Un portafoglio brillante
E’ noto che la diversificazione degli investimenti è il metodo più sicuro ed efficace per conseguire buoni risultati, bilanciando rendimento e rischio. All’uscita dal tunnel della crisi cha ha colpito tanto l’Europa quanto gli USA, il tema della varietà del portafoglio è diventato sempre più importante e familiare anche ai non esperti di finanza. Così, accanto alle forme di investimento più tradizionali (titoli di Stato, obbligazioni bancarie, azioni, mattone, ecc.), se ne sono aggiunte di nuove, che vanno dalle opere d’arte ai vini d’annata, dalle forme di Parmigiano ai diamanti.
Di investimento in diamanti, finito spesso sotto i riflettori mediatici negli ultimi anni, ora vogliamo trattare brevemente anche noi.
Negli Stati Uniti l’interesse per questo asset è aumentato al punto da indurre gli operatori a considerarlo un bene da investimento, stimolati anche dalla costituzione di un Diamonds Etf (fondo indicizzato all’andamento del valore dei diamanti appunto).
Possono allora le gemme migliorare la nostra performance di portafoglio? La risposta è: per certi livelli di rischio possono farlo, in portafogli composti da bond e azioni, grazie alla bassa correlazione che lega i rendimenti di queste attività.
Afferma Francesca Beccacece, professore associato presso il Dipartimento di scienze delle decisioni presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi di Milano: “Il risultato è interessante soprattutto per quegli investitori, in particolare privati, che da una parte hanno nei bond e nelle azioni l’investimento finanziario tipico e che, dall’altra, tradizionalmente finalizzano parte dei propri risparmi all’acquisto della casa: non è da dimenticare, infatti, che in Italia quasi l’80% delle famiglie possiede un immobile, mentre in Germania la quota sfiora il 50%. In particolare in Italia, anche rispetto al mattone, i diamanti mostrano un vantaggio, perché offrono rendimenti più stabili e superiori a parità di rischio”. Quindi conviene acquistare gemme invece di case? Non è detto sempre: bisogna contestualizzare la portata di tali argomenti in base al periodo ed alla situazione di mercato: ad esempio, la crisi finanziaria del 2008 ha contribuito notevolmente alla miglior performance dei diamanti sul settore immobiliare.
Per chi voglia avventurarsi in questo tipo di investimento, il nostro invito è comunque ad affidarsi ai consigli di un buon gioielliere: saprà fornire tutte le informazioni che fanno al caso specifico, offrendo merce ad hoc in termini di caratura, purezza, taglio, colore, certificazione, prezzo.
Esiste anche la possibilità di acquistare diamanti tramite alcune banche. Al riguardo, tuttavia, dobbiamo citare un’indagine giornalistica condotta dall’ottimo sul Sole-24 Ore (cfr. Plus 24 del 22 Novembre 2014, p. 15; e Plus 24 del 29 Novembre 2014, p. 6), che ha denunciato la scarsa trasparenza degli intermediari in diamanti tramite il canale bancario, la carenza di controlli da parte delle autorità, i problemi relativi alle certificazioni (basti pensare al cosiddetto overgrading, ovvero la tendenza di alcuni laboratori gemmologici – di dubbia moralità – a sopravvalutare la qualità certificata dei diamanti a danno dei clienti finali). “Un settore non vigilato – ha scritto Borzi – sul quale si sono buttati molti intermediari finanziari in libera uscita dopo la riforma del 4 Settembre 2010, nel quale non esistono prezzi trasparenti, dove gli operatori spesso non hanno alle spalle strutture societarie né dotazioni finanziarie adeguate. Non basta: il prodotto trattato è da sempre appetito come strumento di transazioni finanziarie che spesso sconfinano nel riciclaggio, tanto da attrarre l’interesse degli evasori e dei criminali. Infine non manca qualche esuberante imprenditore che, in barba alle regole della Consob, non si fa specie di promettere rendimenti finanziari agli investitori”. Per il business dei diamanti venduti attraverso le banche il giornalista del Sole fa riferimento altresì “all’urgente bisogno del varo di una normativa ad hoc, come la legge 17 Gennaio 2000, n. 7 che disciplina il mercato dell’oro da investimento e dei professionisti della sua intermediazione”.
Una regolamentazione del mercato la chiedono anche i tanti commercianti onesti che hanno fatto dell’etica della trasparenza e della professionalità la propria stella polare da sempre.
Infine, in parziale contraddizione con quanto scritto in apertura, vogliamo menzionare il Wall Street Journal, il quale ha dimostrato che, al netto dell’inflazione, dal 1978 al 2010 i prezzi dei diamanti da investimento da un carato di massima qualità sono rimasti “piatti”.
Non è meglio comprarsi qualche bel gioiello?