Krizia: l ’importanza di essere Crazy
Se n’è andata un’altra protagonista della moda italiana che ha conquistato il mondo. A 90 anni è morta a Milano, il 6 Dicembre scorso, Krizia – al secolo Mariuccia Mandelli – che aveva scelto di chiamarsi come il personaggio di un dialogo filosofico di Platone.
La storia di questa sarta-stilista nata a Bergamo nel 1925 si inscrive perfettamente nella parabola del fashion system italiano che ha preso slancio nel dopoguerra, fondato su intraprendenza, laboriosità, abilità artigianale e tanta creatività.
Sin da ragazzina Krizia ama cucire, tagliare, disegnare, leggere e studiare pubblicazioni di moda. Il destino vuole che diventi maestra elementare, dopo gli studi in Svizzera; finché non decide di aprire a Milano una sartoria insieme all’amica Flora Dolci (si vocifera di un locale concesso gratuitamente dall’amico Lelio Luttazzi). Qui inizia a produrre capi piuttosto semplici, freschi e lineari, e di lì a qualche anno si fa notare al salone Samia (la mostra-mercato internazionale dell’abbigliamento), presentando al pubblico una sorprendente collezione di “abiti-frutta” che piace molto ai compratori, soprattutto americani, ed ai giornalisti di settore, in particolare ad Elsa Robiola, penna storica della moda tricolore. Krizia agli esodi vende i suoi modelli principalmente ai negozi, poi arriva l’occasione per un salto di qualità: una fotografa della rivista “Grazia”, Elsa Haerter, coglie il quid distintivo delle sue creazioni e così la griffe comincia ad entrare nelle grazie (è proprio il caso di affermarlo) delle boutique più importanti.
Negli anni ’60 la maison decolla definitivamente, aggiudicandosi importanti riconoscimenti anche da parte della critica, impressionata dall’estro creativo di questa donna che, da un lato, sa declinare un’intera collezione sui toni del bianco e del nero, dall’altro gioca con i colori ed i filati lanciando una linea di articoli in maglia (Kriziamaglia) con allegre stampe animalier che garbano persino a Marella Agnelli e a Lady Diana, e poi una linea per bambini (Kriziababy). E da vera imprenditrice qual è sempre stata, apre un proprio stabilimento nel Bergamasco.
Chi ha inventato la minigonna? Mary Quant o Krizia? La domanda non è peregrina, se si pensa che già alla fine degli anni ’60 la nostra stilista aveva disegnato gli hot pants e poi aveva proposto la minigonna appunto (dichiarò sempre di averlo fatto “in contemporanea” con la collega inglese).
Per gli audaci abbinamenti cromatici, l’arditezza delle forme, l’uso di materiali non convenzionali come la gomma, il sughero, la pelle di anguilla, la stilista merita l’affettuoso soprannome di “Crazy Krizia”, assegnatole dalla stampa americana entusiasta. Sensibilissima ai valori dell’arte classica riletta in chiave contemporanea, concepisce architetture sempre più complesse e geometrie elaborate, mirando a ristrutturare l’immagine dell’abito femminile ancora fermo agli anni ’50. E ci riesce!
Nel 1988 lancia anche una linea maschile e poi, con un occhio al business e uno allo stile, punta pure sulle cosiddette “taglie forti” con la linea Per te by Krizia (in accordo con l’azienda Miroglio) e in seguito sul target giovane con Per te Aktive by Krizia. Negli anni novanta, una battuta d’arresto. Milano è squassata dal ciclone dell’inchiesta “Mani pulite” e Krizia risulta tra gli indagati per corruzione, accusata di aver versato tangenti alla Guardia di finanza. Solo nel 1998 sarà assolta in appello con formula piena.
La sua attività prosegue dunque con passione sperimentando nuovi orizzonti. La stilista all’alba del Terzo Millennio si dedica molto ai giovani talenti collaborando con loro nella progettazione delle collezioni. E dimostra di vederci bene: nel suo entourage creativo entrano figure del calibro di Alber Elbaz, Jean Paul-Knott, Hamish Morrow, Giambattista Valli, Gianluca Capannolo. E poi, insieme alla società Miriade, produce una linea di accessori (borse, cinture, scarpe) per la seconda linea della maison, battezzata Kriziapoi e caratterizzata da un mood trendy che strizza l’occhio al pubblico giovane (design by Fulvio Ruggiero). Poco dopo fa il suo debutto anche Krizia Teen, una collezione ad hoc per le adolescenti modaiole.
Ma Krizia ha sempre amato spaziare in campi diversi, sebbene sempre prossimi alla moda in senso stretto: in effetti, sin dal 1978 si rivolge al comparto delle fragranze, proponendo profumi di grande successo come K de Krizia (1980), con flacone disegnato da Pierre Dinand e impronta olfattiva di Maurice Roucel; quindi Krizia Uomo (1983) e Teatro alla Scala by Krizia (1986). Negli anni seguenti introduce nel mercato nuove fragranze, fra cui Eau de Krizia e le due versioni, maschile e femminile, di Istinto. Infine, nel 2012 vara il restyling dei due storici profumi K de Krizia e Krizia Uomo.
Si dedica, inoltre, al business immobiliare di lusso, aprendo nel paradiso tropicale di Barbuda un resort che diventa meta vacanziera prediletta dei reali inglesi. A Milano, nel 1985, dopo aver acquistato dalla Montecatini il Palazzo Melzi D’Eril in Via Manin, vi trasferisce il quartier generale della sua azienda, gli atelier e lo showroom, mentre a pochi passi da lì apre lo Spazio Krizia, un teatro polifunzionale in grado di ospitare oltre seicento persone, progettato da Piero Pinto per accogliere sfilate, presentazioni ed eventi culturali (sul suo palco passano personaggi come Ettore Sottsass, Isabel Allende, David Leavitt, Sting, Dario Fo, Catherine Dunne, solo per citarne alcuni)
Krizia entra anche nella società editoriale La Tartaruga. Instancabile, nel 2010 firma gli interni dei tram milanesi della TEB (linea T1).
Nel 2014 decide di cedere la maisonalla cinese Shenzen Marisfrolg Fashion, guidata dalla signora Zhu Chong Yun, con cui Krizia ha dichiarato di essere in piena sintonia. “Ho deciso per un motivo ben preciso” – ha spiegato – “Dare un seguito al mio lavoro”.
Nominata Commendatore della Repubblica nel 1986 dal Presidente Cossiga, Krizia è stata protagonista di importante mostre, tra cui quella del 1995 alla Triennale di Milano, intitolata “Krizia. Una storia”, organizzata per celebrare i quarant’anni di lavoro; poi nel 1999 la New York University ospita presso la Grey Art Gallery la retrospettiva “Krizia” con le scenografie di Dante Ferretti. Il 1999 è anche l’anno in cui la stilista italiana, lungimirante e innovativa come sempre, decide di presentare anche online la sfilata della collezione primavera-estate 2000. Nel 2001, infine, il Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo accoglie la mostra “Krizia Moving Shapes”, che racconta mezzo secolo di lavoro di questa donna straordinaria, che ci ha appena lasciato, certamente paga di vita, d’arte, d’amore (le sopravvive l’adorato marito Aldo Pinto, fedele compagno di esistenza e di lavoro).
Vogliamo ricordarla con il ritratto fattole Andy Warhol, che campeggia nello store newyorkese: un’eterna ragazza, brillante e intelligente, che ha saputo dare tanto alla moda, con umiltà e lavorando sodo. La vera creatività è tutta qui.