La vera bellezza non perde smalto
A fasi alterne torna di moda, in gioielleria, lo smalto. Si tratta di una tecnica ornamentale antichissima, che in Europa fu particolarmente diffusa sia dai Bizantini sia dagli Arabi con la loro conquista del Mediterraneo, da cui sortì un proficuo confronto e sincretismo delle due culture.
Al pari delle modalità decorative a incrostazioni colorate, lo smalto applicato su oro, argento, rame, bronzo ed altri metalli è un’invenzione delle lontane civiltà orientali. Amatissimo dai Romani, era già conosciuto presso le tribù dei Galli, probabilmente a causa dell’influenza esercitata dagli artigiani provenienti dalla Siria, grandi esperti nell’arte del vetro.
Dal III all’VIII secolo, in Gran Bretagna e soprattutto in Irlanda, la lavorazione locale, sopravvissuta all’impatto con le orde barbariche, trasse notevole beneficio dagli scambi con l’impero bizantino, prendendo a modello i sontuosi manufatti importati ed evolvendosi in un nuovo stile di smalti cloisonné, piuttosto elaborati.
In Italia fu specialmente l’oreficeria longobarda a raggiungere, grazie a questa tecnica, un alto livello di finezza esecutiva, favorita dai continui influssi orientali sull’onda degli stanziamenti bizantini sull’intero territorio, tali da irradiare il loro lusso ed estro artistico. Fu così che i laboratori italiani arrivarono a produrre i migliori smalti d’Europa, esportati in gran copia all’estero, dove spesso venivano copiati, mettendosi in competizione con la stessa manifattura bizantina che li ispirava.
Le popolazioni barbariche, in oreficeria, preferivano generalmente evitare la complessa lavorazione dello smalto a caldo, scegliendo più semplici incrostazioni a freddo, suddivise in alveoli, di vetri e pietre dure, più appariscenti che raffinate.
Solo nell’VIII secolo fu riportata in auge da Bisanzio l’autentica decorazione a smalto barbarica. A sua volta Bisanzio l’aveva mutuata dai Persiani sassanidi, a cui era accumunata dal medesimo gusto per il fasto, le gemme ed i metalli preziosi.
Gli abili orafi bizantini perfezionarono la tecnica applicando alla loro sontuosa produzione il metodo più aggiornato dello smalto traslucido cloisonné su oro, che consentiva di raffigurare addirittura personaggi e ritratti.
Nel 711 gli Arabi conquistarono la Spagna dei Visigoti, installandovi i loro governatori in rappresentatnza dei califfi di Damasco. Anche costoro avevano la passione per le cose sfarzose in grado di esaltare il loro potere, dando così origine alla splendida civiltà di Al-Andalus ispirata all’Oriente musulmano, ma carica pure delle tradizioni locali. Nacque, pertanto, un nuovo stile di impronta tipica mozarabica (ovvero della Spagna cristiana sotto il dominio musulmano).
Gli smalti arricchiti con tecniche iberiche classiche ed altre caratteristicamente orientali come la damaschinatura, il bronzo fuso e cesellato, la niellatura, venivano realizzati per impreziosire gioielli ed armi da parte di orafi ebrei, dal momento che, a causa di un pregiudizio religioso, gli Arabi preferivano astenersi da questo tipo di lavoro. Gli oggetti prodotti erano di eccezionale qualità ed andavano a soddisfare le squisite esigenze prima di tutto dell’aristocrazia spagnola e poi, tramite l’esportazione, delle classi più facoltose dell’Occidente e del Medio Oriente.
Gli straordinari laboratori di Siviglia, Almeria, Cordova, Badaioz, Toledo e Granada, agevolati dalla presenza in loco di molto oro, argento, pietre preziose, seppero portare avanti ad alto livello questa attività anche dopo la caduta del califfato degli Omayyadi di Cordova, nei successivi regni di Taifas (1030-1091), dei nomadi berberi e, infine, del regno di Granada, in sostanza fino al 1610, allorché i Mori di Spagna furono cacciati da Filippo III. Ma già nel 1492, con la riconquista di Granada da parte dei re cattolici, l’arte sublime della civiltà di Al-Andalus rinnovava la sua fioritura in Africa settentrionale (Maghreb), portata dai rifugiati andalusi e mori di fede muslmana.
Ancora una volta, quindi, l’arte dello smalto venendo a contatto con le diverse influenze locali, si trasformava progressivamente, dando esito a nuovi felici sviluppi.
Furono i secoli citati in questo articolo i momenti di elevazione stilistica e tecnica più grande per quest’arte. Grazie ad essi, oggi forse si vive ancora di rendita.