L’industria del fashion e i 100 anni della Confindustria
In un doppio viaggio, unico e sorprendente, che raccoglie immagini capaci di descrivere cento anni di sviluppo del nostro Paese, accanto a scatti d’autore che raccontano l’Italia di oggi, non poteva mancare uno spazio dedicato all’industria del fashion. “Dalla produzione tessile, antica specialità italiana, si diffondono le confezioni in grande serie e si sviluppa il genio della moda” queste parole introducono la sezione di fotografie dedicate alla moda e ai filati, intitolata “Tessuti di stile”, parte del percorso della mostra “Cento anni di imprese per l’Italia. Immagini e sguardi d’autore” dal 7 ottobre al 14 novembre presso il Museo dell’Ara Pacis di Roma.
La mostra a cura di Giovanna Calvenzi, Cesare Colombo e Ludovico Pratesi, è già stata presentata dal 6 maggio al 6 giugno 2010 alla Triennale di Milano. L’esposizione realizzata in occasione del Centenario di Confindustria, costituisce uno straordinario incontro fra la storia del nostro Paese e il futuro che vorremmo, fra la valenza informativa e quella emozionale delle immagini. Valori e tecniche che hanno reso grande il “Made in Italy” . La produzione industriale, il design e la comunicazione si intrecciano a paesaggi e ritratti del Bel Paese. Narratori d’eccezione sono dodici tra i maggiori fotografi italiani, alcuni hanno collaborato spesso con la moda.
Si passa dal lavoro su Marghera di Olivo Barbieri al racconto dell’Augusta Westland di Gabriele Basilico, dalla Piaggio di Pontedera immortalata da Luca Campigotto all’Italvapore di Pistoia protagonista degli scatti di Gianni Berengo Gardin. I “Ritratti” di Lorenzo Castore accolgono i soggetti come parte di un interno mentre le “Rive d’Italia” di Giorgia Fiorio sono geografie reali ma anche territori sconfinati tracciati da un immaginario nomade. Simona Ghizzoni ha voluto riflettere sulla condizione della donna nell’Italia di oggi, fra corpo e femminilità, proponendo una serie di immagini che ripercorrono il calvario delle persone affette da disturbi alimentari.
Davide Monteleone ha rappresentato l’eccellenza italiana attraverso il mito Ducati mentre Mario Guerra ha portato in scena il rapporto fra materia e memoria, cogliendo l’essenza del marmo di Carrara come materiale grezzo quindi “tessuto epiteliale” fondamentale per una produzione scultorea raffinata, sublime. I “Campi Flegrei” di Mimmo Jodice e il lavoro sulla Metropolitana di Roma di Massimo Vitali rilanciano il dialogo sul rapporto fra siti archeologici e nuovi spazi urbani. Ferdinando Scianna ha raccontato “La storia del gas e del petrolio della Basilicata”, fedele a una tecnica narrativa che lo stesso fotografo definisce invariata da quasi cinquant’anni. La stessa tecnica del reportage che è alla base delle campagne pubblicitaria riuscitissima, realizzate da Scianna nel 1987 per Stefano Dolce e Domenico Gabbana, presupposto estetico fondamentale per un approccio alla comunicazione, che caratterizza ancora oggi il marchio D&G.
Nel percorso della mostra è riassunto l’abc della moda italiana attraverso alcuni fermo immagine fondamentali. Dalle prime sfilate collettive organizzate dal marchese Giorgini nella Sala Bianca di Palazzo Pitti negli anni ’50, alla mostra dedicata al più iconico degli stilisti e allestita proprio all’Ara Pacis di Roma nel 2007, “Valentino a Roma 45 Years of Style”, grande retrospettiva che ha celebrato il mito e la folgorante carriera di Valentino Garavani. La produzione di cappelli Borsalino ad Alessandria è raccontata a partire dagli anni ’20 mentre dall’Archivio della Fondazione Zegna, uno scatto in bianco e nero, racconta il lavoro che c’è dietro alla finitura delle pezze di tessuto nel lanificio del marchio a Trivero. Gli anni ’60 sono rappresentati dall’immagine degli Stabilimenti Tessili Marzotto di Valdagno, dalla foto di Stanislao Farri tratta dal catalogo per le confezioni Max Mara del 1964. Un’immagine di “˜Violano’, superba architettura in tessuto di Roberto Capucci, presentata alla Biennale di Venezia del 1995 e immortalata dal fotografo Gianluca Baronchelli è esposta accanto a uno scatto di Roberto Zabban che racconta la sfilata di Giorgio Armani tenutasi quello stesso anno, negli spazzi dismessi degli Stabilimenti Ansaldo a Milano.