Intervista ad Alba Cappellieri curatrice di “Gioielli per Milano”.
In occasione della pregevole mostra “Gioielli per Milano” (alla Triennale Design Museum fino al 6 Febbraio), che ha visto per la prima volta collaborare creativi e produttori orafi lombardi con l’obiettivo di dedicare un omaggio al capoluogo lombardo, abbiamo intervistato la curatrice Alba Cappellieri, docente di design del gioiello al Politecnico di Milano.
Perché dedicare dei gioielli ad una città “prosaica” (absit iniuria verbis) come Milano, apparentemente poco incline ad atteggiarsi a musa ispiratrice?
“Perché Milano, contrariamente ad altre città , è una città molto generosa che chiede poco e abbiamo voluto dedicarle dei gioielli che ne svelassero le bellezze nascoste.”
Secondo Lei, i designer e produttori orafi che hanno aderito a questo evento sono riusciti a cogliere al meglio l’anima della città ambrosiana? Quali gioielli l’hanno colpita maggiormente?
“La mostra presenta gioielli molto diversi, per temi di progetto e manifattura. Considero la diversità una ricchezza e quindi ho incoraggiato sguardi trasversali. L’obiettivo di questa mostra era soprattutto quello di fare sistema mettendo insieme un produttore con un progettista per creare delle occasioni di riflessioni, che in alcuni casi sono state meglio declinate di altri.”
Come è nata l’iniziativa “Gioielli per Milano”? Quali sono le premesse? Quali i protagonisti?
“E’ nata da un bando della Regione Lombardia dedicata alle piccole imprese cui l’Associazione Orafa Lombarda ha deciso di partecipare con la consulenza scientifica del Politecnico di Milano che è l’unica università ad avere dei corsi in design del gioiello. Non solo, il Politecnico ha messo in campo le sue competenze sia nel campo del design con il dipartimento Indaco che nel marketing con il dipartimento Dig che nella chimica dei materiali con il dipartimento CMIC. La difficoltà maggiore è stata mettere insieme i diversi attori della filiera orafa lombarda: progetto, produzione, comunicazione, distribuzione e progettare insieme strategie comuni. L’unica possibilità per competere in ambito internazionale è fare sistema laddove il gioiello italiano è invece fortemente disgregato.”
Perché le aziende italiane in generale sono così refrattarie a “fare sistema”?
“Milano è la capitale del design e della moda perché le rispettive filiere sono riuscite a coagularsi in sistemi produttivi coesi. Questo non è avvenuto in campo orafo per ragioni principalmente culturali. Il gioiello tra le varie merceologie del lusso è quello più resistente al cambiamento e alle contaminazioni.”
Che finalità si propone questa mostra a lungo termine?
“Di creare un sistema orafo lombardo.”
Perché Milano e la Lombardia, pur vantando illustri maison orafe, non hanno mai sviluppato una specializzazione gioielliera forte come i distretti di Valenza, Arezzo, Vicenza?
“Perché non si è mai costituito come distretto orafo, a detrimento non soltanto della riconoscibilità ma anche della sua identità.”
Perché finora il rapporto moda-gioielli non ha prodotto i risultati sperati?
“Perché sono due mondi lontanissimi, che hanno logiche, valori e relazioni opposte. Il gioiello è fatto per durare, insegue cioè un tempo immanente mentre la moda per sua vocazione è effimera, insegue cioè un tempo trascendente. L’incontro non può che essere fugace e controverso”.
Come si può accrescere e diffondere la cultura del nostro gioiello? Che ruolo svolgono in questo senso istituzioni pubbliche e private, a cominciare dalle scuole?
“Occorre che le aziende orafe investano nei giovani, nella loro formazione, nella ricerca, nella cultura. Qualità e cultura sono del resto gli ultimi atout del prodotto italiano, senza cosa resterà?”