I colori dei Caraibi sulla “tela” di Stella Jean
Quando si sceglie una cifra stilistica di forte connotazione è probabile che si riesca ad affermarsi sul panorama della moda molto in fretta. Così è successo a Stella Jean che in poche stagioni, e già dalla partecipazione al concorso “Who in on Next?” luglio 2011, si è imposta all’attenzione degli esperti, tanto che personaggi come Franca Sozzani ha indossato in pubblico una sua creazione accreditandola come giovane stilista da “seguire con attenzione”. Ma il pericolo della riconoscibilità immediata è la ripetitività , la monotonia del reiterare gli stessi cliché e bisogna essere bravi ed intelligenti per sperimentare nuove vie pur rimanendo immediatamente identificabilii.
Di Stella abbiamo parlato molte volte dalle pagine di Imore (http://www.imore.it/rivista/?p=24565; http://www.imore.it/rivista/?p=29649; http://www.imore.it/rivista/?p=31020, ecc ), l’abbiamo intervistata (http://www.imore.it/rivista/?p=25239). Abbiamo sempre sottolineato la sua ammirevole determinazioni a porgersi come ponte tra varie culture -in particolare: Africa, Haiti e Italia-, la sua entusiastica capacità di mescolare disegni e fantasie, stampe africane wax e righe di sapore europeo, colori esuberanti nelle stampe di soggetti caraibici su gonne stile anni ’50 definibili senza mezzi termini bon-ton.
La collezione P/E 2015 si ispira all’arte naif haitiana, paese di origine materna. Il tessuto- rigido nelle gonne, leggero e fluido negli abiti lunghi-, diventa per la stilista la tela su cui rappresentare -a stampa o dipinta a mano- a colori accesi e vitali, la vita quotidiana degli abitanti dell’Isola: le donne al mercato con le loro acconciature che esaltano la femminilità; il bus multicolore su cui vengono dipinti soggetti religiosi, o soggetti della tradizione popolare e storica di Haiti, frasi ironiche, messaggi o proverbi haitiani; e poi gli asini, primordiale mezzo di trasporto e di lavoro, e la vita intorno alle canne da zucchero, ricchezza antica di quelle popolazioni. Questa è la novità che Stella ha apportato al suo lavoro, segno del tentativo di ampliare il suo linguaggio proprio per evitare una ripetitività che a lungo andare può nuocerle. Resta però fedele al suo stile bon-ton, alla linea corolla delle gonne con la vita sottolineata da alte cinture, alle giacche strizzate sul punto vita, alla camicia a righe o a quadri o bianca ma di taglio maschile, severe e sensuali se indossate morbide su un corpo femminile; spolverini ampi e coloratissimi; anche dove aggiunge ad una gonna una t-shirt da campo di football americano, la stilista riesce ad indicare un percorso di eleganza, giovanile, informale, ma mai sciatta. Altra novità che Stella affronta nella sua collezione P/E 2015 è il costume da bagno, e ci offre una bella selezione di costumi interi stampati -non teme andare controcorrente-, accanto ai bikini.
Parte della collezione si rifà però a quei pezzi con cui si è fatta conoscere e apprezzare: le stampe wax, ma proprio questa sezione ci è sembrata meno originale, nelle stampe e negli accostamenti per comporre gli outfit. Pensiamo però che la stilista nel suo lavoro di ricerca e di studio saprà scovare infinite possibilità di rinnovamento alla sua voglia di mescolare culture e tradizione dei paesi che si affacciano sui Caraibi .
Non dimentichiamo che la stilista sta mantenendo fede alla sua volontà di dimostrare attraverso il suo lavoro -una sintesi estetica di espressioni diverse di modi e forme del vestire, uso del colore, ecc-, che è possibile la tolleranza, il rispetto e la convivenza di culture diverse: un codice etico forte e significativo oggi più che mai; una visione antropologica dell’uomo e delle culture, che alimentano il suo codice estetico.
Va ricordato a questo proposito il suo impegno, nella Ethical Fashion Initiative, uno dei programmi dell’International Trade Centre, agenzia congiunta delle Nazioni Unite e della World Trade Organization. Stella Jean collabora con la Ethical Fashion Initiative per produrre manufatti di lusso, in condizioni etiche ed eque, con artigiani africani e haitiani.
La Ethical Fashion Initiative crea un link tra i maggiori talenti mondiali della moda e gli “artigiani” marginalizzati – la maggior parte dei quali donne – dell’est e ovest dell’Africa, di Haiti e della Cisgiordania.
Con il team di ITCEthical Fashion Initiative ha effettuato un viaggio ad Haiti per far produrre lì i gioielli utilizzati nella sua collezione: I Frutti di Cartapesta composti interamente da un mix di sacchi di cemento riciclati e amidi di origine vegetale, ogni pezzo è dipinto a mano con cura; Osso di Bue sono lavorazione di corna e ossa che vengono lavate, tagliate, sagomate e lucidate alla perfezione per ottenere una superficie liscia e lucida; Accessori in ferro battuto (ferforgé), i fabbri dei sobborghi di Port-au-Prince hanno forgiato ciondoli e bracciali da fusti di olio riciclato usando esclusivamente un martello e la loro forza fisica. Il prodotto finale e’ successivamente, dipinto a mano, rendendo, in tal modo, unico ogni esemplare.