“A Single Man”: uno stilista dietro la macchina da presa
Al Festival del Cinema di Venezia del 2009, lo stilista Tom Ford, noto per aver curato il rilancio del marchio Gucci e per averne creato un altro col proprio nome, ha presentato il suo primo film da regista, “A Single Man”. Il film, di cui lo stesso Ford ha curato la sceneggiatura, adattata dal romanzo di Cristopher Isherwood “Un uomo solo”, è stato ben accolto dalla critica, che lo ha definito addirittura “un gioiello”. Gli interpreti principali sono Colin Firth, che ha vinto la Coppa Volpi come Miglior Attore al Festival e che ha ottenuto una nomination agli Oscar 2010, e Julianne Moore, candidata al Golden Globe lo stesso anno.
Il film, ambientato nella Los Angeles del 1962, racconta un giorno della vita del professore George Falconer, che ha perso da poco il proprio compagno, Jim, in un incidente d’auto. Ma questo non è un giorno come un altro per George: infatti, ha deciso di suicidarsi. Seguiamo la sua vita e i suoi incontri, da Kevin, un suo studente che lo segue dappertutto, a Charley, la sua nevrotica migliore amica, con cui tempo fa ha avuto una relazione.
Ma perchè “A Single Man” ha ricevuto tali apprezzamenti dalla critica? Innanzitutto, bisogna dire che è un film particolare, diverso da quelli a cui il pubblico è abituato. E la mano di Tom Ford si sente. Infatti, è presente un’attenzione per i particolari quasi ossessiva: i primi piani di occhi, labbra e oggetti (le lettere che George tiene sul pavimento, disposte in un ordine quasi maniacale, oppure la sua altrettanto in ordine scrivania) avvengono con una frequenza continua, quasi come se lo spettatore osservasse ogni cosa con gli occhi di George. Inoltre, le luci sono soffuse e i colori sbiaditi, come in un film vecchio. Ma è la vita di George ad essere sbiadita: infatti, i colori e le luci è come se si accendessero solo quando George ripensa ai bei momenti passati con Jim. L’uso sapiente che Ford fa di queste tecniche mette in secondo piano i costumi. Può essere che non si tratti di una coincidenza: forse, Ford ha voluto dimostrare che il fatto che lui sia uno stilista non significa che in un film diretto da lui l’attenzione si deve focalizzare sui vestiti. Tuttavia, è proprio grazie ai costumi che “A Single Man” si può definire un film “elegante e impeccabile”. Infatti, George è di un’impeccabilità straordinaria nel suo smoking nero, rigoroso e in perfetto ordine come lui. Charley, a sua volta, è incredibilmente elegante nel suo vestito lungo nero con mantella dal retro bianco, cangiante come il suo umore, che passa con rapidità dalle risate al pianto.