Gemme star del cinema
Il fascino delle gemme ha ispirato ogni branca del pensiero e dell’attività umana, incluse naturalmente le arti. Le pietre preziose, quindi, non potevano non entrare da protagoniste nel mondo del cinema, e non ci riferiamo solo alle dive sfavillanti di gioielli da fiaba. Diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri hanno dato il la a molti cineasti per girare film di vario genere, dall’avventuroso al poliziesco, dal sentimentale al noir, dal fantasy al politicamente impegnato.
Passeremo ora in rapida carrellata alcune fra le tante pellicole che ruotano attorno alle gemme, tanto da averle “incastonate” nel titolo stesso.
Cominciamo subito con un vero cult movie, vale a dire “Agente 007 – Una cascata di diamanti” (titolo originale “Diamonds are forever”), settimo episodio della saga di James Bond, con Sean Connery, Lois Maxwell, Charles Gray, diretto da Guy Hamilton nel 1971. Il film inizia con Bond alla ricerca del suo solito nemico Ernst Stavo Blofeld (capo della Spectre), per vendicarsi della morte della moglie Tracy, e prosegue con l’agente segreto nei panni di un contrabbandiere sulle tracce del responsabile di un colossale traffico illegale di diamanti. Curioso è che i diamanti servirebbero a costruire un misterioso laser, ma in realtà… Lasciamo in sospeso la trama, caso mai qualcuno dovesse ancora vedere questo intrigante film.
Tra le pellicole più recenti che hanno trattato di diamanti va ricordato il drammatico “Blood Diamond – Diamanti di sangue” (2006) di Edward Zwick, che tante (vane) polemiche ha suscitato, con Leonardo Di Caprio, Jennifer Connelly, Arnold Vosloo, nel quale due uomini – un ex-mercenario dello Zimbabwe e un pescatore di Mende – incrociano i loro destini africani nell’impresa di ritrovare un raro diamante rosa, il tipo di pietra che può trasformare una vita… o farla finire.
“Diamanti sporchi di sangue” è, invece, un film italiano del 1978 diretto da Fernando Di Leo, con Barbara Bouchet, Claudio Cassinelli, Martin Balsam, e la bella colonna sonora di Luis Enriquez Bacalov. Rappresenta una sorta di remake di “Milano, calibro 9”, mettendo in scena un rapinatore che, dopo cinque anni di galera, entra in conflitto col suo ex-capobanda, a causa di un losco traffico di diamanti.
Il thriller “I diamanti dell’ispettore Klute” (1973) di Tom Gries, con Donald Sutherland, Jennifer O’Neill, Robert Duval, si presenta ricco di colpi di scena, avendo al centro le indagini dell’ispettore assicurativo Hammond Klute su furto e traffico di gioielli, con eventi a catena che lo conducono fino a Nassau, nelle Bahamas, prima di far finire i delinquenti nelle mani della polizia.
I diamanti sono ancora protagonisti di una bizzarra commedia giallorosa del 1968 con Marcello Mastroianni, Rita Tushingham, Anne Blake, Bill Fraser, dal titolo “Diamanti a colazione” (regia di Christopher Morahan), in cui Nicky, il figlio di un granduca russo, profugo in Francia dopo la rivoluzione bolscevica, decide di rientrare in possesso – per mezzo di un furto clamoroso – degli splendidi gioielli persi dal padre alla roulette, in quel momento in mostra proprio a Parigi. Mette insieme, allora, una banda di donne, tutte abili ladruncole, ed architetta un piano ingegnoso che lo porta ad impossessarsi del fantastico bottino… ma a vederlo subito dopo volatilizzarsi per opera delle sue vecchie zie, che seguendo le orme del padre di Nicky, giocano e perdono alla roulette tutta quella ricchezza.
