I premi Oscar di Dior: Natalie Portman, Charlize Theron e Marion Cotillard. Parte seconda
Ma la vera donna-immagine di Dior è senza dubbio Marion Cotillard, forse anche perché, essendo francese, incarna alla perfezione il modo di vestire tipico di questo paese.
Bellezza alternativa dal volto imperfetto, dagli enormi occhi azzurri e dai morbidi capelli castani, dopo la vittoria dell’Oscar come miglior attrice nel 2008 per la sua interpretazione di Edith Piaf in “La vie en rose” di Olivier Dahan (non a caso, se non fosse diventata attrice, avrebbe voluto lavorare come cantante), nel 2009 è diventata testimonial per Dior per diverse linee di accessori e di abbigliamento, in particolare della borsa Lady Dior. Ma è anche una delle attrici di punta tanto del cinema americano quanto di quello francese: Christopher Nolan l’ha voluta in “Inception” (2010) e ne “Il Cavaliere Oscuro- Il Ritorno” (2012) e Woody Allen in “Midnight in Paris” (2011), mentre quest’anno la sua interpretazione in “Un sapore di ruggine ed ossa” di Jacques Audiard le è valsa una nomination ai Golden Globes; al Festival di Cannes ha presentato ben due film, “Blood Ties” del compagno Guillaume Canet e “The Immigrant” di James Gray. Attualmente è impegnata a prestare la sua voce per il film d’animazione “Il piccolo principe”, diretto da Mark Osborne e tratto dall’omonimo romanzo di Antoine de Saint-Exupery.
A differenza della Portman, la maternità non l’ha certo fermata: poco dopo la nascita di suo figlio Marcel, due anni fa, è tornata subito al lavoro, e l’anno scorso è stata una presenza costante sul tappeto rosso, tra la promozione de “Il Cavaliere Oscuro- Il Ritorno” e di “Un sapore di ruggine ed ossa”, ed essendo una delle star più richieste ai principali eventi mondani francesi ed americani. Tra la Cotillard e la Lawrence, Dior ha avuto molta pubblicità negli ultimi mesi, ma mentre la seconda è solamente l’ultima arrivata, la prima collabora col marchio francese fin dai tempi di Galliano. Era impressionante quanto su di lei gli abiti provocanti e dal forte impatto scenografico di questo stilista, spesso ispirati a sottovesti, si adattassero benissimo a quell’eleganza francese, che sembra venirle naturale e non richiederle particolari sforzi, e che l’attrice trentottenne rappresenta alla perfezione: linee essenziali e modellate sul corpo, una quasi totale assenza di fronzoli ed eccessi (anche se ogni tanto si concede qualche rischio, ad esempio trasparenze o spacchi centrali), volumi ben proporzionati e naturali, uso controllato del colore. D’altra parte, non ci si stupirebbe di vederla comparire sul tappeto rosso con indosso gli stessi capi che sfoggia nelle campagne pubblicitarie della borsa “Lady Dior”, dal momento che si adeguano perfettamente al suo gusto tipicamente francese.
Di Bill Gaytten, che ha lavorato per Dior pochissime stagioni, giusto il tempo di colmare l’assenza di un direttore creativo dopo il licenziamento di Galliano, la Cotillard non ha indossato molte creazioni, ma quelle poche che ha sfoggiato si adattavano perfettamente al suo stile: al Festival di Cannes dello scorso anno, per presentare “Un sapore di ruggine ed ossa”, ha indossato un delicato abito da giorno rosa pastello e un vestito da gran sera con corpetto nero e gonna blu notte creato apposta per lei, che richiamava alla mente le attrici hollywoodiane degli anni Cinquanta.
Se è riuscita a coniugare il suo stile con le diverse creazioni dei predecessori di Raf Simons, ci è riuscita pienamente anche con il gusto retrò e minimale dello stilista belga, sebbene alla lunga il risultato non sia stato così entusiasmante: il completo formato da corpetto arancione e gonna a matita a quadretti bianchi e neri della collezione haute-couture autunno/inverno 2012-13, in tipico stile anni Quaranta, che ha indossato alla prima inglese de “Il Cavaliere Oscuro- Il Ritorno”, è stato un azzardo ma funzionava. Però nei mesi successivi l’attrice francese non ha fatto altro che sfoggiare abiti neri molto simili l’uno all’altro, tanto che per la prima volta ci si è cominciati a chiedere quando avrebbe smesso di indossare esclusivamente Dior. Per fortuna, quest’anno la si è vista anche in qualche vestito dalla stampa floreale di Erdem e in qualche creazione dal retrogusto ottocentesco di Alexander McQueen, ma non ha certo abbandonato Dior. Per lo meno, è spuntato qualche colore, come l’abito asimmetrico arancione sfoggiato ai Golden Globes, quello giallo canarino della collezione haute-couture primavera-estate 2013 con doppia gonna, una corta rigonfia e una lunga con la parte superiore trasparente, indossato ai BAFTA Awards, ed un altro asimmetrico multicolore sfoggiato al Festival di Cannes. Forse non tutte queste scelte funzionavano quanto l’abito bianco lungo e semplicissimo, con piccolo strascico e scollatura profonda sulla schiena, indossato sempre al Festival di Cannes di quest’anno, ma questi sono i rischi che si corrono quando si sfoggiano quasi esclusivamente i capi ideati da uno stesso marchio.
E lei è pur sempre la donna-immagine di Dior.