Il nuovo corso di Ballantyne
Il cambiamento è evidente: si percepisce subito, basta uno sguardo all’allestimento dello showroom. Siamo nella via di una città dove al centro appaiono 2 vetrine con 4 manichini per mostrare pezzi diversi in modo da fare intuire che il tutto può essere rimescolato: pantaloni al ginocchio con orlo a taglio vivo grigio secco, maglia romboidale e piccola cappa con i tre materiali della collezione: cashmere, mongolia, visone. Ambientazione metropolitana, ritmi dinamici e vitali dove i paesaggi scozzesi si possono solo intuire.
E’ iniziata la nuova era anche per la linea femminile Ballantyne. In poco tempo il nuovo direttore creativo Yossi Cohen sembra essere riuscito a dare nuova vita alla tradizione del marchio: ne ha studiato gli archivi e ha dato contemporaneità ad uno storico passato.
Linee decisamente nuove per quanto riguarda i volumi, le lunghezze. I colori preponderanti inizialmente sembrano essere quelli tradizionali, caldi come il cammello, panna crema beige, liquirizia e caramello, biscotto, ma in aggiunta i toni freddi, più lontani dalla tradizione Balantyne del nero o del grigio antracite e del bronzo presenti nei cappotti, nei pseudo montgomery, in cappotti di pelle taglio laser leggerissimi, in mantelle con frange anni 80, in tute di strato di lana, in piccoli tubini segnati in vita. Il blu il si declina in modo british verso l’indigo; il grigio va dal perla al medio: si aggiungono poi i toni accesi per il Diamond, pattern icona Ballantyne, e nei motivi figurativi intarsiati a mano, made in Scotland fin dal 1928. Il nero appare accostato ai colori naturali, ai flou, al giallo acido, al turchese, rosa corallo, il becco d’oca,come giallo e rosso
Colpisce è l’inserimento del pelo ma usato in maniera totalmente diversa: quasi è reso povero perché accostato alla felpa e al materiale come il cashmere. Bellissimi i montoni neri taglio vivo bordati in visone grigio. Nuovissimo è il discordo legato alle mongolie, che si presentano su cappe, colli, bordure leggere mai ridondanti di capi in visone; nella maglia in cashemere in versione suarée dalle linee sfilate con spettacolare collo mongolia, portato su una gonna longuette. I modelli argyle o tinta unita come anche la maglia stile norvegesee le coste, vengono reinterpretati nelle geometrie, nei tagli e nei volumi.
Preziosi nella loro semplicità: un piccolo giacchino in cotone giallo acido con le rifiniture di nabuc chiaro con alamaro; gilet di castoro color brown, fa da i intercapedine a un cappotto zippato; piccoli blazer in jersey pesante dalla forma secca da sembrare un tessuto e non una maglia.
Oltre al cashmere, lana merinos per una maglieria iperfemminile, alpaca, cashwool nelle felpe e nei leggins. Il jeans fa da capo basilare ma minimale per supportare tutte quelle maglie, cappotti, cappe, poncho e giaccone in maglia pesantissima che denotano lo stile della prossima stagione.
Anche i capispalla sperimentano linguaggi inediti. Il cappotto blu a coste inglese piatta è senza bottoni, fermato da una spilla pseudo kilt; quello d’ispirazione “uniform” viene interpretato in versione casual – luxury in prezioso tessuto di cashmere e dettagli in maglia. I piumini assumono una nuova eleganza con dettagli come i colli in cashmere lavorati a trecce e collo e polsi sempre in cashmere o in visone. Tessuti tecnici come il nylon si arricchiscono di lavorazioni a intarsio. Dettagli in pelle per il montgomery corto in “tricottina”. Inserti in acetato e spacchi geometrici laterali per il cappotto di cashmere dalla linea asciutta. Collo e interno in cashmere anche per lo spolverino in pelle leggerissima.
Fra gli accessori, sciarpe e cappelli e da abbinare in libertà ai diversi capi in collezione, colli in cashmere a uno o due fili e manicotti in pelliccia di visone; guanti lunghi.