Spiagge ruggenti
Gli anni ’20 ruggiscono ancora, anche in spiaggia. Sarà l’effetto “virale” del Grande Gatsby, sarà la crisi economica che rende meno audaci e più casti, fatto sta che la moda di quel rivoluzionario decennio sbarca sui lidi più chic al ritmo del jazz di Jelly Roll Morton. Era stata Coco Chanel a “sdoganare” l’abbronzatura, fino ad allora considerata indegna degli aristocratici corpi e mero appannaggio delle classi popolari, lanciando nuove proposte per lo stile sul bagnasciuga.
In verità, ci aveva già pensato Paul Poiret, qualche anno prima, a rendere la “tenuta da mare” più leggera e confortevole, ma fu Mademoiselle per prima, nel 1920, a scoprire la schiena e suggerire la culotte, a cui abbinare una gonna corta e una cintura. Come appariva la “bellezza da spiaggia” di allora ce lo mostrano alcune foto passate alla storia: quella, datata 1928, che ritrae l’attrice Lucyenne Herval con un costume nero e un paio di pudiche Mary Jane; a cui fa da pendant l’immagine del 1929 nella quale la bellissima ballerina e attrice Dorothy Sebastian sfoggia il medesimo modello, ma a righe in stile marinière. La testa non è mai nuda, ma impreziosita da cuffie vezzose, cappelli, foulard annodati a mo’ di fascia.
Tutto tranquillo in quegli anni? Tutto perbene e verecondo, eccezion fatta per qualche scollatura? Macché! Ecco infatti arrivare a fine decennio, come un fulmine a ciel sereno, un clamoroso coup de théâtre ad opera di Lady Mendl (Elsie De Wolfe, ossia colei che inventò l’interior design come lo intendiamo oggi), che nel 1929 indossa un bikini ante-litteram, ovvero uno slip nero a cui sono annodati due fazzoletti: uno sul petto e uno sui fianchi.
Perché non riproporre oggi un simile outfit? Sarebbe assolutamente “cool”! In alternativa: un bel costume da bagno intero ( a righe, perché no?) con una minigonna super-attillata.
In effetti, forse mai come negli anni ’20 la moda femminile fu tanto elegante, raffinata, di buon gusto. Ce l’ha ricordato un film come “Il Grande Gatsby” di Baz Luhrmann, le cui atmosfere dorate ci hanno restituito al meglio l’incanto di costumi opulenti e ammalianti, co-protagonisti della pellicola tanto quanto Leonardo DiCaprio e Carey Mulligan. Non solo gli abiti, ma anche gli accessori ed i gioielli di quel decennio riflettono uno stile di vita “folle” e spensierato, ispirato ad un concetto di bellezza pura, a cui faceva da contraltare una cristallina musica jazz. Eccellente, quindi, è stato il lavoro di ricerca e rielaborazione che la costumista Catherine Martin in collaborazione con Miuccia Prada ha svolto per ricreare quel sogno di lusso e ricchezza che il romanzo di Francis Scott Fitzgerald tratteggia.
La moda segue a ruota la scia dello spettacolo, come spesso accade, rilanciando nella vita odierna certe suggestioni colte dal grande schermo: così la “tendenza Daisy” si anima tra pizzi, velluti, pellicce, piume e frange, tra abiti da cocktail in seta e robes de soir impreziosite da applicazioni di cristalli, pietre e ricami. Tutto perfetto per l’estate 2013 improntata ad un ritrovato senso della decenza e del decoro estetico-etico.
Dalle passerelle, dunque, ecco giungerci le proposte iper-femminili di Alberta Ferretti, quelle squisitamente Twenties di Marchesa, passando per Erickson Beamon che ha affiancato ai gioielli un’intera collezione di vestiti “roaring” in omaggio agli anni ’20 e in particolare alle flapper girls (le “rivoluzionarie” ragazze alla moda di quegli anni, che ballavano il charleston, fumavano, portavano i capelli “alla maschietta”, indossavano abiti corti ornati con frange, vezzi di perle al collo e accessori di piume, ai piedi le classiche scarpe con tacco medio e cinturino alla caviglia, indispensabili per danzare a ritmo forsennato: oltre che icone di stile, possiamo ben definirle la prima manifestazione dell’emancipazione femminile). E se i gioielli Tiffany & Co. creati ad hoc per il film sono il coronamento sfolgorante di ogni look a tema, le contaminazioni sul fronte di calzature e borsette non mancano affatto. Dalle scarpe (Fendi) ai sandali ispirati alle celebri stringate maschili (Santoni), dalle pochette (Bulgari) ai guanti (A. F. Vandervorst) sontuosamente ricamati, basterà “poco” per rituffarsi nel nightclub Le Boeuf sur le Toit di Parigi.
Mai gli “anni folli” sono stati così assennati…