Borse vintage. Ma d’autore: quelle di Marina Santaniello
Vestire vintage è di moda, andare per mercatini vintage – cioè abbigliamento o oggettistica degli anni 50/70 – è un passatempo oramai diffuso; rovistare nelle soffitte delle nonne e scoprire quella borsa o quello scialle che allora – in quei tempi lontani- la facevano annoverare tra le persone chic della città, è una emozione senza tempo.
Il vintage non è una mania banale, racchiude tanti significati e pone anche alcuni interrogativi. Ad esempio è un “controsenso” parlare di moda vintage: moda è sinonimo di nuovo, mentre il vintage indica proprio quello che è d’antan. “Essere alla moda” rievoca conformismo, ma la moda vintage è un nuovo modo di vestire, uno stile quasi rivoluzionario e sicuramente molto personalizzato. E poi viene da pensare: vestire vintage non sarà una ricerca di sicurezza in un mondo pieno di incertezze? Almeno in fatto di eleganza possiamo essere sicure: il capo o l’accessorio vintage è quello che ha resistito al tempo e alle mode, è di alta qualità, rievoca lo stile inconfondibile di una epoca. E’ elegantemente affidabile e con esso anche noi.
Lo saremo a patto di essere accorte: un solo pezzo vintage per volta!!!
Solo l’abito Pucci, solo la Bagonghi originaria di Roberta di Camerino; solo i bracciali anni 30, anche più di uno ma rigorosamente di bachelite o il vistoso gioiello anni ’40 stile Hollywood portato su un capo semplicissimo.
La donna che veste vintage ha una personalità decisa e anticonformista, un po’ snob, ma nello stesso tempo deve essere sobria e sicuramente ironica. L’eleganza del vestire vintage sta nel crearsi addosso, con gli altri oggetti che compongono l’outfit, un “ambiente” semplice che evidenzia quell’oggetto unico, esclusivo, originale a volte anche fino alla stravaganza. Solo in questo modo il capo o l’accessorio vintage, che cattura fortemente l’attenzione per il suo carattere prorompente, viene notato e racchiuso nel giudizio globale di eleganza indirizzato a chi lo indossa.
Se avete imparato la lezione di come portare un oggetto vintage, potete guardare con ironia e “cupidigia” -quella che provano quasi tutte le donne di fronte ad una borsa- le “Borse d’Artista” di Marina Santaniello. Scelte sui mercatini e restaurate – la loro storia rimane solo nelle forme-, arricchite con disegni, colori, figure, con fodere e tessuti bizzarri ma anche essi rigorosamente d’antan, racchiudono un percorso sul mondo femminile. Una prima collezione è stata presentata nel 2011 col titolo “Vizi e Virtù della donna”, uno sguardo femminile intorno alle tante sfaccettature dell’essere donna.
Un approccio sensuale ed erotico marca la nuova collezione dove il femminile è guardato da occhi maschili. Il pensiero maschile sulla donna –almeno quello dei sette intervistati- viene rappresentato attraverso le immagini che decorano le borse della collezione ed è sintetizzato da tre espressioni: “Dico Donna, Dico Rosso, Dico Labbra”. Una collezione che rievoca le stampe di Elsa Schiapparelli, che merita apprezzamento, ma che necessita molto spirito critico per essere comprata, molta sicurezza per essere portata, molta indulgenza verso l’uomo che anche in questo divertissement, rappresentato da una collezione di borse, pare racchiudere la donna sotto una unica categoria.