Mash-Up, mostra sull’immaginario estetico e comunicativo di Gattinoni
Il termine Mash-Up viene utilizzato dai dj in sostituzione del concetto di remix, tecnicamente la parola indica, in ambito musicale, un brano composto da frammenti di altri brani. Il termine traslato in senso artistico non designa semplicemente l’atto di decostruire o reinterpretare, bensì il gesto di plasmare materiale preesistente, donandogli una nuova forma, ed è divenuto il titolo di una mostra fotografica curata dal Presidente della maison Gattinoni, Stefano Dominella, visitabile dal 1 giugno al 22 luglio presso il Museo di Roma in Trastevere.
L’esposizione ripercorre il risultato della collaborazione instaurata fra lo stilista Guillermo Mariotto, il fotografo Antonio Barrella e l’art director Luca Cosenza, che lavorando insieme dal 1998 al 2012, hanno dato vita ad una vera e propria svolta nel campo della comunicazione visiva. La mostra accoglie una serie di immagini che non parlano solo di moda, esprimono un contenuto profondo, raccontano una storia, stupiscono, scandalizzano, generano riflessioni e pensieri, a volte scatenano critiche feroci, a volte suscitano vere e proprie ovazioni. Le immagini dunque, possono essere lette secondo diversi livelli interpretativi, come foto di moda impeccabili ma anche come la narrazione di un evento, espressione visuale di un punto di vista e di un pensiero, denuncia di una necessità sociale, pura narrazione poetica.
In occasione del vernissage che si è tenuto il 31 maggio, Stefano Dominella, ci ha spiegato che: «Il percorso espositivo racconta con abiti e belle foto, attraverso il lavoro di tre professionisti, 15 anni di storia della moda da una parte e dall’altra 15 anni di storia del nostro paese, perché sono esposte delle foto di abiti-denuncia o di abiti legati al sociale che illustrano come vanno e come sono andate le cose in Italia – aggiungendo – molte di queste foto sono provocatorie, con un abito si fa il giro del mondo ed una creazione di moda può diventare un manifesto per denunciare situazioni importanti o per scoprire certe verità». Stefano Dominella ha inoltre sottolineato: «Non si può fare moda e prescindere dal mondo artistico e dalle arti, perché la moda deve farne parte, quindi vanno raccontate delle storie attraverso la creatività e vestiti molto belli; gli abiti sono sempre i protagonisti e devono essere sempre bellissimi- continuando – siamo partiti anni fa da un’idea di comunicazione, interrogandoci su come potevamo comunicare attraverso le nostre creazioni, non esaltando soltanto le meraviglie dell’alta moda, delle lavorazioni, dei ricami o la maestria del direttore creativo, ma realizzando un abito che fosse anche in grado di parlare, di far parlare».
Le “prove d’autore” di Mariotto, vestiti che divengono fulcro per lo studio creativo dell’immagine fotografica, stupiscono per il portato sensazionale, per la natura esagerata di alcune creazioni come opere create per far discutere, opere mediatiche appunto. Gli abiti vengono illuminati da una fotografia che è sempre più curata e trasmette delle sensazioni inusuali che vanno oltre la bellezza dell’immagine, dell’abito e della modella. La luce, segno identificativo nelle foto di Antonio Barrella, conquista in modo pervasivo tutte le fotografie, grazie anche, alla sua inseparabile Hasselblad: abiti ed art-work prendono vita attraverso un uso potente e Pop del colore, o sfocando nella magia di un bianco e nero soffuso. Luca Cosenza va oltre la forma e riesce ad esprimere al massimo il contenuto, ricorrendo a citazioni colte, audaci parallelismi culturali, giocose provocazioni.
Gli ultimi 15 anni di comunicazione della maison Gattinoni, si caratterizzano per una produzione di immagini che elaborano e realizzano una rappresentazione fotografica di moda che si emancipa dalla solita immagine tradizionale, creando una “capsule” di geniale amore per l’arte che guarda al futuro e al regno dell’immaginazione, come presupposto e vera essenza, base di partenza per nuove avventure estetiche.
La mostra promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, comprende cinquanta opere fotografiche esposte accanto ad istallazioni e citazioni, restituisce un’atmosfera in bilico fra un universo mitico e fantastico che vede convivere lo spirito della factory e i camouflages di Warhol, i graffiti di Keith Haring, il museo Dalì.
Giacomo Daniele Fragapane ha scritto: «In questo laboratorio possono convivere, palesemente esibite oppure appena accennate, precise reminiscenze (la Pala di Brera di Piero della Francesca, alcune opere di Dalì o di Warhol); riferimenti simbolici ellittici o fin troppo palesi (alla “società dello spettacolo”, all’immaginario gay, all’iconografia religiosa); accenni all’attualità politica o culturale; allusioni autobiografiche. La presenza di un titolo estrapolato da frammenti di noti brani musicali Pop, e anch’esso in qualche modo “iconicizzato” mediante la sua contrazione e riduzione a slogan, attiva ulteriori connessioni e suggerisce una chiave di lettura, una cornice semantica entro cui collocare tutti i riferimenti. Più precisamente, ogni fotografia nasce a partire da un abito o una linea di prodotti; fotografo, art director e stilista ne discutono l’iconografia e i riferimenti alla contemporaneità; l’immagine viene “mediatizzata” e inserita in un circuito narrativo, trasformata in una storia e infine realizzata (…)».
La mostra fotografica diviene un vero e proprio happening, con incontri con stilisti e conferenze, la realizzazione di uno shooting dal vivo, privato degli schemi di uno studio fotografico. Tra il 7 e l’11 luglio nel calendario ufficiale di AltaRoma AltaModa, quattro fotografi, fra cui Antonio Barrella e Paolo Belletti, realizzeranno fotografie sul tema “Exagerate Shooting” alla presenza del pubblico e dei media; 10 modelle indosseranno per l’occasione le collezioni create da 5 giovani stilisti mentre le immagini verranno trasmesse su un apposito video wall posto alla fine del percorso-passerella.