Moda italiana: prima nel mondo per competitività!
Se i numeri potessero parlare! In realtà, i numeri sono di per sé molto loquaci, ma taluni preferiscono leggerli in modo superficiale per pigrizia o ragioni pretestuose, ravvisandovi ciò che esiste solo nella loro fantasia. E allora ecco che si fa un gran blaterare di declino industriale italiano, di aziende imbelli davanti ai concorrenti stranieri, di imprenditori incapaci di affrontare il mercato globale… Ma i numeri, appunto, ci dicono che le cose stanno in un altro modo… praticamente all’opposto.
L’autorevole Fondazione Edison ha infatti elaborato i dati del Trade Performance Index Unctad/Wto (2011), mettendo in luce che l’Italia è il Paese più competitivo al mondo per esportazioni e surplus della bilancia commerciale su abbigliamento, prodotti in pelle e cuoio, tessili. In sostanza, la moda italiana è la N. 1 del pianeta!
Sarebbe superfluo, ma dobbiamo comunque precisare che, se si considera la produzione globale dei tre settori menzionati, la Cina ci batte in quantità; ciò tuttavia non tocca le produzioni ad alto valore aggiunto che sono prerogativa d’eccellenza dell’Italia.
In particolare il nostro Paese, oltre a conservare il primo posto in questi tre business, si posiziona secondo nella meccanica non elettronica, nei prodotti manifatturieri di base (che includono i prodotti in metallo e le ceramiche) e nei prodotti miscellanei (che includono occhiali, oreficeria, articoli in materie plastiche); risulta sesto, inoltre, negli alimenti trasformati. Questi 7 macrosettori in cui l’Italia è leader valgono ben 308,7 miliardi di dollari di export e assicurano un surplus commerciale di 115,5 miliardi di dollari. In generale l’Italia si conferma il secondo Paese più competitivo nel commercio internazionale, dopo la Germania.
Quindi, pur carente di efficienza a livello di sistema-Paese, non difetta di competitività esterna; ciò che stenta – ahinoi – è la ripresa del mercato interno, che non cresce da troppi anni, letteralmente “collassato” a seguito delle politiche di austerity e delle loro conseguenze drammatiche su occupazione, potere d’acquisto, propensione alla spesa privata, investimenti.
Dunque, non è vero che la nostra industria sia in affanno sui mercati mondiali, essendo invece una realtà vincente e dinamica, che non produce solo moda e beni di lusso, ma anche tecnologia meccanica, arredo-casa ed alimentari e che, sebbene debba cedere lo scalino più alto sul podio alla Germania, precede di gran lunga tutte le principali economie avanzate nella performance complessiva del commercio estero.
Per quanto riguarda le maggiori economie emergenti, il colosso Cina, benché si fregi di valori assoluti di export estremamente rilevanti, in termini di competitività comparata ottiene solo un secondo posto nell’abbigliamento e tre terzi posti di cui uno nei prodotti manifatturieri di base, uno nel tessile e uno nel cuoio-pelletteria-calzature.
In complesso, il Vecchio Continente, troppo spesso vituperato a torto, vanta un primato globale in ben 12 settori su 14 del commercio mondiale. Quindi va respinto al mittente l’ormai trito cliché secondo cui l’Europa risulterebbe più debole di Stati Uniti ed Asia nel contesto competitivo mondiale.
A questo punto, rifocalizzandoci sul nostro Paese, la domanda da porsi assolutamente è: stiamo facendo il possibile per difendere i primati conquistati? E in questa azione è coinvolta tutta la filiera o solo alcuni big brand?
Una leadership duratura si garantisce solo se funziona l’intera supply-chain, non dimentichiamolo mai!
Infine, stiamo ragionando in modo serio sul futuro di questa nostra industria, nella fattispecie della moda, che dà tanta visibilità e tanto surplus alla nostra bilancia commerciale?
Hic sunt leones.
Il TPI: principali evidenze
Settori | Posizione dell’italia nella classifica del TPI | Valore dell’export italiano | Saldo commerciale italiano | ||
Abbigliamento | 1 | 23,3 | 4,7 | ||
Cuoio-pelli-calzature | 1 | 22,2 | 9,7 | ||
Tessile | 1 | 14,7 | 4,8 | ||
Meccanica non elettronica | 2 | 104,7 | 65,5 | ||
Manufatti di base | 2 | 66,4 | 11,1 | ||
Prodotti miscellanei | 2 | 47,9 | 17,1 | ||
Alimenti trasformati | 6 | 29,6 | 2,6 | ||
Totale 7 settori | 308,7 | 115,5 | |||