Le “Magnifiche 7”
“Oggetti-sogno” che danno vita a sogni oggettivi.
Questo potrebbe essere il compendio di un giudizio adatto a sottolineare ancora una volta la meraviglia che rimane “dentro”, che permane, dopo la partecipazione a uno degli eventi di “casa Meroni”.
Quest’anno, in occasione dell’ultima edizione del Salone del Mobile, per festeggiare i dieci anni della sua “Rêverie”, la “…poliedrica, naturalmente sofisticata, appassionata di arte e cultura” signora Chichi ha dato modo ai suoi ospiti di godere di una vera e propria rappresentazione di bellezza e di grazia. Nello spazio di Largo Augusto, L’Arabesque, ha messo in scena un angolo di dolcissima nostalgia.
Una sfilata. Un défilé.
Normale, potrebbe dire qualcuno. Se ne vedono così tante!
Eh no! Non come questa. Un incontro, diciamo noi. Un connubio.
Quello tra sette donne speciali di oggi –sette giovani attrici della scuola del Piccolo Teatro di Milano- e sette donne speciali di ieri –interpretate, rievocate, dalle prime.
Sette donne che tra gli anni ‘30 e gli anni ’60 hanno dato significato al loro tempo e “hanno lasciato una traccia particolare con la loro personalità e professionalità, nella cultura, nell’arte e nella storia”.
Sette, numero particolare per chi crede e si interessa alla numerologia, numero che richiama tanti simboli: i giorni della settimana, i vizi e le virtù, i veli da scoprire per arrivare all’illuminazione, i giorni impiegati per completare la Creazione……… Simbolo di sapienza, di creatività, di successo, di profonda comprensione, di anelito al bello e a una rara visione della vita…….
Ebbene, a partire “anche” da ciò, un’aura di magia ha avvolto tutto e tutti.
Pioveva quel giorno (e oggi, dopo un mese, non ha ancora smesso!!), ma nessuno se n’è accorto in mezzo a quel calore emanato non tanto dai faretti ben posizionati e dai “funghi” tiepidi collocati qua e là, quanto dal gradevole clima venutosi a creare tra protagoniste e pubblico. Un tutt’uno idoneo a scaldare l’animo, oltre al corpo.
Tutti gli occhi puntati dunque alle scale da cui scendevano -sbucando da un paravento bianco-, come splendenti regine, ognuna a modo proprio, le bellissime… Musica jazz dal vivo di sottofondo, una “pseudo” Billie Holiday a interpretarne brani famosi. Un tuffo nell’eleganza senza tempo e senza fine, una seduta di cromoterapia, una parentesi di benessere, anzi di “bellessere”.
E improvvisamente, eccoci tutti quanti “travolti” da un susseguirsi di rapidi movimenti, simili a perle sfuggite dal filo che le lega insieme. Sette “fanciulle” a interpretare magistralmente, a rotazione, le loro parti. Realtà e finzione insieme. Proprio come a teatro. Metamorfosi continue, attraverso il tempo e i suoi mutamenti. L’arte di giocare senza scherzare troppo. Il desiderio di testimoniare qualcosa che vive ancora e che ancora può essere fruibile.
“Non puoi attraversare il mare semplicemente stando fermo e fissando le onde”, ha scritto Tagore. E noi lì presenti ci siamo “immersi”.
E ci hanno “bagnato” ondate di stampe déco e geometriche, di velluti cangianti, di bordure in ocelot, di mantelle e mantelline, di broccati austeri, di frange, guantini, gioielli e falpalà. Sorrisi smaglianti, posture enfatizzate, ammiccamenti birichini……… E, ancora, colli alla marinara, crocchie laccate, capelli cotonati, borsine dalle fogge bizzarre, marabù, soprabiti perfettamente lineari, copricapo oltremodo sfiziosi. Superbe gonne sotto timidi giacchini.
Da perdere la bussola, nonché la testa. E lo sguardo attento a riconoscere in quelle “figurine” le note “figure”. Concentrato a scoprire in quel codice estetico del passato l’annuncio imperioso del futuro.
- Cosa dire di Maria Callas, “Soprano drammatico d’agilità”, divina e camaleontica creatura, indimenticabile Medea e insostituibile Norma, capace di far dire a Zeffirelli: “L’emozione di quel suono…..la sua voce, che udivo per la prima volta, giungeva attraverso i timpani fino ai nervi, alle cellule più segrete e recondite della mente, del cuore”! Pareva lei, resa credibile da quei capelli raccolti “a banana”, da quel “cipiglio” ben tratteggiato con l’espressione del volto e da quell’abito in ottoman di lana dall’ampia gonna e dal corpetto in velluto nero tempestato di piccoli pois dorati. Roberta di Camerino anni ’50 -anch’essa in velluto-, la borsa accostata ad esso.
