Sofia Coppola e le donne dei suoi film. Parte terza
Se il film, “Somewhere” lanciato nel 2010, nonostante la vittoria a Venezia, è da dimenticare dal momento che non offre niente di nuovo -due personaggi soli: un attore di film di successo, dalla vita dedita a piaceri vuoti ed inutili, e la figlia poco più che bambina che ogni tanto ha in custodia, piena di vitalità, ingenuità e dolcezza-, l’ ultimo lavoro di Sofia Coppola,“Bling Ring”, appena uscito in Italia e presentato a maggio fuori concorso al Festival di Cannes, è stato per lei un’autentica sfida, perché per la prima volta racconta un mondo di comportamenti ed ideali in cui non si rispecchia affatto. Si differenzia dai suoi film precedenti in molti elementi: il genere, dal momento che approda alla commedia grottesca criminale; il ritmo, veloce in un’alternanza di scene tra passato (lo svolgimento dei fatti), presente (a vicenda conclusa) ed immagini di celebrità hollywoodiane, scandita da musica da discoteca a tutto volume; la capacità della regista di mantenere un tono distaccato pur partecipando alla vicenda lascia il posto ad un’oggettività che risulta così crudele che verrebbe quasi da preferire un giudizio morale esplicito.
Quest’ultima scelta è motivata dal desiderio di spingere lo spettatore a riflettere sulla vicenda raccontata. Basato su fatti realmente accaduti, descritti dalla giornalista di Vanity Fair Nancy Jo Sales, tre anni fa nel suo articolo-inchiesta “I sospettati indossavano Louboutin”, il film racconta di un gruppo di adolescenti che realizzano una serie di furti a Hollywood nelle ville di celebrità come Paris Hilton, Lindsay Lohan, Megan Fox ed Orlando Bloom, vicino a quali vivono. Ne viene fuori un quadro agghiacciante che mette davanti agli occhi aspetti della cultura di oggi, che riguardano i giovani ma non solo, come il culto per la celebrità: la massima aspirazione di ragazzi protagonisti del film è essere famosi, non importa in che modo. Rebecca e Marc parlano di diventare stilisti, Nicki invece tenta di fare l’attrice, ma si ha il dubbio che queste siano solo intenzioni secondarie, la primaria è diventare una celebrità, apparire, far si che il proprio nome sia sulla bocca di tutti. Ogni cosa che fanno viene da loro stessi immortalata in foto che poi postano su Facebook, anche i furti, e quando si chiudono in camera a provare vestiti ed a fumare, con la musica a tutto volume, posano continuamente davanti alla web-cam accesa del computer, come se questa sostituisse uno specchio. Non è quindi un caso che le celebrità che idolatrano, le cui foto ritagliate dalle riviste tappezzano le pareti delle loro camere e di cui conoscono ogni abito che indossano sul tappeto rosso, sono quelle dei reality show e quelle famose per essere famose, come se si aspettassero che la fama sia una cosa a portata di mano, che non costa alcuna fatica ottenere. Sono convinti che, se vogliono qualcosa, la possono prendere, senza preoccuparsi delle conseguenze delle proprie azioni, anzi credendo di essere di molti passi avanti a tutti. Quest’ossessione per le celebrità arriva a far loro desiderare di possedere le loro cose, credendo così di poter far parte di quel mondo: la cosa più terrificante è la noncuranza con cui realizzano questi furti, di cui si vantano con gli amici come se fosse un’azione abituale ed ordinaria. Ed è grazie ai furti che arriva la fama: una volta scoperti ed arrestati, il web si riempie di pagine che celebrano le loro azioni e giornalisti vogliono intervistarli. Al processo arrivano impassibili e con enormi occhiali da sole, esattamente come le star che hanno derubato. Ma per essere celebri non esitano a gettare fango sugli altri: durante il processo non si guardano in faccia, perché ognuno ha scaricato la colpa sugli altri, svelando quanto poco di vero ci fosse nella loro amicizia.
La maggior parte degli oggetti rubati sono capi d’abbigliamento, perché per loro il modo di vestire ha un’importanza fondamentale, come per ogni adolescente, perché definisce la loro identità e la mostra agli altri. Per loro diventa un’ossessione quasi maniacale curarlo in modo impeccabile, perché acquisisce la funzione di status symbol, riconoscono a prima vista il marchio di un capo o di un accessorio, soprattutto se li hanno visti indosso alle loro celebrità preferite. Ciò viene ben evidenziato nella prima locandina del film, che raffigura cinque diverse paia di occhiali da sole, uno per ogni protagonista del film, e permette anche di capire perché pensano che la fama si possa raggiungere come stilisti. Le loro camere traboccano di vestiti in disordine sparsi; gli armadi sono stracolmi e sempre aperti; sui letti accostano diversi abbinamenti di capi che poi provano davanti allo specchio, e chiedono incessantemente “Come sto?”, accettando sempre il parere degli altri nella ricerca del look perfetto.
