E Dior creò Raf Simons
Christian Dior è stato tra i nomi di spicco dell’ultima edizione del Festival dei Popoli, rassegna internazionale del cinema di documentazione sociale, svoltasi a Firenze a fine 2014. Tra le pellicole presentate, infatti, figurava “Dior and I”, diretta da Frédéric Tcheng e lanciata al Tribeca Film Festival di New York.
Se, già nel titolo del documentario, il sommo couturier francese compariva come co-protagonista, chi mai era l’altro mattatore, che si celava dietro il pronome di prima persona singolare? Niente meno che il vulcanico Raf Simons, diventato direttore creativo della maison Dior nel 2012.
Sin dal suo primo giorno di lavoro, il buon Raf ha dovuto convivere con le telecamere in atelier da mattina a sera, per consentire la realizzazione delle riprese filmiche. All’inizio, in verità, non ne era affatto persuaso e ancor meno entusiasta: “Per persone che non hanno nulla a che vedere con il mondo del cinema e della recitazione, quest’esperienza può mettere ansia” confessava perplesso.
Ma poi, una volta conclusa l’esperienza “reality”, ha spiegato di essersi sentito confortato dagli esiti, ed anzi di aver provato forti emozioni in questa “avventura”.
Qual è il contenuto di “Dior and I”? In sintesi, la pellicola racconta il lavoro del designer belga e del suo team nella creazione della prima collezione firmata Dior.
“Nel film c’è un forte senso di intimità, che credo sia anche presente nell’azienda di Dior. Non appena ho varcato le porte di quest’edificio, mi sono reso conto che si tratta di una grande famiglia” ha confidato lo stesso Simons.
Il film è stato molto apprezzato dal pubblico, non solo dalla fashion community. Nel progetto sono coinvolti, in effetti, nomi importanti a cominciare da quello di Frédéric Tcheng, celebre regista di documentari dedicati al mondo della moda, già dietro la macchina da presa di “Diana Vreeland: The Eye Has to Travel” e co-produttore del sublime “Valentino: The Last Emperor”.
E poi ovviamente c’è Dior, iconica maison di moda, e c’è il suo direttore creativo Raf Simons che ha animato da par suo questo documentario, in cui Tcheng è andato oltre le aspettative per inquadrare un preciso momento storico nella storia personale del medesimo Simons e dell’azienda francese, illustrandoci in ordine cronologico gli eventi, i dietro le quinte, le sensazioni che hanno caratterizzato la collezione del debutto per il marchio Dior.
Ha dichiarato Alberto Lastrucci, Direttore del Festival dei Popoli: “L’umanità ha bisogno di storie. Ne ha bisogno per conoscere e per riconoscersi; per informarsi, per nutrire la propria inesauribile curiosità, per rispondere all’innato istinto di condividere, di sentirsi partecipi, di trasmettere agli altri esperienze, opinioni, fantasie. E quale migliore generatrice di storie della realtà?”.
E da esperto di film di documentazione ha aggiunto che proprio la realtà “produce con incredibile prolificità situazioni, vicende, avvenimenti: un fitto intreccio di vite, pensieri, azioni, passioni. Ne sono pienamente consapevoli i “cineasti del reale”, che proprio della realtà sono i più attenti osservatori. La esplorano, la scrutano, la indagano, poi raccolgono da essa quei fili sottili che permettono il dipanarsi di una storia. Le vicissitudini di alcuni individui in un momento determinato e in un posto remoto prendono forma e diventano racconto: una nuova storia da narrare. Così quella vicenda spicca il volo, inizia il suo viaggio per andare a colpire l’immaginazione, la fantasia, il cuore di migliaia di persone. Diventa universale”.
Come lo stile di Christian e Raf.