Vestiti di luce
“Vorrei che poteste vivere della fragranza della terra, e che la luce vi nutrisse in libertà come una pianta”. Così scriveva il poeta libanese Khalil Gibran. In effetti, la filosofia vegana attira sempre più proseliti e la dieta ispirata ad essa, se non è ancora arrivata a suggerire la mera luce come alimento, è ormai appannaggio di una sostanziosa nicchia di persone, a cui il business guarda con crescente interesse (e scaltrezza). La novità è che oggi il trend “vegan” non riguarda più solo l’alimentazione, ma è diventato pervasivo e coinvolge fortemente l’abbigliamento, tant’è che sono già nati i primi negozi e marchi 100% animal-free (ad esempio Kerol D) che mettono al bando lana, seta, pelliccia, cuoio, pelle, a favore di materiali prevalentemente sintetici come alcantara o “finta pelle”. In internet si trovano anche parecchi siti che forniscono informazioni e vendono prodotti ad hoc (VeganHome è uno dei più frequentati).
Abiti e scarpe vegan si riconoscono innanzitutto dall’etichetta, che deve recare la composizione precisa e completa. Per le calzature è addirittura prevista una triplice indicazione relativa a tomaia, rivestimento interno, suola: ogni parte viene contraddistinta da un particolare simbolo (una griglia a barre segnala materie tessili sintetiche, un rombo rivela la gomma o altri materiali non di origine animale).
Ma più esattamente quali sono i prodotti aborriti dai vegani e con quali motivazioni?
- Lana: non è ritenuta cruelty-free, come qualcuno potrebbe essere tentato di pensare, perché proviene da animali che, sebbene vengano solo tosati (oltre che castrati allorché sono solo agnelli), vengono comunque costretti a vivere in allevamenti intensivi, sfruttati e talvolta maltrattati (per il taglio vengono utilizzati attrezzi meccanici che possono lesionare la pelle dell’animale, lasciandolo poi “nudo”). Anche il feltro, frutto della compressione della lana (o della pelliccia) deve essere espulso dal guardaroba vegan. Sorge dunque spontanea la domanda: con quale fibra si può sostituite la lana, soprattutto nei periodi in cui il termometro scende a picco? Il velluto potrebbe essere un buon succedaneo, essendo realizzato con cotone o materiali sintetici, e poi la ciniglia di cotone, la flanella, il pile.
- Seta: è da rifiutare secondo i principi animalisti perché ai bachi sarebbe impedito di uscire dal bozzolo al termine della loro prima fase evolutiva, inoltre verrebbero bolliti per estrarne il prezioso filato, quindi scartati e bruciati una volta diventati inutili. La seta ha nella viscosa un suo sostituto tradizionale.
- Pelle: la ragione dell’ostilità è fin troppo evidente, se si pensa che per ottenere il materiale gli animali devono essere necessariamente ammazzati e scuoiati. Attenzione alle parti di pelle nascoste, raccomanda il vegano ortodosso.
- Pelliccia: lo sanno ormai tutti che volpi, visoni, furetti, ermellini, conigli e altri mammiferi vengono uccisi in modo efferato (a volte massacrati a bastonate, a volte sottoposti a scosse elettriche ad alto voltaggio perché il manto rimanga turgido e lucido, a volte persino scuoiati vivi).
- Piuma e piumino d’oca: benché si tratti di materie che non comportano l’uccisione delle oche, il trattamento riservato a queste ultime può risultare barbarico; le penne infatti vengono strappate con particolare energia, provocando anche ferite agli stessi volatili, come se non bastasse loro dover subire l’ingrassamento forzato per poi fornire il pregiato fois gras. Già ora, in alcuni casi, le piume d’oca vengono rimpiazzate da un’imbottitura sintetica come il “Fibrefil”.
- Perle: trattasi pur sempre di sfruttamento di una creatura vivente qual è l’ostrica.
Secondo alcuni vegani di strettissima osservanza, sono da mettere al bando pure le riproduzioni sintetiche di materiali di origine animale come la pelle ecologica o la pelliccia finta perché comunque evocano la sofferenza animale.
Non si pensi, tuttavia, che tra tante restrizioni, la moda vegan alla fine risulti necessariamente sciatta e trasandata: la gamma di capi proposti è in realtà ampia, e sempre più stilisti tengono conto di questo stile di vita lanciando abiti e accessori ad hoc in risposta alla crescente richiesta soprattutto da parte del pubblico giovane.
E a chi non ha ancora abbracciato l’orientamento vegano, ma è comunque sensibile a certe istanze, lasciamo da meditare queste altre parole di Gibran: ”Poiché per mangiare uccidete, e rubate al piccolo il latte materno per estinguere la sete, sia allora il vostro un atto di adorazione. E sia la mensa un altare su cui i puri e gli innocenti della foresta e dei campi vengano sacrificati a ciò che di più puro e innocente vi è nell’uomo. Quando uccidete un animale, ditegli nel vostro cuore: “Dallo stesso potere che ti abbatte io pure sarò colpito e distrutto, poiché la legge che ti consegna nelle mie mani consegnerà me in mani più potenti, il tuo sangue e il mio sangue non sono che la linfa che nutre l’albero del cielo”.