Questione di pelo: il morbido fascino dell’ostentazione
Quantunque autoriferita, la moda, sempre ansiosa di nutrirsi degli stimoli del mondo per poi dipanarsi e riavvolgersi come una matassa e modificare a sua volta l’estetica quotidiana, conferma coralmente per l’imminente inverno il ritorno in voga della pelliccia.
Sarebbe vano fingere di ignorare il fenomeno: l’ostentazione del lusso oggi continua a passare per visoni, volpi, ermellini, ecc. Pochi stilisti ne sono immunizzati, avendo sposato filosofie eco-friendly. Gli altri restano convinti che la pelliccia rappresenti ancora uno status-symbol, anzi style-symbol, come si preferisce dire adesso, oggetto del desiderio persino di quelle generazioni che fino a qualche anno fa sembravano prediligere cachemire e lane pregiate per i loro capi di moda.
E così quella tendenza alla sperimentazione formale e concettuale, quell’attenzione ai dettagli sofisticati, alle costruzioni geometriche e alle tonalità che rasentano il pretestuoso – colte sulle passerelle delle ultime stagioni – si trasferiscono nel campo delle pelli, dando vita a capispalla dalle linee nuove e dai motivi reinventati. Lo stesso dicasi dei tagli, proposti in versioni fantasiose e spregiudicate.
Ecco sfilare per le vie cittadine e paesane, dunque, le signore impellicciate di ogni età, ad ogni ora del giorno, in lungo o in corto, colorate o naturali, sportive o eleganti. Ce n’è per tutti i gusti quanto a varietà (lapin, visone, volpe, faraona, ermellino, cincillà, castoro, zibellino, ecc.) e modelli, con velli animali inseriti sempre più spesso all’interno di giacche e cappotti, oltre che su abiti, colli, polsi, gilet, maglioni, guanti, sciarpe, borse, scarpe”¦ La parola d’ordine pare essere “eccedere”, in apparente contraddizione e paradosso con la situazione di crisi in cui la nostra economia tuttora si trova.
Per quest’anno, comunque, si rassegnino gli animalisti (ma continuino a lottare!): la pelliccia fa moda.
D’altro canto, il prossimo sarà anche l’inverno che vedrà un prepotente ritorno alla ribalta del cappotto cammello, più consono senz’altro agli eco-modaioli. Un classico, naturalmente rivisitato, come quello, ad esempio, di Frida Giannini per Gucci o di Giambattista Valli.
Nato all’inizio del secolo scorso e affermatosi definitivamente a metà Novecento come must-have in ogni guardaroba, il cammello resta un’intramontabile icona di eleganza e fascino per donne e uomini (chi non ricorda Richard Gere in un caldo cappotto nel cult-movie “American Gigolo” o il Marlon Brando d’annata in “Ultimo tango a Parigi”?).
Del resto, questo capo regge a tutti gli abbinamenti con quanto indossato sotto o portato come accessorio. Consigliati, in ogni caso, mocassini ai piedi e borsa di cocco al braccio. Quanto alle forme, si fanno largo nuovi modelli decostruiti e smanicati accanto a quelli tradizionali, magari vivacizzati da inserti in altri tessuti preziosi. Tutto, purché cammello sia!