Intervista alla Principessa Ruspoli a proposito della collezione di Anton Giulio Grande
In occasione dell’ultimo appuntamento con l’Alta Moda a Roma, le principesse Maria Pia e Giacinta Ruspoli hanno aperto le porte del loro antico palazzo al giovane couturier Anton Giulio Grande. La splendida dimora patrizia è stata trasformata nello scenario della favola “La gatta bianca”, novella di Collodi con protagonista una principessa tramutata in nobile felino assieme alla sua corte. Incantevoli gatte dai tratti raffinati e dagli sguardi languidi hanno posato comodamente adagiate su divani e canapè. Splendidi corpi celati da sontuose mise figlie della creatività dell’ audace stilista che con sapiente maestria intreccia sottili ricami di jais e Swarovski a intarsi di nobile pizzo, utilizza piume di struzzo e antenne di gallo cedrone per boa lavorati a dieci fili e realizza frange interamente annodate a mano.
Una settimana dopo …
Via Condotti ore 11.26 una tiepida pioggia mattutina accompagna lenta i miei passi decisi , un rapido saluto nella chiesina della Santissima Trinità degli Spagnoli e poi, via!! attraverso via del Corso, giungo a Largo Goldoni, viro a sinistra, ed ecco! di nuovo a Palazzo! salgo i primi gradini, mi viene in mente Handel, il musicista un tempo ospite qui, lungo il percorso incontro per caso Giacinta “buongiorno principessa, sono ….” sorride, e con la disinvoltura di una normale padrona di casa mi conduce all’ingresso e poi nel salotto del quadro del Caravaggio, mi chiede di attendere li sua madre al contempo domanda se gradisco qualcosa da bere, apprezzo il gesto ospitale e garbatamente rifiuto.
Dopo qualche attimo la principessa Maria Pia arriva, ha su un piccolo golfino di cachemire e un pantalone dritto dal taglio classico, ai lobi piccole perle e due sottili anellini d’argento ad adornare le dita flessuose. La pelle trasuda un lieve folgore e quando sorride, il suo viso, già dolce, lo diventa ancora di più. E’ semplice, accogliente, cordiale.
Ci spostiamo nel sala grande e li inizia la nostra conversazione:
Principessa, le sue radici affondano nella contraddittoria Sicilia, cosa ha custodito in questi anni della sua terra nel cuore?
Mi racconta di avere una struggente nostalgia della sua infanzia, di quelle inebrianti fragranze degli alberi di arancia e dai limoni in fiore … l’ odore di zagara, la conca d’oro, i sapori così corposi e i colori così carichi.. mi dice del periodo delle scuole superiori : “ mi diplomai all’istituto magistrale, a Palermo, poi proseguii a Roma i mie studi, mi sono laureata in età matura in scienze della comunicazione con indirizzo in relazioni pubbliche e politiche”.
Il motto della casata è : “ lealmente e senza dubitare” il concetto ha orientato in qualche modo la sua vita? Oggi come ieri questo motto vi rappresenta?
“Il motto è sinonimo di coraggio, determinazione e serietà . Ci rappresenta oggi come ieri … nel tempo, infatti, mutano i costumi, ma i valori restano costanti. Del resto, quel che caratterizza una persona “nobile” ciò che la distingue, è il concetto di onestà, onestà di valori, onestà di principi, attaccamento e perpetrazione delle tradizioni”.
Principessa, lei e sua figlia avete ospitato a palazzo la collezione dello stilista Anton Giulio Grande, una delle maggiori promesse del panorama dell’haute couture internazionale, definito, tra l’altro, l’erede di Gianni Versace. Quale è, secondo il suo parere, l’elemento fondante e costante, in una parola, “le fil rouge” che riassume le collezioni del giovane talentuoso couturier?
“Certamente la forte connotazione artistica. Anton Giulio confeziona delle vere e proprie opere d’arte, c’è un lavoro inenarrabile dietro ad ogni suo singolo pezzo. Ecco: i suoi abiti mi fanno pensare a questo. Le sue donne mi riportano alla mente i quadri di Boldini, sa, il celebre pittore di fine settecento che era solito ritrarre silhouette di gran dame dalle mise sottili ed eleganti. Mi è molto piaciuto ospitarlo. Possiede un solido background e trovo che la sua arte si accordi in perfetta armonia sia con la nostra storia che con il nostro presente”.