Anche i personaggi femminili hanno tratti nuovi ed inaspettati per un film di Sofia Coppola: adolescenti disinibite e sboccate, provocanti e provocatorie, dedite a sballi notturni come alcol, droga e sesso. Differiscono anche fisicamente dalle giovani donne sole dei film precedenti: per quanto una delle ragazze della banda, Chloe, abbia lunghi capelli biondi ed occhi azzurri, ad avere ruoli di primo piano sono Rebecca (Katie Chang), che presenta lineamenti asiatici, e Nicki (Emma Watson), dai capelli e dagli occhi castani.
Significativo è anche il fatto che la storia sia narrata dal punto di vista di Marc (Israel Broussard), l’unico ragazzo della banda, così insicuro ed ansioso di farsi degli amici che quando Rebecca si dimostra l’unica disposta ad essergli amica, per non deluderla, si fa coinvolgere nelle sue bravate. Sempre in jeans, t-shirt, camicia aperta ed occasionalmente una giacca, è quello che dimostra la cura più maniacale nel modo di vestire, tanto che le altre gli chiedono sempre consiglio. Ben presto sembra diventare più sicuro di sé, tanto da indossare quando è solo in camera un paio di alte decollettes rosa a punta rubate a Paris Hilton. Alla fine, dopo l’arresto è l’unico veramente pentito delle sue azioni, essendosi reso conto di essere stato usato da Rebecca, che ha cercato di scaricare tutta la colpa su di lui.
Chloe e Sam, sorella adottiva di Nicki, sono figure secondarie, che si fissano nella mente per il carattere ribelle che conferiscono al gruppo, nel comportamento come nell’abbigliamento: la prima sfoggia look che si potrebbero definire rock’n’roll come t-shirt con scritte cortissime che lasciano scoperto il ventre, abbinate a pantaloni larghi scuri od a minigonne aderentissime chiare, con a volte una larga camicia annodata sotto la vita, mentre la seconda è sempre in jeans, corti o lunghi, portati con canotte, ogni tanto giacche di pelle e stivaletti da motociclista, sebbene la sera indossi mini-abiti aderenti, ed adora ossessivamente il maculato, che appare sempre nelle sue mise, sugli abiti come sulle scarpe, senza però mai esagerare. Se Chloe guida ubriaca e rimane coinvolta in un incidente, Sam prende dalle case che svaligiano i farmaci ed una volta addirittura una pistola, che tiene e mette in mostra come se fosse un giocattolo.
L’ideatrice dei furti è però Rebecca, che possiede uno stile estremamente pulito, in netto contrasto con la sua mente criminale ed il suo carattere arrogante: alterna look che giocano su colori scuri (verde fango, blu, nero e rosso), come canotte portate con giacca e jeans aderenti ad altri che invece puntano su tonalità chiare (bianco, rosso corallo), come abiti con corpetto a camicia e gonna svasata o a pieghe, corti o sotto il ginocchio, senza rinunciare mai a tronchetti col tacco alto di vari modelli, marrone scuro nel primo caso, cammello nel secondo.
Tuttavia, il personaggio più affascinante rimane Nicki col suo atteggiamento da star: vuole avere sempre i riflettori puntati addosso, non tollera che qualcuno glieli rubi, e dimostra un’abilità manipolatrice nello sfruttare tutte le occasioni che le si presentano, persino quelle che la potrebbero rovinare, come il processo, pur di raggiungere la fama. Per ottenere ciò, sfrutta appieno il potere che ha l’abbigliamento per offrire una particolare immagine di sé: se a casa si veste in modo rilassato, con una t-shirt od una canotta abbinata ai pantaloni della tuta, entrambi colorati, spesso nelle tonalità del rosa, ed ad Ugg gli stivali australiani color cammello, quando esce sceglie minuziosamente cosa mettere, ed infatti è quella che chiede maggiormente un parere agli altri. L’immagine che vuole dare di sé è quella di una ragazza sicura di sé, sexy e di successo: avvolta in abiti cortissimi ed aderentissimi la sera, di giorno alterna look griffati da città che vogliono essere sofisticati (jeans neri aderenti, maglietta a maniche lunghe nera, gilet di pelliccia bianco ed alti tronchetti aperti e stringati neri), a mise più volgari e spinte (giacca di pelle nera, reggiseno bianco, jeans shorts e sandali alti zebrati). Ama alcuni capi che vengono spesso associati alle star, come le pellicce, che porta quasi sempre con sotto direttamente il reggiseno, e i tacchi alti, come dimostra l’entusiasmo che prova quando a casa della Hilton trovano il suo armadio delle scarpe, dove troneggiano le altissime Louboutin. Tuttavia, quando finisce sotto i riflettori dopo l’arresto, fa mostra di uno stile sobrio e perbene, per evitare di dare un’immagine di cattiva ragazza ora che sta cercando di passare come una che vuole fare qualcosa di positivo per il mondo e che si è ritrovata a fare le amicizie sbagliate: jeans lunghi e maglietta bianca con ricami per l’intervista con la giornalista, minigonna nera con giacca e decollettes dello stesso colore, maglietta bianca e filo di perle, quasi tutto preso da sua madre, per il processo. E, poiché il film si conclude con la sua raccomandazione di seguire il suo reality show, si può forse dire che c’è riuscita.