Arnault contro Hermès
Con una mossa da navigato finanziere ed un’astuzia che gli ha permesso di diventare il numero uno del gruppo più grande e più potente dell’intero mercato del lusso, Bernard Arnault ha acquisito in un brevissimo lasso di tempo il 17% delle azioni della storica maison francese Hermès.
L’amministratore delegato di LVMH ha dichiarato di aver proceduto a tale operazione perseguendo intenti benevoli ed amichevoli nei confronti della famiglia Hermès, nonostante tali atti di generosità non fossero accompagnati da preoccupanti situazioni finanziarie o economiche. Anzi, il fatturato di uno dei simboli per eccellenza del lusso non ha subito alcuna perdita durante lo scorso anno, registrando addirittura un incremento dell’8% in piena crisi finanziaria.
Bertrand Puech, presidente del gruppo Hermès e discendente del suo fondatore, ha invitato il signor Arnault a farsi da parte, temendo ragionevolmente l’inizio di un’ingiustificata battaglia finanziaria, che potrebbe ledere la mission e la vision principali dell’azienda.
Assistiamo all’ennesima speculazione, resa ancora più grave se si pensa all’oggetto del contendere, una casa del lusso con una tradizione inestimabile, giustamente salvaguardata dall’intera famiglia d’origine.
Sebbene nelle ultime decadi l’economia abbia subito delle trasformazioni prima impensabili, causa principale della crisi che ha messo in ginocchio gran parte dell’economia mondiale, rimangono ancora intatte delle realtà inoppugnabili, che hanno scritto la storia della moda, dell’eleganza, del lusso e dell’artigianalità. Non stiamo parlando solo di azioni, partecipazioni, trasferimenti di somme da un gruppo all’altro. Stiamo parlando di una realtà centenaria, di una famiglia che porta alto il nome del suo fondatore e non ha alcuna intenzione di diventare un numero o un ramo di un potente gruppo finanziario internazionale.
Finchè le acquisizioni intervengono a sanare situazioni fortemente rischiose hanno una propria ragion d’essere. Nel momento in cui l’avidità e la speculazione manipolano le scelte, l’etica, che dovrebbe ancora essere un valore vincolante all’interno dell’economia, lascia spazio alla sete di facili guadagni e di ingiustificato prestigio, rischiando di ridurre in polvere una storia ed una tradizione che nessuna somma sarà mai in grado di acquistare.