Passiamo, poi, ad un’altra commedia, “La gemma indiana”, ispirato ad un fatto vero. Il film, girato da Marvin J. Chomsky nel 1975, con Don Stroud, Donna Mills, Robert Conrad, racconta la storia di due “vitelloni” da spiaggia della Florida che, durante una visita al Museo di Storia Naturale di New York, rubano l’incantevole “Stella dell’India”, gemma da 564 carati. Ne conseguono movimentate vicende che rendono veramente “d’azione” la pellicola. Spettacolare è, in particolare, la sequenza dell’inseguimento in barca.
Bellissimo è pure il drammatico “Un’estranea fra noi” di Sidney Lumet (1992), con Melanie Griffith e Erich Thal, ambientato nella comunità chassidica di New York sullo sfondo di un grosso furto di diamanti e di una storia d’amore impossibile (il film è anche una lettura comparata di due realtà religiose diverse e inconciliabili fra loro).
Tratto da un giallo di Agata Christie è il film “Poirot e le pietre preziose” (realizzato negli anni ’90 per la tv britannica con l’attore David Suchet), in cui il noto investigatore belga nella Londra di inizio ‘900 si trova ad affrontare (ed a risolvere, ovviamente) casi complessi legati a favolose gemme: un diamante scomparso ad una stellina del cinema e ad una nobildonna (in realtà la stessa gemma, usata per coprire delle avventure amorose clandestine), gli smeraldi appartenuti a Lucrezia Borgia e ritrovati grazie… ad un dizionario, il rubino appartenuto ad una nota famiglia araba, finito in una fetta di torta, ecc. ecc.
Molto interessante è poi il plot del film drammatico “Il Gioco dei Rubini” (1998) di Boaz Yakin, con Renee Zellwegger, Christopher Eccleston, Allen Payne, che ritrae una comunità ebraica ortodossa di New York, ben integrata economicamente con la città, ma assolutamente appartata dal punto di vista sociale (per motivi prettamente religiosi). Qui Sonia si sposa con Mendel, ma si accorge presto che la vita scandita ossessivamente dalla tradizione rabbinica le sta stretta, per cui comincia a lavorare con successo in una gioielleria (i rubini sono, quindi, una sorta di mezzo per il suo riscatto di donna). Questo, però, infastidisce il marito e la famiglia, timorosi di alterare le apparenze. Sonia viene quindi cacciata di casa, salvo infine ottenere il perdono del marito, ma ognuno continua da solo la propria strada.
Ancora un rubino dà il titolo ad un film: “La leggenda del rubino malese” (1985) del regista italiano Antonio Margheriti, con interpreti Lee Van Cleef e Christopher Connelly. In questo movie avventuroso, che fa un po’ l’eco a Spielberg, un organizzatore di viaggi per miliardari si trova coinvolto nella ricerca di un meraviglioso rubino, al quale la leggenda attribuisce poteri magici. Ne sortiscono vicissitudini di tutti i tipi.
“La croce dalle sette pietre” è, invece, un film horror del 1987 di Marco Antonio Andolfi, che narra la storia di un oggetto (una croce magica) sottratto da camorristi al protagonista che però, quando ne è privo, si trasforma in un mostro.
Si potrebbe continuare quasi all’infinito a citare titoli di film che evocano esplicitamente le pietre preziose, ma ci limitiamo solo a qualche altro celere esempio: “La gemma orientale dei papi” (documentario del 1947 di Alessandro Blasetti), “Nome in codice: Smeraldo” (film di guerra del 1985 diretto da Jonathan Ranger), “Zaffiro Nero” (poliziesco del 1959 di Basil Dearden), “Zaffiro e Acciaio” (serie tv americana del 1977 di Peter Hammond), “La favola dei tre diamanti” (notevole documentario del palestinese Michel Khleifi, datato 1994, che descrive i massacri nel campo profughi di Jenin), “I diamanti sono pericolosi” (poliziesco americano del 1972 di Barny Pollack), e per i bambini, ma non solo, il film d’animazione “Barbie e il castello di diamanti” (uscito in computer graphic nel 2008, per la regia di Gino Nichele), una favola principesca dal tocco musical.
Insomma, che si tratti di film capolavoro o trash, per noi le gemme sono sempre da Oscar!