“Marie Antoinette”: il duro compito di essere una first lady (alla moda)
Là dove ieri c’erano regine e principesse, oggi ci sono i fashion blogger; là dove ieri c’erano le stampe di moda, oggi c’è internet. Dettare la moda è un duro compito, ma qualcuno deve pur farlo. Certo il compito di una sovrana o di una first lady è ben diverso da quello dei fashion blogger: mentre questi si limitano a segnalare e spesso inventare le nuove tendenze, una donna di potere deve sostenere l’industria del proprio paese. Se nei secoli passati si trattava di prodotti manifatturieri propri dell’industria nazionale, oggi si intende per lo più indossare creazioni degli stilisti del proprio paese. Una cosa è certa: bisogna fare attenzione a quello che si indossa, se si è in una posizione di potere, perché ogni gesto, ogni parola, ogni apparizione passano sotto gli occhi di tutti.
Le first lady di oggi non dettano la moda, ma le regine e le principesse, nei secoli passati, erano il punto di partenza di tutte le tendenze, forse anche perché, essendo donne, era uno dei pochi compiti che era loro consentito.
Uno degli esempi più famosi è Marie Antoinette (1755-1793), moglie di Luigi XVI e regina di Francia dal 1774 al 1792, quando la ghigliottina della Rivoluzione francese la giustiziò sotto l’accusa tradimento. Figlia dei sovrani d’Austria Francesco Stefano di Lorena e Maria Teresa d’Austria, a quattordici anni fu data in sposa al delfino di Francia. Ma alla reggia di Versailles la vita non fu per lei facile: il doloroso distacco dalla sua Austria, le difficoltà ad ambientarsi alla vita di corte, la delusione del matrimonio, le pressioni dei genitori e l’avversione di nobiltà e popolo. Una delle principali accuse che le rivolgevano era quella di frivolezza: si circondava di sarte, parrucchieri, modiste e di articoli di lusso per vestirsi alla moda, arrivando anche a dettarla (la Francia era il centro della moda mondiale all’epoca), non badava affatto a spese e spesso elargiva senza un particolare motivo cariche alle sue dame e ai suoi favoriti.
Alla regina francese sono stati dedicati più di un film, ma il risultato più sorprendente é quello di Sofia Coppola col suo “Marie Antoinette” del 2006, con Kirsten Dunst che dà il volto alla giovane sovrana. I costumi del film, disegnati da Milena Canonero e premiati con l’Oscar, sembrano quasi sottolineare la proverbiale frivolezza della regina perché, se c’è un colore che abbonda, quello è il rosa confetto, dall’effetto vezzoso e bamboleggiante. La scena più famosa del film è costituita da una serie di sequenze in rapida successione in cui Marie Antoinette, in compagnia delle sue dame, prova vestiti, scarpe, pizzi, nastri e stoffe, mentre mangiano tra un abito e l’altro dolci di colore rosa confetto a coronare il tutto. È dello stesso genere la prima scena del film, in cui Marie Antoinette è sdraiata su un divano azzurro con indosso una sottoveste bianca decorati con ruches e con sottogonna di tulle rosa, mentre una domestica le infila le scarpette a punta con sottile tacco Luigi XV di colore rosa, ovviamente: circondata da dolci prelibati in cui abbonda il colore rosa, passa un dito su quello più vicino e se lo porta in bocca, lanciando uno sguardo languido alla telecamera.
La scelta stilistica del rosa ben si adatta al periodo, così come la “superficialità” della monarca. La moda di fine Settecento, sia maschile che femminile, si caratterizzava per una certa “artificiosa leggerezza”: abiti di seta leggera e in tonalità pastello completati da una grande abbondanza di decorazioni, pizzi, fiocchi, volant e fiori finti. Il classico abito femminile da corte, di cui si vedono vari esempi in tutto il film, prevedeva una parte superiore rigida sostenuta, il corsetto, che con le maniche a tre quarti formava uno scollo tondeggiante; mentre nella parte inferiore la gonna aveva un’apertura centrale per permettere di vedere la sottogonna, realizzata spesso in colori e tessuti differenti da quelli del vestito; i fianchi erano caratterizzati da un volume esagerato per l’uso dei paniers, una struttura rigida che veniva indossata sopra il corsetto; pizzi decoravano lo scollo e scendevano a balze dagli orli delle maniche, mentre al centro del busto venivano applicati tre grossi fiocchi, mentre il resto delle decorazioni variava da abito a abito. Le acconciature erano caratterizzate da un volume esagerato (si faceva grande uso di parrucche) e da un’abbondanza di decorazioni come fiori finti, perle e piume, ma si arrivava anche a sfoggiare pettinature estremamente assurde ed esagerate, denominate pouf, perché create grazie ad un imponente ammasso di capelli finti: ad esempio, ad un certo punto Marie Antoniette si presenta ad una festa con in testa un veliero, sulla base di un episodio realmente accaduto a quei tempi.
Lasciando stare la politica e gli intrighi di potere, ingrediente principale di ogni film su una regina, Sofia Coppola racconta la storia di una quattordicenne costretta a diventare donna troppo in fretta: la ragazzina che arriva dall’Austria, che una volta giunta sul confine francese si vede sottrarre tutto, dai suoi abiti al suo adorato cagnolino, perché tutto quello che possiede d’ora in poi deve essere francese, che si presenta a corte con un completo da viaggio di un grigio così spento da farla apparire insignificante e con rifiniture argento, una camicia di lino bianca con colletto di rouches e i capelli lisci sciolti, tenuti insieme da un sottile cerchietto nero con un fiocco e che fa fatica ad abituarsi alla rigida etichetta di Versailles, soprattutto quando si tratta della sua vestizione mattutina, che deve avvenire sotto gli occhi di tutte le sue dame: non è certo la donna superficiale e alle volte lasciva, abbigliata con gli articoli più lussuosi, artificiosi e alla moda, che si vede nel resto del film. Anche nei momenti in cui la si vede nel piccolo villaggio contadino Le Hameau che si è fatta costruire nel parco della reggia per ricreare una sorta di idillio bucolico, ed indossa un abito chemise bianco, non è più quella ragazzina. Questo genere di abito, che assomiglia alla camicia intima in uso ai tempi e che trae ispirazione dall’abbigliamento delle contadine francesi, reso raffinato dall’aggiunta di volant, nastro in vita e spesso con aggiunta di sottogonne colorate per creare effetti cromatici, diventa subito una nuova moda che nel giro di pochi anni conquisterà tutte le nobildonne.
Marie Antoinette, per quanto alla ricerca di un idillio bucolico, di una vita immacolata a contatto con la natura, riesce ad essere artificiosa anche in questo, trasformandolo in un leggero passatempo non dissimile dagli altri a cui si dedica. Schiacciata dal suo ruolo ed abbandonata da tutti, la giovane sovrana ha trovato nei vestiti, nelle scarpe, nelle feste e nei cibi prelibati un modo per distrarsi dalla dura realtà, come molte donne dell’alta società di oggi. È proprio per rendere questo personaggio più contemporaneo che la colonna sonora alterna musica classica a canzoni rock, anche se non è tanto efficace quanto le Converse azzurre che si intravedono tra le scarpe che la regina prova nella scena più famosa del film.