La moda uomo A/I a Milano parte da Corneliani
Atteso per fine 2012 il remarke del film Il Grande Gatsby, il personaggio di James Gatz divenuto Jay Gatsby per amore di Daisy Fay sembra all’improvviso invadere la scena cinematografica.
Ritroviamo inaspettatamente il suo creatore Francis Scott Fitzgerald e la moglie Zelda nel film di Woody Allen in Midnight in Paris dove la brava costimista italiana Sonia Grande già ci fa rivivere l’atmosfera chic che circonda Jay Gatsby, attraverso gli abiti indossati dai personaggi che a mezzanotte il giovane scrittore americano incontra nei locali di Parigi, e in modo particolare da Marion Cotillard nella parte di Adriana la musa ispiratrice di Picasso e Alison Pill nei panni di Zelda Fitzgerald: abiti degli anni ’20 in stile charleston. Proprio gli anni in cui è ambienta la storia di Gatsby.
Ma come interpreta Corneliani l’atmosfera e l’eleganza del personaggio tragico e romantico di Jay Gatsby, che altre edizioni del film ci hanno mostrato? Facendo in modo che tradizione e modernità si incontrano: quindi abiti sartoriali ma di stile disinvolto.
La silhouette è sottile; anche l’abito più formale come il doppio petto risulta alleggerito. La giacca ben costruita nelle spalle è molto segnata in vita, gli spacchi laterali le danno movimento; le quattro tasche e la pochette l’ammodernano; nei capi formali i revers sono a punta e ciò ne accentua il rigore; mentre nelle informali lo scollo è a scialle e piccolo e ciò contribuisce a renderle più giovanili. I pantaloni anche essi di linea asciutta sono corti, nei capi più informali l’orlo è infilato negli scarponcini. Giacche trompe d’oil sportive, ma chic; completi confortevoli anche nei tessuti tradizionali e non solo il sorprendente completo di maglia di cachemire grigio chiaro. Pantaloni bianchi come li avrebbe portati il grande Gatsby. Poche le camicie bianche, sostituite da camice coordinate nel colore con l’abito e la cravatta o il papillon.
Il cappotto è lungo e fluido. Il trench e i giacconi ci portano un passo indietro nel tempo. I maglioni adatti ad affrontare i grandi freddi sono con collo alto e zip sono bicolori, alcune stampe optical quasi una pennellata a contrasto bianco danno un tocco di modernità e disegnano un giovanile elefante. Accessori, borsoni e scarpe coordinate con l’abito e realizzati in tessuto completano la collezione che mantiene un carattere elegante, raffinato a partire dai colori: beige, sabbia, grigio, blu, stampe quadri molto scuri; chic anche nei capi meno formali.
Poche le concessioni alle eccentricità: gli outfit totalmente bianco, giacca tricot chiusa da alamari, pantaloni e scarpe, ma anche cappotto e completo doppio petto, a voler segnalare l’ispirazione a Jay Getsby che soleva vestire di bianco; la giacca da sera in visone epilato il poncho di maglia e pelliccia. Una collezione che si è fatta apprezzare anche per la velocità di presentazione. Sono state utilizzate uscite anche di tre/quattro modelli coordinati nell’insieme dal colore, ma differenziati nella utilizzazione; quasi a rappresentare la sintesi di un guardaroba maschile di base.
La tipologia della collezione, dove ciò che contano sono la qualità, la sartorialità del capo, i dettagli di stile che suggerisce, ci ha posto la domanda: ma tutto ciò non è più apprezzabile in una presentazione? La sfilata deve suggerire una suggestione, una emozione, una sorpresa, un qualcosa che è in grado di richiamare immediatamente l’attenzione e scuotere. Ma se ciò non è la finalità della collezione che si muove invece su valori tradizionali di qualità e della ricerca del dettaglio di stile, serve la sfilata? Non sarebbe stata più utile una presentazione statica atta a segnalare e fare apprezzare i suoi valori
Forse il problema sta nella differenza di attenzione che la stampa dedica alla collezione presentata sulla passerella rispetto a quella che presentata in modo statico.
Eppure qualcosa di nuovo bisogna inventarlo per mettere insieme l’emozione della sfilata e la razionalità della presentazione.