Miscela di moda
ARTIGIANI DELLA MODA SUPER-WANTED
Alta qualità e saper fare salveranno il sistema Italia, favorendo crescita e occupazione. Ne sono convinti ormai tutti: la via maestra per uscire dal gorgo della crisi che ha colpito anche il settore della moda è quello del’artigianato d’eccellenza che sa coniugare il lavoro manuale con le nuove tecnologie. Secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato (dati Unioncamere – Ministero del lavoro), tra i mestieri più richiesti e quindi ben pagati nell’industria dell’abbigliamento vi sono: sarti, modellisti, maglieristi, cappellai, confezionisti, calzolai, pellettieri, conciatori, borsettieri, orafi. Si tratta di professioni “antiche” che sembravano destinate a scomparire e che invece ora, pure sull’onda del boom del lusso nei Paesi BRIC, tornano più attuali che mai offrendo solide opportunità di lavoro a tanti giovani. I fashion brand non solo si contendono i nuovi “maestri del fare”, ma addirittura ne fanno i protagonisti delle loro campagne pubblicitarie (rugosi mani artigiane campeggiano ormai nei visual di parecchie griffe d’alta gamma al posto di seducenti top-model). E pare proprio che gli artigiani italiani siano considerati tra i migliori al mondo, se è vero che molte aziende le quali avevano delocalizzato la produzione oltre confine sono poi tornate sui loro passi reimpiantando le attività in patria. Non ultimo Louis Vuitton, ad esempio, ha strategicamente scelto di stabilire a Fiesso d’Artico (VE)la Manifacturede Souliers, ed uno che di qualità se ne intende come François Henri Pinault ha riconosciuto che l’Italia ha saputo conservare la manifattura d’eccellenza meglio della Francia. E se lo dice lui…
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CREATIVITA’ SENZA CONFINI TRA FRANCIA E ITALIA
Un arioso excursus nella grande moda “Dalla nascita della haute couture a oggi”: è questo il titolo dell’ultimo intrigante libro (Carocci editore) della ben documentata giornalista Sofia Gnoli, che ha attraversato 250 anni di storia aleggiando tra l’empireo dell’alta moda e le quote aeree del prêt-à-porter, per planare infine sul fast fashion imperante nell’epoca attuale della globalizzazione. Gnoli codifica le origini della haute couture nell’inglese – parigino d’adozione – Charles Frederick Worth, che divenne fornitore ufficiale dell’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III. A questo sarto si devono le prime sfilate con mannequin nonché il lancio frequente di nuovi capi, ma soprattutto in lui va identificato l’ideatore del concetto di “firma”, dal momento che fu il primo a marchiare i suoi modelli. Alle fondamenta della moda moderna vi furono poi icone di stile come l’inquieta Coco Chanel, l’estetizzante Paul Poiret, la raffinata Madeleine Vionnet e poi l’italienne di Parigi Elsa Schiaparelli con la sua classe unica. Ma se il fashion system nacque in Francia, fu in Italia che nel dopoguerra lo stile ebbe i suoi massimi “demiurghi” con personaggi del calibro delle Sorelle Fontana, di Roberto Capucci, di Emilio Pucci… sino alla nascita della “moda pronta” con big come Armani, Versace, Valentino, Ferrè, solo per citarne alcuni, ed alla consacrazione di Milano quale capitale del fashion business. Il libro di Sofia Gnoli in definitiva è anche un input alla perdurante vitalità del made in Italy basato sui suoi caratteri distintivi che nessuno mai potrà imitare.
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EDUCARE ALLO STILE
Lubiam, storica azienda mantovana di abbigliamento maschile (fondata nel 1911), in occasione del Festival MantovaCreativa (dal 24 al 27 Maggio) propone alle scuole una serie di attività mirate a valorizzare il made in Italy stimolando nei giovani il buon gusto, la creatività, la dimensione artigianale che tanto caratterizza la nostra moda. Il tutto in collaborazione conla Collezioned’arte Peggy Guggenheim di Venezia, che ha lanciato il progetto didattico “A scuola di Guggenheim”. L’originale iniziativa prevede alcuni laboratori per le famiglie, kit d’artista per gli studenti, lezioni di uncinetto, taglio di cartamodelli e tessuti. Lubiam partecipa fornendo i propri materiali, dalle stoffe ai bottoni, ai piccoli “stilisti” chiamati a “trasformarsi artisticamente” (sotto la guida della designer Giulia Filippi). Alla fine, verrà assemblata un’opera collettiva (una sorta di arazzo simbolico chiamato “Tessuto sociale”), esposta l’ultimo giorno della kermesse nel Palazzo della Ragione della città gonzaghesca. Come ha spiegato Elena Minarelli, responsabile delle attività didattiche della Collezione Guggenheim, “il progetto ci permette di mettere in connessione i ragazzi ricreando un social network che li coinvolge attraverso il fare creativo, ma anche e soprattutto ci permette di riportare il mondo dell’arte e della creatività nella quotidianità e negli spazi cittadini”.
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IL PROFUMO DI DOMANI HA UN CUORE ANTICO
L’edizione 2012 di “Smell – Festival Internazionale dell’Olfatto”, che si svolge a Bologna dal 22 al 27 Maggio, è oltremodo interessante, in particolare per l’accento posto sulla riscoperta di profumi del passato. Ad esempio Osmothèque, il prestigioso conservatorio dei profumi di Versailles (unica istituzione al mondo che custodisce e “restaura” i capolavori dell’alta profumeria di tutti i tempi), presenta autentiche “chicche” come le essenze storiche dell’antica Roma, l’Eau de Cologne di Napoleone, le fragranze esclusive di Paul Poiret, di Houbigant, di Coty, di Lubin, per non citare i più contemporanei Guerlain o Chanel. Sorprendente l’intervento del celebre “naso” Michel Roudnitska che associa i profumi più sofisticati ai riti degli sciamani pellirosse per ispirare il profumo del futuro. Un workshop poi è dedicato nientemeno che al “Decalogo di Educazione Olfattiva”, il quale esplorando il senso dell’odorato fa capire come certe percezioni possano arricchire la vita. Anche la moda fa capolino in questo prezioso Festival con gli accademici Meo Fusciuni e Antonella Mascio del Corso di Laurea Magistrale in Moda, che indagano l’intenso rapporto tra profumo e couture all’insegna della creatività.