- Quanti applausi per Ray Eames, vivace compagna di vita di Charles Eames, entrambi designer lungimiranti e antesignani dell’architettura High-Tech. Chi non vorrebbe avere in casa la loro “Lounge-chair and ottoman”, datata 1955, la “poltrona più bella del mondo”? Una scattante camicia in lana mélange e una gonna in lana mohair multicolore, sulla sua “interprete”. Un ancor attualissimo secchiellino di pelle cuoio con manico in bachelite, al braccio.
- Che emozione veder rivivere la biondina Amelia Earhart, avventurosa amante del cielo! Lei che, in solitaria, ha trasvolato con tranquilla e coraggiosa sicurezza come solo gli uomini più temerari, allora, si arrischiavano a fare. Un rigoroso cappotto blu e nero, per la sua volitiva “controfigura”, e un rigido bauletto anni ’40 in cocco nero rifinito in metallo, quasi a nascondere il segreto della sua fine tragica.
- Una vera sorpresa l’apparizione di Tamara de Lempicka, raffinata e trasgressiva, ambigua e raggelante; innamorata dell’Italia sin dalla sua prima visita nel “Bel Paese”, e sedotta dall’Art Déco, resa da lei personale e particolare. Pennellate vibranti sulle sue tele, profonde come i suoi occhi e i suoi gesti….”Nel secolo in cui tutto poteva accadere e tutto è accaduto, anche la pittura ha scatenato passioni ed energie sopite, di una creatività lungamente rimasta nell’ombra: quella femminile”. Così si legge nell’introduzione del catalogo della mostra milanese a Palazzo Reale a lei dedicata qualche anno fa. Un kimono di grande impatto, indosso al suo perfetto “alter-ego”. Chartreuse (tra il giallo e il verde), il colore. Disegni paisley e bordure a contrasto in diverso materiale. Zampa di struzzo e catenina sottile per la piccola borsa anni ‘20/’30.
- Poi Leni Riefensthal, controversa e contraddittoria, morta ultra-centenaria dopo una vita decisamente “densa” di avvenimenti molto discussi. Anticonformista e dedita alla sua passione, la filmografia, trovò nel mare e nelle sue meraviglie sommerse il suo ultimo amore. Corallo, guarda caso, il colore indossato dalla sua “gemella”, traduttrice del suo indefinibile stile. Originali dell’epoca le passamanerie. Broccato cinese per la pochette.
- Entusiasmo all’arrivo sulla passerella di “mademoiselle”. Occhi da furetto, gesti da monella, mosse da rivoluzionaria; tale e quale fu, tale e quale “è”. Di più non si può dire per Coco Chanel. Un abito in cady bianco e nero splendidamente portato da una splendida “fotocopia” vivente. Cappellino divertente in testa, ottone e maglia metallica la borsina Whiting & Davis in tinta chiara. Sigaretta tra le dita……..
- Sulle ali della musica, delle sue canzoni, ecco Billie Holiday, Lady Day, la signora del blues, burrascosa e prorompente. Fiori tra i capelli, fiori simili a farfalle sul vestito della bravissima “esegeta” del suo stile.
..…..e per finire, lei, Chichi Meroni, discreta ed esuberante nel medesimo tempo, chiamata a gran voce da tutti i suoi sette “personaggi” e da tutte le sue collaboratrici, comprese le laboriose sarte in “candide” divise presenti sulla passerella, a dimostrazione di uno straordinario e amorevole gioco di squadra.
Un the aromatizzato, contenuto in un ampio samovar e accompagnato da minuscoli frollini con granella di zucchero, a conclusione del virtuosissimo cerchio, a corollario di una cornice così significativa. Di uno chic inusuale.
Abbiamo visto, in quel tardo pomeriggio vagamente primaverile, il frutto di un bagaglio culturale e intellettuale accumulato in decenni di appassionata ricerca, di avvincente dedizione, di indiscutibile gusto. E abbiamo rinsaldato il nostro iniziale parere.
Quello di aver conosciuto una donna certamente non comune.
Che ha creato un luogo altrettanto non comune.
Farci una “capatina” ne vale davvero sempre la pena.
Impronte sicure, da portare a casa. E sicuramente indelebili.
Simona sei grande e lo dice una che di scrivere sta facendo la sua vita o meglio “l’altra metà della sua vita!”.
Ti abbraccio intramontabile Amica mia.
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