La Francia dice no alle modelle-grissino in passerella
In verità ci erano parse un po’ troppo scarne le modelle agli ultimi défilé parigini (da Saint Laurent in particolare), ed ecco che il 3 Aprile scorso l’Assemblea Nazionale francese ha approvato un importante emendamento anti-anoressia nel quadro del progetto di legge sulla Sanità. Si tratta di una pietra miliare nella lotta contro l’eccessiva esaltazione della magrezza presentata come un valore positivo da una parte (degenere) del fashion system.
Il provvedimento, promosso dal medico-deputato Olivier Véran e adottato a maggioranza dal Parlamento transalpino, prevede in particolare che l’esercizio dell’attività di modella sia vietato “a tutte le persone il cui indice di massa corporea è inferiore a livelli definiti, su indicazione dell’Alta Autorità di Sanità, da ordinanza dei Ministri della Salute e del Lavoro”. Inoltre stabilisce multe fino a 75mila euro nonché il carcere fino a 6 mesi per i titolari delle agenzie che non rispettino le indicazioni. Le indossatici-stecchino non potranno nemmeno essere ingaggiate per servizi fotografici.
Nella fattispecie Véran ha chiesto che le mannequins siano sottoposte a periodici controlli medici, vincolando la loro collaborazione con le maison francesi alla presentazione di un certificato attestante un indice di massa corporea superiore a 18. Per esemplificare, se una modella alta 1,75 m pesasse meno di 55 kg, l’accesso alle passerelle le sarebbe precluso per legge (per inciso, l’IMC si calcola dividendo il peso espresso in kg per il quadrato dell’altezza espressa in metri: nelle persone normopeso tale indice è compreso tra 18,50 e 24,99). Lo stesso deputato vuole ora proporre anche l’introduzione del reato di “apologia di anoressia”, sostenuto in questa istanza dal Ministro della Salute Marisol Touraine, che ha affermato: “E’ importante che le modelle sappiano che devono mangiare bene e aver cura della propria salute, anche perché le ragazze guardano a loro come ideale estetico”.
Hanno alzato gli scudi, invece, le agenzie di modelle che tramite il loro sindacato, il Synam, hanno fatto presente che sarebbe più opportuna una normativa europea anziché circoscritta a livello francese, la quale rischia di penalizzarle rispetto ai concorrenti di altri Paesi.
Noi plaudiamo in ogni caso a questa iniziativa d’Oltralpe (che speriamo bissata presto anche in Italia), tanto più meritoria e coraggiosa considerato il giro d’affari vorticoso della moda parigina e le sue ripercussioni su tutta l’economia nazionale. Per quanto riguarda il nostro Paese, va detto che comunque esiste già un codice di autoregolamentazione del settore, sottoscritto nel 2007 dal Governo e dalla Camera Nazionale della Moda, il quale invita gli stilisti a non far sfilare modelle troppo esili o con disturbi alimentari.
Concludiamo ricordando quanto ci disse qualche tempo fa la nota filosofa Michela Marzano quando la intervistammo: “Coloro che lavorano nel mondo della moda hanno tendenza a dire che un corpo magro è un “corpo-moda”, cioè un corpo capace di far risaltare da un punto di vista estetico alcuni abiti e vestiti. Poco importa, poi, se alcune ragazze si trovano prigioniere dell’anoressia. Molti pensano che si tratti solo di un problema collaterale che non ha niente a che vedere con la moda. Il mercato, ormai lo sappiamo bene, gioca sempre un ruolo importante. Ma dietro questo fenomeno, c’è anche un’ideologia ben precisa, quella del “controllo”: chi è capace di controllare il proprio peso, è considerato come capace di controllare anche la propria vita; e chi si controlla, è un “vincente”. Naturalmente è un’ideologia folle, perché ormai sappiamo bene che più si cerca di controllare tutto, più tutto sfugge al controllo. Si pensa che compiacendo i canoni estetici altrui, si otterrà visibilità e successo. E ci si illude che la visibilità e il successo siano dei succedanei dell’amore”.