla corte del re sole e poi, con gli anni, subì modifiche nella forma, accorciandosi (in origine si portava lungo al ginocchio) e perdendo le maniche, ai primi dell’ottocento.
Dopo la seconda guerra mondiale viene meno l’uso di portare il gilet, anche a causa dell’ abitudine di indossare le giacche a due bottoni. Infatti, la regola vuole che il gilet, nella parte superiore, spunti appena dalla giacca abbottonata. Per questo oggi alla giacca a due bottoni viene accoppiato generalmente il gilet a cinque bottoni, perché più sciallato, invece che quello classico a sei bottoni.
Panciotto o gilet? Di solito si usa un parola o l’altra indistintamente, anche se secondo alcuni, il primo differisce dal secondo per la foggia più sportiva che lo rende adatto ad essere indossato da solo, senza giacca e cravatta.
Secondo il dizionario della moda il gilet è l’unico elemento dell’abito maschile che permetta un po’ di fantasia personale. Non per nulla è stato il cavallo di battaglia dei Futuristi, che lo indossavano coloratissimo secondo un assioma del loro movimento per cui bisognava introdurre il colore nell’abito maschile.
Non a caso, quando alla fine degli anni 80 tornò di gran moda, gli stilisti, ispirandosi ai fastosi gilet del 700, lo riproposero in seta, jacquard, taffettà, velluto, tinta unita o a disegni floreali e arricchito di ricami e applicazioni.
Il gilet, che va portato di regola con le bretelle, se di stoffa deve aderire perfettamente al corpo e sovrapporsi adeguatamente ai pantaloni per evitare quando ci si muove di interrompere la continuità fra i due indumenti e di portare in vista la camicia. Nei completi è fatto dello stesso tessuto degli abiti, mentre negli spezzati è di stoffa diversa. In questo caso, se si adotta una giacca più scura dei pantaloni, non si sbaglia se si sceglie un panciotto di tonalità più chiara di quella dei calzoni.
Quanti bottoni? Il gilet classico è a sei bottoni se senza revers. Quello da smoking ha lo stesso taglio del frac: molto scollato, a un petto, presenta tre bottoni e revers sciallati.
Il gilet del frac e e del tight, invece, puo’ essere anche a doppio petto e in tal caso ha i revers.
Ai più raffinati non sfuggirà, inoltre, che quando è a sei bottoni, il panciotto dovrebbe essere tagliato in modo da non dover allacciare l’ultimo, come fece quel reale inglese disattento, in occasione di una cerimonia pubblica. La gaffe, scambiata per un vezzo dai trend setter dell’epoca, fece subito scuola. Il gilet sportivo, infine, puo’ essere a sei o a cinque bottoni e si differenzia da quello più classico per tessuto, disegni e colori.