Audrey a Roma
Il 4 novembre si è conclusa la sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma con la proiezione, a cinquant’anni dal lancio della pellicola, della versione restaurata del film “Colazione da Tiffany”, capolavoro di Blake Edwards tratto dall’omonimo romanzo di Truman Capote. In contemporanea con l’apertura dei lavori del Festival è stata inaugurata presso il Museo dell’Ara Pacis una grande mostra-omaggio intitolata “Audrey a Roma. Esterno giorno”. L’esposizione, che rimarrà aperta fino al 4 dicembre 2011, rappresenta un tributo alla star internazionale, trendsetter e maestra di stile, fortemente voluto dal Club Amici di Audrey per raccogliere fondi in favore dell’UNICEF: Audrey Hepburn è stata Ambasciatrice del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia e il ricavato della vendita dei biglietti dell’esposizione contribuirà alla lotta contro la malnutrizione infantile in Ciad.
Il percorso ospita una selezione di 150 scatti inediti, quasi “rubati”, provenienti dagli archivi di Reporters Associati, Photomasi, Istituto Luce e Kobal Collection che hanno catturato la star in momenti di vita quotidiana ed hanno come sfondo la città di Roma, ma anche immagini tratte dall’archivio UNICEF che documentano i viaggi di Audrey Hepburn tra i bambini del Bangladesh, del Vietnam, della Somalia, del Sudan, dell’Etiopia e dell’America Latina, in rappresentanza delle numerose missioni che hanno completamente assorbito l’attrice nell’ultimo periodo della sua vita.
La mostra “Audrey a Roma” racconta attraverso immagini, video e oggetti personali, inclusi splendidi abiti ed accessori di griffe come Givenchy o Valentino, le tre vite vissute dall’attrice nella capitale: diva del cinema, mamma e Ambasciatrice. Audrey Hepburn ha condiviso con Roma momenti cruciali della sua carriera artistica che vanno dal film “Vacanze Romane” (1953) a “La storia di una monaca” (1959), passando attraverso le riprese di “Guerra e pace” (1956) ma anche, anni di vita familiare vissuti a stretto contatto con la città ed i suoi abitanti.
Il legame fra la vita di Audrey e la storia della moda, la diva e il suo “periodo capitolino”, vengono ripercorsi attraverso il supporto di didascalie, testi e grafica. Si parte con gli anni ’50, contrassegnati dall’allure inarrivabile e principesca di Christian Dior che ha rivoluzionato il concetto di femminilità e decoro, proponendo una donna perfettamente scolpita nel proprio abito. Immagini che vanno dal ’58 al ’59 immortalano il celebre scollo “Sabrina” ideato assieme all’amico Hubert De Givenchy; l’abito nero appena sotto il ginocchio abbinato a scarpe con tacco sottile, quasi a rocchetto, lo chignon e i guanti di suede bianca che rappresentano i segni dell’eleganza anni ’50 così essenziali e così Audrey Hepburn. Le sete acquistate nei viaggi dell’attrice divengono splendidi abiti da cocktail realizzati dai suoi sarti preferiti, la Hepburn può esprimere senza riserve una ricercata eccentricità abbinando ad esempio, una borsa a cartella con il tweed maschile di un cappotto godet. I tailleur da giorno sono avvitati e asciutti con manica rigorosamente a tre quarti, l’abito per la prima di un film è invece lucido e in seta mikado, con scarpe dello stesso tessuto e completato da un piccolo manteau.
Con la metà degli anni ’60 si attua un cambiamento nella moda, silhouette “A-line” caratterizzano cappotti e vestiti, le stampe di Emilio Pucci e le gonne ben sopra il ginocchio si abbinano a scarpe dalla punta squadrata e ad occhiali fuori misura. Le foto esposte immortalano Audrey Hepburn con un cappottino stondato abbinato ad una borsetta con le sue iniziali, oppure in abito “tennis style” con profili a contrasto, le ispirazioni etno-chic tipiche degli anni ’60 emergono nelle immagini associate ad uno stile “space-age” che descrive a pieno la carica innovativa del decennio. Negli anni delle mini, delle calze bianche e degli occhiali extra-large Audrey Hepburn, come Jackie O’ e Twiggy, diviene il simbolo di una generazione che cambia, alla ricerca di una femminilità nuova e più libera.
Immagini degli anni ’70 ritraggono la Hepburn in una versione che potremmo definire gipsy e flamenco, con un abito in velluto nero e volants in linea con il gusto del decennio che amava unire all’eleganza un pizzico di esotismo. Lo stile hippie, anche in versione couture, è stata l’uniforme chic degli anni Settanta. Audrey Hepburn amava completare il look con accessori etnici, magari acquistati durante i suoi numerosi viaggi, mai con gioielli vistosi. La mantella inserita in questi anni nelle collezioni di molti stilisti da Yves Saint Laurent a Valentino, è stata interpretata dalla grande attrice e icona attraverso il suo stile al contempo sportivo e regale. Le foto che descrivono il decennio passano dalla versione beach style a quella high society in cui Haudrey, da vera signora romana e protagonista del jet set internazionale, sceglieva per una serata di gala un abito di Valentino in seta color malva e a balze plissettate (la creazione, per gentile concessione degli Archivi della maison, è esposto per altro nel percorso della mostra).
L’esposizione illustra tutti gli aspetti, i must dello stile e il gusto inimitabile di Audrey Hepburn: dal grande occhiale scuro che ha inventato nuove regole di seduzione mescolando mistero e intelligenza, eleganza e sense of humor alla borsa cestino da portare con la pelliccia d’inverno o con il tailleur estivo, accessorio tanto amata dalla diva e imitato dalle più grandi case di moda del mondo; dall’immancabile petite robe noire al mocassino al femminile, a metà strada fra il preppy americano e la gamine francese; dal foulard in versione etnica o classica di Hermès al look casual fatto di cardigan oversize, pantaloni in flanella e bluse di seta ancora oggi simbolo di un’eleganza moderna, semplice e sicura, che non ha bisogno di ostentazioni per esprimere femminilità. La mostra curata dal secondo figlio di Audrey Hepburn Luca Dotti, con Ludovica Damiani, Sciascia Gambaccini, Guido Torlonia e con la consulenza di Sava Bisazza Terracini racconta Haudrey nella veste di moglie e madre, anche attraverso un video esclusivo montato da Pier Paolo Verga e prodotto da Luchino Visconti.
L’esposizione “Audrey a Roma” è promossa dall’assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico-Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale, da Haudrey Hepburn Children’s Fund e dal Club Amici di Audrey per UNICEF, con l’organizzazione e i servizi museali di Zetema Progetto Cultura. La Casa del Cinema di Villa Borghese si unirà all’omaggio tributato all’indimenticabile diva di “Colazione da Tiffany”, con la proiezione dall’11 novembre al 18 dicembre, di cinque fra le sue pellicole più celebri.