Parigi o cara
Non è (solo) una questione di grandeur. A conferma che la haute couture è indissolubilmente legata a Parigi, il Museo Galliera propone “Paris Haute Couture”: una mostra che ripercorre un secolo (dal 1860 al 1960) di storia dell’alta moda attraverso 100 abiti scelti tra le più raffinate creazioni dei massimi stilisti internazionali, da Worth a Yves Saint Laurent a Christian Dior a John Galliano.
Del resto, la storia dell‘ haute couture è (quasi) tutta nella capitale francese dove, a inizio ‘900, alcuni giovani stilisti iniziarono a contestare il carattere apparentemente frivolo dell’abito da sera, sottolineandone l’immenso potenziale artistico. Fu così che geniali couturier come Chanel, Christian Dior, Madeleine Vionnet, Poirot, Carven, Rochas, Roger Vivier, Balenciaga, Nina Ricci, Givenchy, Cardin, Alaia, Lanvin arrivarono a vestire con le loro favolose creazioni le serate di gala della Ville Lumière.
Questi 100 anni di alta moda – i più importanti in assoluto nella storia del mondo fashion – sono celebrati anche in uno splendido libro curato da Sylvie Roy e Anne Zazzo, pubblicato da Flammarion e Skira. Grazie alla collaborazione dell’archivio del Musée Galliera (ed alle preziose foto di Katerina Jebb, la quale ha messo a disposizione le sue esclusive collezioni), il volume racconta per la prima volta gli stili e i materiali di un periodo “baciato” dalle Muse della creatività e dell’arte, che hanno dettato le tendenze in tutto il pianeta: non a caso, fra i temi presi in esame dalla rassegna parigina, vi sono i tessuti, i marchi, l’artigianato, il lusso, l’importanza del rapporto con l’acquirente. Ciò fa riflettere sull’intensa rete di rapporti sensibili – saremmo tentati di scrivere “atti rituali” – che uniscono i professionisti di questo ambito speciale, dallo stilista alla première, dalle sarte alle ricamatrici, dalle venditrici alle clienti. Su tutto aleggia la magica atmosfera delle maison che si respirava nei decenni passati e che fece entrare nel mito la capitale francese.
La mostra, a ingresso gratuito, è ospitata all’Hôtel de Ville e resterà aperta fino al 6 Luglio 2013. Curata da Olivier Saillard, direttore del Museo Galliera, e sponsorizzata da Swarovski, la manifestazione decolla nel cuore della Fashion Week parigina ed all’inaugurazione, a inizio Marzo, ha ricevuto l’omaggio di celebri fotografi, designer e stilisti, che con la loro presenza hanno voluto onorare gli abiti più creativi ed iconici dell’ultimo secolo.
Il legame con Swaroski si spiega col fortissimo contributo offerto alla haute couture dal visionario Daniel Swarovski, che inventò la macchina per cucire i cristalli sui tessuti più preziosi, di cui si avvalsero sempre a piene mani Chanel, Elsa Schiaparelli, Givenchy, Christian Dior, Valentino, solo per citare qualche nome.
Lussuosi gli allestimenti dell’evento (in cui, accanto ai vestiti, “sfilano” tanti bozzetti e immagini d’antan), ma ancora più sontuosi gli abiti, dove spiccano i colori e le broderie di Cristobal Balenciaga, lo storico tailleur di Yves Saint Laurent, le doublure e i ricami di Christian Dior, nonché i capolavori delle petites mains, gli artigiani che rendono tuttora possibile il “miracolo”.
A disposizione del Museo Galliera, in realtà, c’erano 300mila modelli, e quindi per questa esposizione i curatori hanno dovuto necessariamente operare una selezione rigorosa che comunque fosse esaustiva del percorso della moda, privilegiando i pezzi ritenuti più rappresentativi e in qualche modo coerenti tra loro. Così si va all’abito da tè in velluto di seta verde realizzato nel 1859 dal padre dell’haute couture Charles Frederick Worth agli abiti da sera di Dior e Yves Saint Laurent attraverso un cammino che mostra ai visitatori come si siano evoluti il gusto per le forme e la scelta dei tessuti per gli abiti d’alta moda, conservati osservando rigidi criteri di luminosità, temperatura e umidità.
Gli organizzatori della mostra hanno sottolineato l’unicità di un evento di questo tipo ricordando che gli abiti più belli spesso sono di una fragilità estrema, a causa degli anni e dell’uso: “Questo è una sorta di mondo parallelo. Normalmente i vestiti sono fatti per essere indossati, ma in un museo questo non accadrà più. Un’esposizione a volte è un evento anche violento. E alcuni abiti possono rovinarsi perché è un po’ come se qualcuno li indossasse per sei mesi di fila”. In fondo, come ha affermato Olivier Saillard, “l’haute couture è l’arte di fare abiti meravigliosi usando solamente due mani”.