“Anna Karenina”: due donne, due destini, due modi di vestire
Alcuni generi non passano mai di moda. Nel 2012 ad Hollywood si è assistito ad un vero e proprio revival dei grandi classici letterari: Mike Newell ha riproposto “Grandi speranze”, dal libro di Dickens e Tom Hopper il musical “Les Miserables”, tratto dal romanzo di Victor Hugo, mentre la sfarzosa e luccicante messinscena del capolavoro di Fitzgerald, “Il grande Gatsby”, diretta da Baz Luhrmann, è slittata a maggio di quest’anno. Il regista inglese Joe Wright, invece, non è affatto nuovo al genere: dopo gli acclamati “Orgoglio e pregiudizio” (2005), dal romanzo di Jane Austen, ed “Espiazione” (2007), dal libro di Ian McEwan, nel 2012 ha riproposto il grande classico di Tolstoj “Anna Karenina”, affidando ancora una volta il ruolo principale alla sua attrice d’elezione, Keira Knightley.
La storia di Anna, che non ama affatto il marito Karenin(Jude Law) e si invaghisce del giovane ufficiale Vronsky (Aaron Taylor-Johnson), causando grande scandalo nell’alta società russa ottocentesca, si intreccia con quella della giovanissima Kitty (Alicia Vikander) che, dopo essere stata abbandonata dall’ufficiale, accetta di sposare il possidente Lenin (Domhnall Gleeson), da lei rifiutato in un primo momento, trovando però quella felicità che Anna e Vronsky non riescono a raggiungere.
Come ogni classico che si rispetti, il romanzo di Tolstoj è stato adattato per il grande schermo più di una volta, ma il lavoro di Wright si distingue per la messinscena: l’intero film è infatti ambientato in un teatro (la sceneggiatura è dell’acclamato sceneggiatore e autore teatrale Tom Stoppard), con le scenografie che vengono smontate e rimontate mentre gli attori si muovono e questi stessi passano anche dietro le quinte. La scelta è simbolica della superficiale e aristocratica società russa del tempo (e non solo) ed è supportata da una musica a da dei costumi, ideati da Jacqueline Durran e premiati con l’Oscar, raffinati e sfarzosi, degni di un palcoscenico teatrale.
Per quanto riguarda gli uomini, Vronsky spicca su tutti gli altri personaggi non per il suo abbigliamento militare, ma per le tonalità chiare che indossa, ad esempio grigio e blu, con una netta prevalenza del bianco panna, in forte contrasto con i colori scuri di Anna, mentre Karenin sfoggia la sua divisa statale grigia, estremamente minimale, come ogni uomo di potere che si rispetti, per sottolineare il suo carattere rigide ed intransigente.
Arrivando alle donne, Anna si distingue e si fa notare per la sua estrema eleganza, sempre curatissima e raffinata: la si vede sfoggiare giacche con bordi di pregiata pelliccia, collane a più giri di perle o brillanti, accompagnate da orecchini pendenti e preziosi fermagli per capelli, per lo più di brillanti o piume. Indossa abiti di sete pregiate, con profondi scolli che spesso le lasciano le spalle scoperte e una gonna rigonfia sul dietro, per effetto della crinolina e degli strati di tessuto sovrapposti. Anna non sfoggia molti colori: per lo più indossa nero, spesso abbinato a bordi di pelliccia grigia, presagio del tragico epilogo della sua vita e della sua passione, anche se quando si innamora di Vronsky sfoggia tinte più chiare, come bianco, blu e viola. Ma la tinta che spicca maggiormente è il rosso, simbolo della sua passione e del suo amore irrefrenabile, ma anche del sangue in cui finirà la sua vita, e infatti Anna lo sfoggia nei due momenti in cui queste tensioni giungono al culmine: l’abito da gran sera quando decide finalmente di concedersi a Vronsky e il completo da viaggio con cui si uccide. Questo completo viene corredato da un capellino con veletta, dello stesso colore dell’abito, un accessorio che la contraddistingue fin dall’inizio del film: se all’inizio si nasconde per modestia, senza alcuna colpa, più il film prosegue più lei lo fa per passare inosservata ed evitare di essere derisa dalla società che un tempo l’ammirava, come succede quando si reca a teatro. In questa occasione è significativo che il suo elegantissimo abito sia bianco, come se cercasse di ostentare una sorta di purezza, ma ormai tutti la evitano perché la considerano una sgualdrina: il risultato è che assomiglia più a un cigno che intona il suo ultimo canto prima di morire. Infatti, dopo questo episodio, le sue paranoie e i suoi attacchi di gelosia cominciano ad aumentare, e gli abiti tornano ad essere di colori scuri.
Kitty, invece, all’inizio del film non è ancora una donna matura, ma una ragazzina superficiale imbevuta di ideali estetici che sogna una lussuosa vita nell’alta società assieme a Vronsky. Tuttavia, appare anche estremamente dolce e semplice, come sembrano confermare i suoi abiti, con dolci scolli ovali non eccessivamente profondi, senza maniche e con ampie gonne, corredati dai suoi capelli biondi raccolti in un elegante chignon e da qualche perla nei suoi pochi gioielli. Indossa prevalentemente il colore bianco, spesso con dettagli in rosa e azzurro declinati in tinte pastello. Il risultato è che sembra un angelo, come appare la prima volta a Lenin: nel centro del palcoscenico, circondata da una scenografia dal gusto barocco di nuvole e angeli, come illuminata dai raggi del sole (effetto anche del bianco dei suoi capi). Dopo essere stata abbandonata da Vronsky ed aver accettato la proposta di Lenin, Kitty comincia a maturare, rifiutando gli ideali a cui avrebbe voluto consacrare la sua vita,e lo dimostra anche il suo abbigliamento: la sua semplicità e la sua modestia vengono maggiormente accentuate da tinte come il beige, che caratterizza i cappotti e le pellicce pesanti e l’umile abbigliamento casalingo adatto alla vita campagna. Ma Kitty non ha abbandonato la sua eleganza, né tantomeno il suo aspetto e il suo carattere da angelo.
Due donne diverse, dunque, ma innamorate, anche se le loro storie d’amore hanno esiti opposti, come sembra già rivelare il ballo iniziale: Anna indossa un abito nero estremamente raffinato, presagio della sua morte, simile a tutti gli altri vestiti da gran sera che sfoggia nel resto del film, con delle piume dello stesso colore nei capelli, mentre Kitty un vestito bianco dalla gonna molto leggera e vaporosa, con nastri rosa pastello sullo scollo e sulla vita, che la fa assomigliare ad una sposa, al momento tutto tranne che felice, ma che alla fine riuscirà a raggiungere la felicità.