Quando il passato invade il presente
Una sfilata molto complessa quella di Pierre Cardin, che festeggia quest’anno i 60 anni di carriera nel mondo del prêt-à-porter. Lo storico promotore della confezione sorprende con una collezione eclettica e multiforme che fa uso di una sconfinata gamma di stoffe, forme e tonalità.
Tanti i tailleur pantalone, sia per lui che per lei, in tessuti più morbidi o plastificati, in fucsia, azzurro, marrone, nero e argento. Sorprendono i mini dress coloratissimi con voluminose balze al fondo o impreziositi da grandi medaglioni neri. Altro capo must della collezione è la tuta, in lana o cotone, stretta in vita da larghe cinture, in brown, blu e nero.
I trench sono dritti, tecnici, con ampie tasche superiori ed inferiori ad avvolgere una silhouette geometrica e rigorosa. Seguono ampi pantaloni in seta abbinati a morbidi dolcevita a costine in total black, che effettivamente risultano un po’ pesanti nella loro estrema semplicità e più adatti ad un look invernale.
Fanno il loro ingresso in passerella impermeabili plastici in giallo, fucsia, azzurro e nero molto divertenti, anche se caratterizzati da forme un po’ troppo ampie per valorizzare un corpo femminile. I pantaloni sono morbidi, in seta scivolata, dalle tonalità rassicuranti e calde del lilla, lavanda e tortora.
Di nuovo tailleur, stavolta con la gonna, in colori decisamente scuri e tessuti che ancora una volta si presterebbero più ad un’atmosfera invernale che alle calde giornate estive.
Carini gli abitini bon ton bon genre in bianco e nero e molto particolari le diverse tipologie di cappelli, cilindrici, conici o con fiocchi applicati.
Nel complesso una collezione fortemente sartoriale, in cui la maestria e l’esperienza consolidata sono quanto mai evidenti. Purtroppo però i modelli appaiono ancorati ad un modello d’eleganza ormai superato. Continuamente si rimprovera all’Italia di avere nomi legati ad un’altra epoca che dovrebbero lasciare spazio a nuove proposte. Ecco, in questo caso anche la Francia dovrebbe riflettere sulla necessità di affidare a talenti più freschi un patrimonio, come quello di Cardin, che rappresenta senza dubbio uno dei principali artefici dell’intera storia del prêt-à-porter.