Aspettando e… sognando una bella stagione
“I fiori sono apparsi nei campi”, dice lo sposo nel Cantico dei Cantici. “È giunto il momento di potare e sfrondare”.
È giunto il momento, diciamo noi, di “alleggerire” e di “togliere”. Quest’anno, come non mai, dopo un inverno così inclemente e un “tempo” così cupo.
Facciamo dunque finta di immergerci in un universo nuovo in cui fogge, materiali e colori possiedono qualcosa di speciale, un’aria misteriosa dove, in una rinnovata armonia, è bello e utile trovare rifugio per potersi rigenerare.
Abiti meravigliosi, ci aspettano.
Così impalpabili e leggeri da confondersi con piume e petali, sia nella forma che nella sostanza. O così lineari e rigorosi da metterci tutte in riga, senza aver bisogno di null’altro che la disinvoltura nell’indossarli.
Un’eleganza naturale, libera da sfarzo.
Quasi tutto si gioca nel caleidoscopico vortice delle stampe – regine assolute – e delle fantasie, ora minutissime, ora macro. Mai esagerate, però.Per contrasto, le tinte unite si arricchiscono di nuove sfumature e di nuove tonalità.
I beige virano all’avana e al corda.
I bianchi al gesso e al meringa.
I verdi al kaki e al sottobosco.
I rossi al corallo e al magenta.
Gli azzurri al turchese e al celeste.
I gialli all’ocra e al becco d’oca.
Il tutto da calibrare e intonare alla carnagione.
Si riconfermano prepotentemente le maglie e le bluse a righe, adatte a farci stare sempre “sulla cresta dell’onda”, sia per i primi week-end in riviera, sia per rendere più “fresco” il tempo libero in città -vagheggiando la Costa Azzurra”¦. I colori sono, naturalmente, i cari, vecchi, rassicuranti bianco/blu e blu/bianco, resi scherzosi da un pizzico di rosso o di giallo e dalle ampiezze straordinariamente nuove. E, irrinunciabili, sopra, i giacconi di panno a doppio petto un po’ androgini alla Corto Maltese o gli spolverini in tela-vela antivento. Larghissimi, i pantaloni o, al contrario, stretti quasi come una seconda pelle. Accostati ai primi morbidi mocassini o scarpe stringate fatte a mano, ballerine o tacchi nel secondo caso. Tenendo naturalmente conto dei luoghi e delle occasioni. La confusione tra orari e situazioni è sempre pronta a creare inadeguatezza.
Il gusto “dell’avventuriera” non demorde, pur se più pacato e ripulito. Ed ecco che le giacche militareggianti squadrate si addolciscono se accostate a gonne decisamente più lunghe, a volte lunghissime – era da un po’ che non se ne vedevano – e ampie. Anche nel deserto, potendole “arieggiare”, eseguono sicuramente il loro compito!! Cuoio, nabuk, lino, accessori di paglia, sciarpe di garza leggerissima, cappelli calati sugli occhi, occhiali ben aderenti al viso, si integrano benissimo all’ambiente canicolare vagamente coloniale. Tutto rigorosamente neutro – ça va sans dire.
Il filone anni settanta impera e la fa da padrone, catturando soprattutto il diletto di quelle giovanissime che, nelle foto delle madri scattate qualche anno fa, possono riconoscersi e ritrovarsi. E se si ha la fortuna di “scovare”, tra vecchi bauli nascosti in soffitta, una vecchia cintura borchiata, un gilet con le frange in crosta color miele, un kaftano acquistato durante un viaggio, una sacca a tracolla color rosa carne o una zeppa con lacci in tinta, le novelle figlie dei fiori, in questo caso originalissime, sbocceranno qua e là, suscitando meraviglia fra le amiche. Via libera dunque alle sovrapposizioni, alle lavorazioni ad uncinetto, ai finti pizzi e ai pizzi veri, alle collane importanti, all’aria neo-hippy e un poco fanè. Strizzate, le vite. Sottolineate, le forme.
Per chi aborrisce tutto ciò e vede in esso un bel “vorrei ma non posso”, nessun problema: fiducia.Per chi conosce perfettamente se stessa e le proprie convinzioni ma vacilla, nessuna paura: speranza.
Per chi, avendo molta sicurezza, può indossare qualsiasi cosa ed esprimere -sempre e comunque- qualcosa di personale, nessun dubbio: ottimismo.
Coesiste dell’altro.
Lo stile inglese- per esempio- che, come ben sappiamo, deriva da un certo atteggiamento nei confronti della vita quotidiana: il giardinaggio, l’equitazione, i bambini, i cavalli e i cani”¦”¦”¦”¦. E, allora, basta una camicia bianca- in coppia con tutto-, fedele compagna per ogni occasione, un trench anche un po’ “usaticcio”, un blazer in canvas con toppe e sottocollo in daino, un piccolo gilet retrò preso in prestito dall’armadio maschile, un jeans semplicissimo ma sempre protagonista, una t-shirt minimale. E qui la classe, sobria e discreta, trabocca e non tradisce. Mai.
Lo stile bon ton – a seguire- con i suoi tubini femminili (nel poco nero visto in giro, qui perseveriamo) da elogiare e collezionare, le sue giacche Chanel declinate in nuove trame e in nuove lunghezze e rese magari un filo più frivole dal guizzo di uno short (vero must di quest’anno per chi se lo può permettere) di piquet dal fascino raro, le sue camicie con il collo a nastro, i suoi guantini da guida, le sue borse d’antan e le belle Roger Vivier ai piedi. È intramontabile e fa sempre da lasciapassare -ricco della sua cultura e della sua grazia.
Lo stile romantico – andando oltre- che, con quei colori tenui e vagamente “bohème”, ben si addice a chi non osa uscire da un canone tradizionalmente femminile e altrettanto bene si associa al riscoperto filone legato al mondo della danza classica dopo l’uscita del così tanto discusso “black swan”. Persino Della valle ha sponsorizzato la Scala di Milano con le sue Tod’s.
Tanta bellezza da indossare, da interpretare.
E, in questa enorme profusione di offerte, la possibilità di essere comunque uniche, magari anche a partire da una quieta normalità che, come una vecchia amica, è la base fondamentale per ogni volo pindarico e per ogni libera espressione di sé.
Un’ultima piccola annotazione, su qualcosa che ci sta molto a cuore. L’attenzione posta quest’anno dagli stilisti sul “tutto-bianco” che, come già altre volte abbiamo detto, è espressione massima di eleganza, nella sua migliore accezione. Nulla è più donante, più assoluto e più portabile. A tutte le età e in quasi tutte le occasioni. In vari film di Luchino Visconti troviamo spunti da cogliere e imitare “ad abundantiam”.
Una noticina anche sul blu, se non re, perlomeno principe di questa stagione. Esso seduce e “chiama” da sempre, indifferente alle mode e alle tendenze. Rappresentativo di quella calma che trasmette e di cui abbiamo forse tanto bisogno. Così lo descrive Kandinsky, in un momento “ispirato”:
“La profondità la troviamo nel blu”¦”¦”¦. La vocazione del blu alla profondità è così forte che, proprio nelle gradazioni più profonde, diviene più intensa e intima. Più il blu è profondo e più richiama l’idea d’infinito, suscitando la nostalgia della purezza e del soprannaturale. È il colore del cielo.
“Come sottrarsi a tale “sirena”?