Lunga vita all’ Haute Couture! Giada Curti a Dubai
Le notizie del successo di Giada Curti alla terza edizione Huawei Arab Fashion Week di Dubai dove ha presentato in anteprima internazionale la Collezione Haute Couture “Giardino Segreto” P/E 2017, riportano alla ribalta una domanda.
L’Alta Moda è morta?
Emanuel Ungaro ebbe a dire proprio a Roma, dove si trovava lo scorso 2015 per realizzare, per il Teatro dell’Opera i costumi per i ‘Carmina Burana’, “.. forse quello che manca oggi realmente nell’Alta Moda, sono i grandi maestri. Maestri – conclude- che possano trasmettere non solo un mestiere, ma anche un’etica, una disciplina, un rispetto profondo per gli altri e per il proprio lavoro”. Anni prima Cristóbal Balenciaga aveva chiuso il suo atelier perché, a partire dall’immagine di donna per cui creava i suoi “capolavori”, riteneva che non esistessero più donne che avrebbero potuto indossare i suoi abiti.
E’ giusto! Oggi non ci sono couturier che possano competere con maestri come Madame Vionnet, Chanel, Dior, Balenciaga, Saint Laurent, lo stesso Ungaro, Roberto Capucci: non mi sognerei mai di rivolgermi a Roberto Capucci senza chiamarlo Maestro. Sembrerebbe, almeno a casa nostra, che non ci sia più neppure chi creda nella vitalità dell’Alta Moda, se pensiamo che AltaRoma ha rinunciato all’Alta Moda nella sua definizione come ente ed anche nel calendario della manifestazione romana.
Allora l’Alta Moda è morta?
Ma si sa, la moda muore e rinasce continuamente. Possono nascere anche in Italia maestri che sono in grado di risvegliare l’Alta Moda; possono esserci couturier che crescono anno dopo anno -come è il caso di Giada Curti- e pian piano sono in grado di portare le loro creazioni in quelle società non solo in grado di apprezzarle esteticamente, ma anche di acquistarle: perché in fondo si tratta di questo. Accanto a questo, per la rinascita dell’Alta Moda italiana ci deve essere e di fatto si è dato, la volontà di enti preposti alla Moda italiana di portare la produzione di prêt-à-porter di alta gamma, e in concreto l’Alta Moda italiana -il Made in Italy più autentico, quello che corrisponde agli standard di alta qualità, artigianalità e lusso che ovunque ci sono riconosciuti-, nel mondo e concretamente a Dubai che -tutto lascia pensare- diventerà l’hub mondiale dello shopping di lusso. E’ utile ricordare che il cav. Mario Boselli già presidente per tanti mandati della Camera Nazionale della Moda Italiana, ora presidente onorario, è anche presidente onorario dell’Arab Fashion Council, la più grande associazione non profit della moda, che rappresenta 22 Paesi appartenenti alla Lega Araba. Era presente a Dubai durante la Huawei Arab Fashion Week ospite naturalmente anche della sfilata di Giada Curti.
Torniamo al discorso su Giada Curti. Un nome oramai conosciuto a livello mondiale; tantissime star dello spettacolo, scelgono i suoi abiti per serate importanti o per i loro spettacoli, registi e costumisti li fanno indossare ai loro personaggi; ha –come lei stessa ha dichiarato in occasione della sfilata a Dubai il 10 ottobre u.s.-, una clientela araba che la segue da tempo.
Una couturier sofisticata, che nella collezione “Giardino Segreto” Haute Couture P/E 2017 ha evidenziare le sue capacità espressive e ha saputo utilizzare quelle soluzioni stilistiche sorprendenti e proprie del lavoro nell’alta moda espressa in una ready couture, una pronta couture, di alta creatività. Abiti sontuosi nella loro semplicità, dal taglio geometrico netto rettangolare, solo talvolta smussato da una curva; dove le stampe, i ricami, i tessuti giocano un ruolo importante per dare valore alla creazione, mantenendone però l’espressione di estrema leggerezza e geometrica semplicità. Basti, come esempio, osservare l’abito da sposa, realizzata in un duplice gioco di sfumature: linea semplicissima, ricchezza espressa nella gonna e nelle applicazioni di ricami in vita e nel corpino. Oppure guardiamo l’abito di tessuto stampato a fiori, gonna corta sul davanti che permette di apprezzare il compito del tulle che doppia internamente la gonna gonfiandola e sostiene lo strascico rendendolo voluminoso. Belle le stampe a fiori sul voile di seta e sul cadì; sapienti gli accostamenti delle sfumature di colore, studiati gli effetti ottenuti con i panneggiamenti del tessuto a righe colorate. Una sottile cintura nera segna il punto vita e sdrammatizza anche gli abiti più costruiti.
Quindi l’alta moda ha ancora il suo spazio ed ha nomi da tenere in osservazione.
Un piccolo appunto alla stilista. Ci è sembrato poco adatta la scelta del suo personale abbigliamento. I jeans strappati non erano certamente all’altezza della collezione, ma neppure del luogo e del pubblico che gremiva la sala. Forse si è trattato di una scelta scaramantica, ma una presentazione più sobria, meno “contundente” sarebbe stata più adatta, più rispettosa verso un pubblico, anche se multiculturale, legato in qualche modo alle tradizioni arabe.