“Proprio a tal proposito, attraverso questa inedita apertura, ho tenuto a porre l’attenzione sul fatto che il palazzo è qualcosa di vivo, qualcosa -che vive- noi, siamo vita! radicati si, nelle nostre tradizioni, ma sempre in continuo movimento … “
Del resto, cos’ è il futuro se non una trasmigrazione dal passato?
C’è qualche aneddoto , o qualche episodio curioso o simpatico, che le piacerebbe ricordare legato allo stilista?
“Mi viene in mente un pomeriggio in cui decise di posizionare una modella sul tavolo da pranzo, e quando domandai che idea fosse quella, mi rispose che avrei dovuto guardare a quella donna come alla statua di un museo, così immaginai proprio quel che suggerì, dinnanzi ai miei occhi non c’era più una modella … c’era un’opera d’arte! un po come una Paolina Bonaparte uscita dalle mani del Canova …. E’ bello sognare”.
“E a chi mi ha obiettato , – c’è sempre qualcuno che obietta – che gli abiti di Anton Giulio sono troppo audaci , ho risposto che quando vado al museo e ammiro un ‘ opera d’arte, non sto li a chiedermi se se è vestita o meno o se il suo abito e o non è trasparente, non mi soffermo su quel dettaglio, ne ammiro la bellezza, la purezza di forme, cerco di afferrarne il senso … sa va sans dire …”
Ha mai indossato un abito dello stilista? E se, si, che sensazione ha provato ?
“Certamente! gli abiti indossati da me e da mia figlia Giacinta per l’occasione erano di Anton Giulio”.
Ricordo la principessa quella mattina, avvolta in uno splendido tailleur e anche sua figlia, nel seducente abito nero intarsiato di pizzo, il pizzo, il materiale che più di tutti secondo l’artista ha attinenza con la nobiltà.
“Con su quella mise mi sono sentita a mio agio, in armonia con me stessa . Più in generale, ritengo che un abito debba far sentire bene chi lo indossa, altrimenti, anche il vestito più bello non produrrebbe l’effetto desiderato”.
Cosa pensa della moda low cost?
“Penso tutto il bene possibile, grazie a questo nuovo rapido ed economico modo di produrre le donne hanno la possibilità di sentirsi sempre nuove, e un abito nuovo solleva l’umore anche nella giornata più grigia. Tutte possono sentirsi delle principesse”.
Qual’ è la qualità che la colpisce maggiormente da un punto di vista professionale?
“La serietà. Serietà è chiarezza di intenti, è lealtà, è puntualità, è fermezza, è parola data. Nei paesi stranieri tutto ciò è piuttosto frequente … in Italia un po meno”.
Se avesse la possibilità di sviluppare un progetto per la città di Roma, in quale ambito spenderebbe le sue energie?
“In quello dell’arte, della conoscenza , che poi è un modo di fare del sociale, perché cosa di più grande si può offrire se non la possibilità di prepararsi per poi edificare? la conoscenza porta ad agire correttamente, se c’è competenza si evitano errori”.
Quale è il suo angolo romano preferito?
“ Quello di Largo Goldoni, casa mia … ma anche Cerveteri , una piccola cittadina etrusca alle porte di Roma, un luogo affscinante al quale sono molto legata, lì abbiamo un altro palazzo io mi muovo spesso tra questa e quella casa ”.
Come si svolge la sua giornata tipo? O meglio qual è la giornata tipo di una moderna principessa?
“Proprio l’altro giorno parlando con delle persone raccontavo che prima , quando non ero principessa, mi svegliavo a mezzogiorno o per l’ora della di pranzo ( a Roma, in gergo, intendiamo le 13..circa ) da quando sono diventata principessa , mi creda, io non dormo più! la mattina mia alzo alle sette e la sera se non sono le due non dormo! è’ fatica e impegno”.
“Ci sono sempre tante cose da fare, sa, le relazioni sociali da coltivare, gestire qui e poi Cerveteri io e mia figlia lavoriamo moltissimo, ci sono sempre lavori da fare, mi dicono:” ma lei fa sempre lavori?” Rispondo, “si, 365 giorni l’anno!”
Sono le 12.30, è ora di congedarsi … la giornata è lunga e Lillio, il suo principe, il Don Chisciotte, come lo chiama affettuosamente lei ( perché sempre pronto a battersi per i suoi ideali) poc’ anzi l’ha cercata.